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A Childish Gambino non interessa essere mainstream

Era comparso online lo scorso 15 marzo sotto forma di una lunga traccia unica, per poi venire improvvisamente rimosso poche ore dopo. Finalmente, il 22 marzo è stato reso disponibile su tutte le piattaforme 03.15.2020, quarto lavoro in studio di Donald Glover (aka Childish Gambino). Già dal primo impatto, l’album si presenta come un’opera che si distanzia completamente dal resto del mercato discografico, contemporaneo e non solo, sotto tutti i punti di vista. La sola scelta di una copertina così minimalistica, completamente bianca, accompagnata da un titolo che rappresenta semplicemente la data in cui il progetto è stato pubblicato e ai brani che sono perlopiù titolati facendo riferimento al minuto in cui la corrispondente canzone comincia rispetto all’intero album, rappresenta un allontanamento totale dai canoni a cui la musica mainstream ci ha abituato, allontanamento che è ampiamente confermato da una concezione musicale assolutamente inedita in quanto a sperimentazione, sia per l’artista che per la musica popolare in generale.

A livello puramente musicale, si tratta infatti di un’opera complessa da recepire e da seguire, che tenta di mescolare i generi più disparati in maniera assolutamente trasversale, spesso spiazzando o quantomeno sorprendendo l’ascoltatore. Il risultato è indubbiamente singolare, e contribuisce nel solidificare lo status di artista assolutamente poliedrico che Childish Gambino si è già ripetutamente conquistato nel corso della sua carriera grazie alla sua capacità di cambiare e di sperimentare con vari aspetti del mondo della musica, e del mondo dell’arte in generale (e la sua interpretazione di Simba nell’ultima versione del Re Leone ne è la prova lampante).

03.15.2020 è quindi un miscuglio di generi con diverse pause in cui a prevalere sono sintetizzatori psichedelici e bassi, o suoni appartenenti al mondo della natura. Piuttosto indicativi sono i due minuti finali di 24.19, in cui la musica lascia spazio a un battito del cuore il cui ritmo gradualmente aumenta e poi diminuisce, o i suoni del vento e dell’acqua che compaiono in diverse delle altre tracce. La voce di Donald Glover non appare mai nello stesso modo; se nell’intro è un suono estremamente processato e ricco di effetti che lo rendono robotico, in Algorhytm diventa completamente distorto. Non mancano poi sperimentazioni su generi più classici come il rap (12.38) l’R&B (42.26, 47.48) e persino una contaminazione rock (53.49). In mezzo, tante variazioni diverse, che rendono l’atmosfera del disco imprevedibile in maniera molto riuscita.

A livello lirico, il progetto è chiaramente incentrato sull’aspetto sonoro della musica piuttosto che su quello concettuale, ma i testi, i quali perlopiù richiamano alla positività e all’umanità, non sono per niente banali, e vi è anche un tentativo di trattare tematiche delicate ma urgenti come il riscaldamento globale (in tracce come 42.26, che altro non è che Feels Like Summer, brano che Childish Gambino pubblicò l’estate scorsa, e unico brano già conosciuto) e l’oppressione dei canoni del mainstream (Algorhythm). Il disco vanta anche le collaborazioni di due artisti di fama mondiale come Ariana Grande (Time) e 21 Savage (12.38), entrambi riuscitissime nonostante siano anch’essi però inseriti in un contesto musicale a loro poco familiare. Nel complesso, 15.03.2020 è un’opera che spiazza perché riesce a spezzare ogni vincolo musicale che siamo ormai abituati a rispettare.

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