Carolina è il nuovo singolo di Taylor Swift, pensato in veste di pedina fondamentale all’interno della colonna sonora de La ragazza della palude, il nuovo film di Olivia Newman, tratto dal romanzo di Delia Owens Where the Crawdads Sing. Perfettamente in sintonia con quanto contenuto in progetti come Folklore e Evermore – tant’è vero che si potrebbe parlare di una vera e propria estensione degli stessi – il brano evidenzia ancora una volta le straordinarie capacità della cantautrice statunitense circa la sua personale declinazione di quel famoso processo che risponde al nome di songwriting, qui come al solito coinvolgente, lucido e a dir poco maturo. Senz’altro complice è la mano di Aaron Dessner dei The National, che come al solito si rende autore di un’atmosfera sonora precisa, assolutamente studiata nel dettaglio per garantire un’esperienza a dir poco immersiva dal punto di vista percettivo.
«All’incirca un anno e mezzo fa ho scritto una canzone su una ragazza che ha sempre vissuto fuori guardando dentro, in senso figurato e letterale», scrive Swift su Twitter poco dopo aver pubblicato la suddetta canzone. «La giustapposizione tra solitudine e indipendenza. Curiosità e paura che s’intrecciano. La sua dolcezza e il tradimento del mondo. L’ho scritta da sola nel ben mezzo della notte e con Aaron Dessner ho lavorato su un suono che ci sembrava autentico per il momento in cui si svolge questa storia». Carolina, dunque, finisce per trasformarsi in un’efficace ed affascinante via d’uscita dai confini più marcatamente autobiografici che da sempre caratterizzano la musica della nota cantautrice, al fine di mettere ancora una volta se stessa in gioco, attraverso la creazione di un universo lontano, fittizio, quasi appartenente a qualcun’altro. La grande capacità di Swift, insomma, sta nel riuscire a connettere l’ascoltatore ad un mondo di altrui invenzione, curato nei minimi dettagli e dotato di un unico collante di fondo a fare da ponte fra la stessa e il suo tanto amato pubblico: la sensibilità umana.
In altre parole, ciò significa abbandonare ancora una volta, e con coraggio, gli opprimenti schemi della musica pop per buttarsi nuovamente fra la grinfie di un universo poco esplorato come quello della canzone popolare americana d’epoca, a sua volta intinta all’interno di un’atmosfera quasi medievale, oggi praticamente unica nel suo genere. Come se si trattasse di una formula a uso esclusivo di una cerchia prestigiosa, composta da appena pochi eletti, in cui la cantante occuperebbe certamente il suo spazio. E a riprova di una personalità artistica coraggiosa e senz’altro fuori dal comune, Taylor Swift si riconferma un’artista coerente e sconvolgente nel contempo, capace di dettare le regole del gioco, piuttosto che adeguarsi con riverenza alle stesse. Ricordandoci che, dopotutto, non esiste altra strada per giungere alla più che ambita conquista di un posto fra i più grandi della storia.