Rocco Hunt è tornato con un nuovo singolo che si candida ad essere uno dei tormentoni di questa estate. Si intitola Benvenuti in Italy, la cover raffigura un Super Santos e descrive il rapporto di noi italiani con il calcio, uno sport che non è solo quello visto in televisione ma è anche quello fatto per strada, nei campetti di periferia, quello con due porte improvvisate e un campo senza righe. Ventisei anni, nato a Salerno ma ormai assegnato alla cultura musicale napoletana: «La mia terra, il Sud, mi ha sicuramente dato una marcia in più. Devi cercare di ambientarti perché quando parli un dialetto, poi devi rivolgerti ad una Nazione», dice.
Rocco viene da quella scena rap politically correct che condivide con Clementino; una scena ricca di messaggi di positività e speranza rispetto a quella milanese: «Il rap parte da una ricerca, da una denuncia di qualcosa che non va, di un disagio. Noi del sud parliamo di tutti i problemi della nostra terra. Al nord la situazione è diversa. Un rapper deve descrivere quello che ha intorno e che lo circonda». Parlando di Napoli e di musica la conversazione non può non virare su Pino Daniele con cui il rapper di Wake Up ha collaborato nel 2014: «Ho avuto il grande piacere di poterci suonare insieme. La sua musica è sempre nelle mie playlist. In generale comunque il cantautorato italiano è un mondo a cui guardo sempre con molta attenzione anche se in questo momento particolare sono molto concentrato sulla mia musica in sala d’incisione per il nuovo disco».
Quello che è certo è che, almeno per il momento, non scriverà l’inno del Napoli: «Di questa cosa se ne parlò tempo fa con De Laurentiis. Nel rispetto dei tifosi declinai l’offerta. La mia città è Salerno e tifo per la sua squadra. Per cui, anche per togliermi dalle mazzate, alla fine ho detto di no». Insomma, Rocco è la prova che anche la musica street può raggiungere il grande pubblico e lui l’ha fatto attraverso il palco mainstream per eccellenza: «Sono stato l’unico vero esempio di rap sul palco di Sanremo. L’anno prima avevo pubblicato un album rap underground e l’anno dopo ero lì. Partecipare oggi è molto più facile per un rapper. Prima di me, a parte i grandi nomi della scena, esibizioni in televisione non ce ne erano tante. Dopo il mio Sanremo e dopo Amici con la vittoria di Moreno, la strada del rap in televisione si è aperta». E su Liberato? «Sicuramente non è Rocco Hunt», risponde ridendo.