Il 5 aprile 2002 – a otto anni esatti dalla morte di Kurt Cobain – Layne Staley viene trovato morto nella sua abitazione di Seattle. Ad ucciderlo una dose letale di eroina. Layne era la star del grunge più oscura di tutte, il meno mediatico, il più riservato e se il successo degli Alice In Chains era diventato planetario proprio grazie alla sua inconfondibile voce (sei nomination ai Grammy Award e un premio all’MTV Video Music Award del 1993 con Would), l’uomo Staley sembrava da sempre vivere una vita da estraneo nella sua stessa band. Lo vogliamo ricordare attraverso le intramontabili canzoni degli Alice In Chains che ci ha lasciato. This is Layne Staley.
NO EXCUSES
No Excuses potrebbe essere considerato il brano più radio-friendly dell’intero catalogo degli Alice In Chains, ma non per questo da scartare. Questo brano, tratto dall’EP Jar Of Flies, è stato scritto sulle mutevoli relazioni della band, in particolare quella tra il chitarrista Jerry Cantrell e Layne Staley.
Miglior verso: “Drained and blue/I bleed for you/You think it’s funny, well/You’re drowning in it too”
DOWN IN A HOLE
La malinconia, gli accordi in La b minore e la perfetta fusione delle voci di Staley e Jerry Cantrell, rendono questa canzone d’amore una parte cruciale dell’enorme repertorio degli Alice In Chains. Non a caso Cantrell la considera tra le sue tre migliori canzoni di sempre.
Miglior verso: “You don’t understand who they thought I was supposed to be/Look at me now, a man Who won’t let himself be”
ROOSTER
Rooster rientra tra le cinque migliori canzoni degli Alice In Chains anche grazie alla potenza storica che si cela dietro la musica. La canzone fu infatti scritta per il padre di Jerry Cantrell che aveva combattuto la guerra del Vietnam. Il videoclip, che potete guardare qui sotto, è ispirato al film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.
Miglior verso: “My buddy’s breathin’ his dyin’ breath/Oh God please won’t you help me make it through”
WOULD?
Would? è il primo grande punto di svolta della band, la canzone fu infatti utilizzata come colonna sonora del film Singles – L’amore è un gioco, nel quale gli Alice In Chains fanno una piccola apparizione. Il titolo del brano, scritto da Cantrell pochi giorno dopo la morte a causa di un’overdose di eroina dell’amico Andrew Wood dei Mother Love Bone, è in realtà una domanda che la band di Seattle a tutti coloro che espongono giudizi sulla vita degli altri senza conoscerli.
Miglior verso: “Into the flood again/Same old trip it was back then/So I made a big mistake/Try to see it once my way”
MAN IN THE BOX
Man In The Box è una forte critica nei confronti dei mass media. Pubblicata nel 1991, Man In The Box è considerata una delle canzoni più belle e rappresentative degli Alice In Chains. Ed è forse proprio per questo motivo che fu nominata ai Grammy Award nella categoria Miglior interpretazione Hard Rock.
Miglior verso: “I’m the man in the box, buried in my shit/Won’t you come and save me, save me?”