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Nel confessionale formato club di Madame

La prima cosa che si percepisce, in fila per entrare alla prima delle due date sold out romane, è un fermento nell’aria quantomeno singolare per un’artista che ha compiuto vent’anni lo scorso gennaio, con un solo disco all’attivo ed al primo tour ufficiale. Se la curiosità di per sé sarebbe lecita, in questo caso c’è anche una consapevolezza intrinseca nel pubblico di essere testimoni di un percorso che anche se sicuramente ha già portato a tanto, è ancora in fase ascendente. Certo, di convenzionale nel percorso di Madame fino a questo momento c’è stato poco: non sono tanti gli artisti under venti che possono vantare una partecipazione a Sanremo con tanto di premio per il miglior testo con Voce, collaborazioni con nomi del calibro di Negramaro, Marracash, Fabri Fibra, Marco Mengoni, Sfera Ebbasta, Gué, ma soprattutto un disco che in poco più di un anno ha collezionato tre dischi di platino e qualche milione di streams su Spotify. Non si tratta solo di questo però. Il successo e i riconoscimenti sono la conseguenza di un qualcosa di più profondo, tangibile ma forse non così evidente, ovvero che Madame è, ad oggi, l’artista che meglio riesce a farsi portavoce della generazione Z, dei dubbi che li pervadono di fronte ad ogni scelta che compiono, dell’inadeguatezza del modo in cui sentono di apparire di fronte al mondo.

Quando compare sul palco e intona il primo verso di Istinto – “A volte penso perché solo io?” –  crea fin da subito un rapporto di completa simbiosi con il pubblico, quasi come a voler dire «io sono come voi, e voi potete essere come me, basta che non abbiate paura». A Istinto, seguono Tu mi hai capito, Baby, Clito e una rapida successione di pezzi intimi e al contempo strazianti, ognuno dei quali incarna una diversa fonte di insicurezza che accomuna gran parte del suo pubblico, dal rapporto con i genitori della meravigliosa Mami Papi al prendere possesso del proprio senso di inadeguatezza di Vergogna – forse il momento più alto del concerto. Madame si muove da un pezzo all’altro sul palco con naturalezza inaudita, coinvolge il pubblico in ogni frangente e tra i pezzi parla, racconta, scherza, come se non fosse al primo ma al decimo tour della sua carriera. «Finora questo è stato il mio confessionale, adesso voglio che sia anche il vostro», dice. Per alzata di mano, concede a chiunque del pubblico voglia condividere qualcosa, qualsiasi cosa, di urlarlo a squarciagola, con la promessa di ascoltare e ripetere. Ne viene fuori un vero e proprio affresco di contemporaneità, dalla fan che parla dell’incapacità di confrontarsi con i propri genitori riguardo alla propria omosessualità a quella che ammette di soffrire di ansia da tutta la vita e di essere al primo concerto della propria vita. Tutti vogliono condividere, e per tutti Madame ha un commento, una battuta, un consiglio.

Arriva L’eccezione, una delle sue ultime uscite, seguita dall’entrata sul palco di Ariete – altra artista che, come Madame, ha tutte le carte in regola per essere un punto di riferimento duraturo per la generazione di cui fa parte. Poi la versione acustica meravigliosa di Sciccherie, il pezzo che di fatto ha dato a Madame un primo picco di popolarità ormai più di tre anni fa, e singoli di successo come Il mio amico, L’anima, Tutti muoiono e Voce. Il pubblico è con lei tutto il tempo e la segue in ogni movimento, in completa estasi. Insomma, dal tour nei club, così come dal percorso che sta facendo, emerge che Madame non è solo il futuro della musica italiana, ne è anche il presente e non è solo la portavoce della propria generazione, ne è parte integrante.


Foto di Valeria Magri