Allerta spoiler: al concerto del Coldplay danno dei braccialetti luminosi. Lo sapete già? Bene, allora proseguiamo. Durante il concerto, Chris Martin seleziona una persona dal pubblico e la invita sul palco. Ma anche questo lo sapete. Quindi, sembra abbastanza evidente che la stragrande maggioranza delle persone che seguono la band ha una solida idea di come si sviluppi un concerto dei Coldplay negli ultimi dieci anni. Potremmo definirlo un vero e proprio format? Direi di sì. In aggiunta, come giustamente ha sottolineato Chris Martin durante la serata, assistere a uno spettacolo dei Coldplay è una sfida: traffico, caldo e lo stress che inevitabilmente accompagna i grandi eventi. Dalle lunghe file sui siti di prevendita dei biglietti, alle attese sotto il sole per i controlli d’ingresso, fino alla corsa per prendere la metropolitana e tornare a casa. Ecco quindi la domanda: ne vale davvero la pena? Dall’indimenticabile esibizione all’Arena di Verona nel 2005, fino all’ultimo appena visto, per me è la decima volta sotto il palco dei Coldplay.
Da Chris Martin che si arrampicava sui gradoni di marmo dell’anfiteatro veronese ai fuochi d’artificio, che a San Siro erano quasi impossibili da vedere a causa della copertura dello stadio, scagliati nella notte milanese come culmine dello show, si è assistito a una crescita inarrestabile di questa band. Il loro concerto racconta il percorso che li ha portati all’Olimpo del pop, dove ormai risiedono da anni. Nel frattempo è arrivato l’impegno a favore della tutela dell’ambiente a tutto tondo e l’appoggio alle cause sociali. Tutto questo, proprio tutto, è messo lì, in bella mostra per i milioni di fan che nel corso del tempo hanno acquistato un biglietto per i loro concerti. E si spera che il messaggio arrivi a destinazione, ovviamente. Nonostante abbia avuto la fortuna di assistere a diversi loro spettacoli, la coreografia delle luci che si creano grazie ai braccialetti luminosi regalati al pubblico è sempre un’esperienza emozionante. Questo effetto visivo e coreografico evoca un senso di unità tra le persone che poche altre cose riescono a fare. Lo dico senza tema di smentita: chi tanti anni fa ha pensato questa cosa è un genio. E infatti da questo effetto scenografico e coreografico è difficile andare oltre. La scaletta che la band inglese porta a San Siro è il solito best of con qualche perla sparsa qua e là come Biutyful che chiude la setlist e lancia letteralmente i titoli di coda.
Detto questo, i Coldplay avrebbero diversi pezzi molto intensi e meno pop alla “ohohoh” che potrebbero suonare live, ma poi il pubblico li seguirebbe? La risposta sta già, però, sia nelle parti del live suonate in versione strumentale (poche, due o tre pezzi) che nel fatto che Everyday Life è passato in maniera quasi indolore (aggiungo, purtroppo). Per cui, aspetto fiduciosa, ma non troppo. E così, tra coriandolate, fuochi sul palco ed in cielo (pochi rispetto al passato, va detto) le due ore di spettacolo passano in un soffio. Il pubblico canta a squarciagola, si fa condurre dal direttore d’orchestra Martin, salta e balla entrando nel Coldplay-mood senza remore. Il buon Chris risponde a qualche cartello del pubblico sottostante, elargisce auguri e si esibisce pure nel fare un piccolo rito di raccolta ed elargizione di energia positiva, tutta quella che il pubblico presente può emanare e diffondere. Male non fa di sicuro. Vale quindi la pena di spendere tante energie ed andarci ad un concerto dei Coldplay? Alla fine la mia risposta è si, ne vale ancora la pena. Anche se le sorprese sono riservate solo a chi ad un loro live non c’è mai andato.