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Steven Tyler, guerriero rock a Barolo

«Il rock è una guerra», disse negli anni ottanta. Oggi, alla venera età di settant’anni, Steven Tyler è ancora un guerriero del rock, con o senza i suoi Aerosmith. Perché anche se fa parte della band più iconica della storia, Tyler ha una sua identità da solista chiara e distaccata da quella del gruppo americano. Magro, ciuffo mesciato e jeans attillato, sale sul palco del Collisioni Festival con il classico ritardo da rockstar e in meno di trenta secondi conquista gli ottomila di Piazza Colbert. Gli piace Barolo: è affascinato dalla Luna che, alle undici, brilla in alto in cielo ad illuminare le Langhe.

Sul palco Tyler non porta un tributo agli Aerosmith (la via sicuramente più semplice da percorrere per lui), bensì un tributo alla storia del rock. Per questo, dopo l’inizio tirato con Sweet Emotion e Cryin’, il rocker di Yonkers regala una carrellata di cover tratte dai repertori dei big del rock: prima canta i Beatles (una bellissima reinterpretazione di Come Together) poi Fleetwood Mac e Janis Joplin. E ancora: Train Kept A-Rollin’ di Tiny Bradshaw e un medley composto da due hit firmate Paul McCartney (I’m Down e Oh! Darling).

Anche per i grandi rocker come lui arriva un momento in cui scegliere se restare sempre fedele a se stessi o rinnovarsi e Tyler ha decisamente scelto la prima opzione: nello show c’è tutto il pop-rock di successo degli ultimi cinquant’anni. Walk This Way degli Aerosmith e Whole Lotta Love dei Led Zeppelin – che arrivano sul finale – accentuano ancora di piú la mission dello show. Tyler ha ancora una volta centrato il bersaglio portando in scena uno show che riesce a far emergere quel mood nostalgico, ormai fermo nel tempo.