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Date a Madame quel che è di Madame

“Continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai”. Con questa frase si chiude uno dei brani più iconici e profondi mai scritti sull’amore. Madame non ha mai nascosto di ispirarsi profondamente alla più grande penna che la nostra penisola abbia mai avuto – Fabrizio De Andrè. Ma è evidente che quella frase di Verranno a chiederti del nostro amore sia riecheggiata in testa diverse volte alla giovane artista di Creazzo. Perché certo, lei è sempre stata un diamante della musica italiana – su queste frequenze, per dirlo alla vecchia maniera, se ne è parlato in lungo e in largo fin da tempi non sospetti – ma, come disse quella stessa penna di cui sopra: “dai diamanti non nasce niente”, aggiungo io, se non si ha il coraggio di scegliere per il proprio pubblico una direzione. Se necessario: ostinata e contraria. Ed è questo ciò che Francesca svela al pubblico, dopo delle premesse tutt’altro che trascurabili come una copertina in tinta unita rossa e una tracklist che trasudava, già con i titoli, una autorialità d’altri tempi. L’Amore, con la A maiuscola e quell’importantissimo articolo davanti, che ci fornisce l’unica chiave di lettura possibile, ossia quella che vede l’amore come un sentimento fluido, uncountable e dunque impossibile da scindere, è il fulcro attorno al quale ogni cosa si muove. Non c’è “un” amore, solo l’amore.

E allora ecco che la forma estetico-sonora dei racconti, per quanto eccellente (ma di questo parleremo più avanti) passa in secondo piano, come in uno scatto prodotto con una focale lunghissima. I tratti dei volti dei protagonisti delle storie di Madame sono nitidi, crudi, reali. I suoni sono solo una splendida cornice. E nessuna cornice dovrebbe mai essere più bella dell’opera che contiene. E proprio per i motivi suddetti, la grandezza di questo immenso capolavoro risiede nel fatto che le storie individuali confluiscono in un unico grande fiume in piena. Il disco infatti esordisce così: “L’odore di un uomo paterno/Quello di un uomo bambino/Il calore di un tocco materno/Quello di un morso cattivo”. È una dichiarazione di intenti, una apologia sul fatto che per parlare di sè, si debba parlare di come si vede il mondo esterno. Anche al costo di destabilizzare, di non essere capiti fino in fondo. Ben poco da dire sulla fattura dei pezzi: da “Quanto forte ti pensavo” a “Nynpha – La storia di una ninfomane”, si percepisce tutta l’ispirazione lirica di Madame. È a tutti gli effetti il momento più virtuoso della sua penna, che abbandona ogni vezzo di sorta per raggiungere il substrato. Un momento altissimo per la musica di genere… sì, ma qual è il genere? Perché in La festa della cruda verità ai synth di Last I Heard (…He Was Circling The Drain) di Yorke si alternano suoni arabeschi, quasi gitani alla Mahmood. E le linee melodiche? Quelle sono tipiche dei canti popolari propri del cantautorato. E allora cos’è L’Amore? Cos’è Madame? Provare a incasellare ha poco senso.

Il punto più alto lo raggiunge con Per il tuo bene, ma la verità è che di passi falsi non ce n’è quasi nessuno. Il benchmark non è ciò che sorprende. È lo standard così alto che impressiona. A voler trovare il pelo nell’uovo, forse, lo skit e la bonus track sono francamente poco conformi al tono comunicativo del racconto, tant’è che vanno concepite come delle tracce extra. In conclusione, un sincero plauso a Madame ed il suo team, che non hanno permesso ai facili retro pensieri sulla commerciabilità di questo prodotto di farsi largo lungo le scelte di pubblicazione. Se non verrà capito, la colpa non sarà del pubblico (soprattutto non sarà colpa dei più giovani, che senza volerlo hanno ormai le orecchie inquinate di hit senza peso specifico) ma soprattutto di chi con penne e microfoni, deciderà di etichettare L’Amore come un disco non digeribile. La speranza invece è che opere come questa abbiano sempre più i riflettori puntati addosso e che possano ispirare generazioni di giovani artisti a fare qualcosa di rilevante, di profondo. In definitiva di vero, tanto quanto Madame. Ma a questa domanda risponderà il tempo. All’altra, invece, possiamo rispondere adesso: “continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai?”. Beh, Madame ha scelto.