dark mode light mode Search Menu
Search

“My Policeman”, un amore clandestino con Harry Styles protagonista

La storia di “My Policeman” di Michael Grandage – già regista di “Genius” – è una matassa (troppo!) difficile da slegare.

Nel 1957 in Gran Bretagna l’omosessualità era considerata illegale, orientamento definito deviante e pericoloso, tanto che veniva punito con violenza fisica e giudicata processualmente. In questo contesto si inserisce il regista Michael Grandage (Genius) con My Policeman. La pellicola, adattamento per il grande schermo del premiato omonimo romanzo di Bethan Roberts, racconta la storia di Marion, un’insegnante (Emma Corrin, conosciuta per aver interpretato Lady Diana Spencer in The Crown) è al centro di due poli: il giovane marito Tom (Harry Styles, già nelle veste di attore in Dunkirk di Christopher Nolan e nel recente Don’t Worry Darling di Olivia Wilde) e Patrick interpretato da David Dawson. Nonostante il cuore delle vicende sia situato nei lontani anni Cinquanta, il film ha inizio con l’essere ad un passo dall’esito finale di questo triangolo affettivo, nel 1999, quando Patrick, ormai anziano e affetto da una malattia che gli ha provocato balbuzie, giace nella dimora di Tom e Marion. «Tante medicine e poche sigarette»: è questo a cui deve attenersi ed è proprio lei che si prende cura di quel corpo fragile ed esile, colui che è stato la sua spina nel fianco sin dalla loro conoscenza. Curatore museale, Patrick, si invaghisce follemente del poliziotto di quartiere e con la scusa di ritenerlo il soggetto perfetto per i suoi abbozzi lo invita nella sua dimora, nel suo studio d’artista, all’interno del quale si consumeranno le prime conversazioni e le loro continuative effusioni amorose.

My Policeman si svolge tra interni intimi dalla luce soffusa e giallognola, come quelli del British Museum, silenzioso contenitore di opere d’arte di Turner e Rembrandt, che inevitabilmente ci porta alla mente la grande sala espositiva del protagonista di La migliore offerta di Giuseppe Tornatore, ed esterni caotici, ma chiari e cristallini dalla luminosità pulita e poco satura, come la piscina nella quale si giocano le prime esperienze tra Tom e Marion, tuttavia procuranti uno straniamento temporale. Steven Price, il compositore delle musiche, premio Oscar per la colonna sonora di Gravity di Alfonso Cuaron, accompagnano le ferme inquadrature sui gentili contatti delle mani: quelle di Marion che con i loro gesti si occupa di Patrick ormai incapace di prendersi cura di sé, sono le stesse che sfiorano Tom durante le loro visite fuori porta. Sarà il ritrovamento del diario di Patrick ad essere fondamentale per tessere le linee della trama, è dalla lettura delle sue righe che, infatti, partono i numerosi flashback temporali. Suo malgrado, è come se Marion fosse soltanto una spettatrice forestiera di una storia che non la riguarda, l’astante di quella che viene resa una banale love story, la testimone di un amore che vorrebbe fosse il suo, ma è bastato soltanto un suo gesto, la denuncia tramite lettera anonima riguardante la presunta omosessualità dell’amico del marito, a renderla la primattrice. Solo per un secondo però, un piccolo momento di gloria.

Se gli oltre cento minuti di My Policeman traspaiono fluidi e il susseguirsi dei salti temporali sembrano coerenti, in realtà lasciano adagiarsi, forse troppo, coloro che guardano. Ma per quale motivo? Probabilmente per questi ultimi fin dalle prime scene cercano di destreggiarsi per capire la struttura della trama, il ruolo dei personaggi e il loro corrispettivo nei tempi passati che appare confuso. Tale incertezza invita ad uno sforzo esuberante (che finisce in capitolazione) finalizzato allo sgrovigliamento di un plot semplice (e anche piuttosto banale) reso insensatamente una matassa difficile da slegare. «Quello che mi ha incuriosito di più è stata la possibilità di esplorare le mutevoli pressioni su tre persone che si incontrano in un momento in cui ciascuna non è in grado di esprimersi pienamente. Tom e Patrick non possono esprimere il loro amore perché l’omosessualità è illegale. E i forti sentimenti sessuali di Marion per Tom, in un periodo pre-femminista, sono ugualmente tabù. Incapaci di essere ciò che vogliono essere, rimangono bloccati in un ciclo di segretezza, gelosia e desiderio», afferma Grandage. E ci viene da domandarci, chi sono i carnefici e chi le vittime? I sue ragazzi che non possono vivere allo scoperto oppure Marion, intrappolata in un matrimonio copertura, fasullo ed ingannevole?