Arrivata svolazzando nel mondo della musica pop alternativa dalle gelide lande norvegesi, coi suoi occhi di ghiaccio e i capelli biondissimi, la ventitreenne Aurora è la pop star che ci meritavamo. Dimenticatevi le regole del gioco che hanno dettato legge nel mondo del pop per fin troppo tempo, dimenticatevi i ritornelli accattivanti e i testi pieni di nulla: Aurora porta la rivoluzione. Con il suo secondo album, A Different Kind Of Human – Step 2 – sequel ideale dell’EP che lo ha preceduto, Infections Of a Different Kind – Aurora conferma ancora una volta che poco le interessano le canzoni d’amore dai beat ossessionanti o le lyrics ammiccanti a cui ci hanno abituati anni e anni di pop fatto con lo stampino. Questa ragazza è una ventata d’aria fresca nel mondo stanco e monotono della musica contemporanea.
Basta un’occhiata ai testi delle undici canzoni che compongono l’album uscito ad inizio giugno scorso per capire che Aurora usa la sua musica e il suo talento per comunicare qualcosa a cui tiene, trattando temi attuali e scottanti: a partire dai disastri ecologici raccontati in The Seed, passando per la denuncia a razzismo e sessismo e la mortificante sfiducia degli adulti nei giovani di oggi di Apple Tree, fino ad arrivare allo stigmatizzato discorso del suicidio e della salute mentale maschile in The River. Non è una novità ma prosegue coerentemente la strada che aveva tracciato con Infections of a Different Kind dove aveva parlato della comunità LGBT+ e della creazione di un safe place in Queendom e di stupro in It Happened Quiet. Nonostante la sua giovanissime età, la sua produzione musicale si impone sul mercato come quella che viene definita come musica impegnata. Aurora è una ragazza giovane ma non è sciocca né disinteressata, vede quello che le succede intorno e sfrutta la sua piattaforma per comunicare qualcosa di vero, qualcosa che conta.
Questa cantautrice compone lyrics bellissime e le rende colonne sonore di un sogno (o di un incubo) con la sua voce da ninfa dei boschi, accompagnata da cori evocativi che sembrano nascere dalle profondità di un bosco, da percussioni ossessive. Il suo pop innovativo ricorda un po’ i primi Florence + The Machine, riprende le atmosfere oniriche e commoventi di alcuni pezzi di Enya, la sua voce ricorda una giovane Elizabeth Fraser. Aurora propone un mix di dream-pop, elettropop, indie pop con spruzzate di folk che rendono i suoi lavori unici nel loro genere ed incredibilmente accattivanti. Ascoltare un album di questa cantautrice è come essere catapultati in un mito del folklore scandinavo ambientato nella nostra catastrofica realtà.