Mentre sto per digitare il numero di Clemente per fare due chiacchiere con lui il caso vuole che in radio stiano passando ATM. Un brano che, mi dirà poco dopo, è per lui una sorta di comedy rap, come quello di Eminem in My Name Is. Perché il rap è anzitutto intrattenimento. Lo si evince dal videoclip, in cui infatti imita alcuni tra i più famosi colleghi del momento: da tha Supreme a Sfera Ebbasta, da Colapesce e Dimartino a Gemitaiz, poi Elio, Liberato, Achille Lauro, Guè, Morgan, La Rappresentante di Lista, Mahmood e Blanco. A distanza di tre anni da Tarantelle, Clementino torna con Black Pulcinella che, come spiega, si rifà al mio modo di vivere la musica: Black per la musica afro-americana e Pulcinella per la maschera napoletana – «È un titolo che volevo dare a un album da più di dieci anni», dice.
Il 30 nella Smorfia è il coraggio. C’è un documentario bellissimo in cui viene detto che secondo Lou Reed scrivere una poesia, un romanzo o una canzone non è poi così diverso. Io sono d’accordo e tu sei la prova vivente che si possa essere multidisciplinari se si ha qualcosa da dire.
Io ho sempre sperimentato perché sono una persona molto dinamica. Non abbandonerò mai il rap, ma è evidente che durante una carriera abbastanza lunga come la mia ci si ritrovi ad avere bisogno di colori nuovi per esprimere tutto ciò che si ha dentro. L’ideale sarebbe riuscire ad alternare i momenti, ma se sei un pazzo come me, metti tutto insieme e vedi come va. Ad esempio Black Pulcinella mi sta dando grandi soddisfazioni. Chiaramente i bilanci si possono iniziare a fare dopo qualche live.
Il 75 è invece Pulcinella. Un altro aspetto importante della tua eterogeneità è l’alternanza di stati d’animo contrastanti. Un po’ come Pulcinella, sei un’anima triste che non lo dà a vedere. È così?
Il “black Pulcinella” è esattamente questo: una figura a metà tra il comico e l’horror, tra l’America black e la Napoli del mandolino. Un clown molto tetro e oscuro, un po’ come Joker, per capirci.
Quale Joker rappresenta al meglio il tuo Black Pulcinella?
Sicuramente quello di Phoenix, il più tragicomico.
L’1 è l’Italia: nel tuo disco ci sono molti artisti partenopei: a che punto è la scena napoletana secondo te?
La nuova scena napoletana è pazzesca. In Black Pulcinella ci sono praticamente tutti gli astri nascenti della Napoli rap. È la cosa che più mi inorgoglisce in assoluto perché credo che facendo squadra si possa mettere definitivamente un grande riflettore su questa wave. La bellezza consiste anche nella loro grande eterogeneità: J Lord ha uno stile unico, come anche Geolier, Nicola Siciliano, Enzo Dong, Rocco Hunt, Speranza e ovviamente Nello Taver.
Che poi oggigiorno gli artisti scelgono – anzi spesso comprano – i featuring per farsi pubblicità mentre il tuo disco, appunto, sembra quasi voler fare un’operazione di promozione ai giovani.
Per me conta solo il rap, e loro sanno farlo. Sono tutti più giovani di me, è vero, ma non mi sono mai posto più in alto di loro, perché sarebbe stato sbagliato. È stata un’esperienza importante perché secondo molti non è facile mettersi alla prova con il nuovo che avanza. Per me invece è stato molto naturale. Suggestivo, ma naturale.
Il 2 è la piccerella (la bambina ndr.). Molti degli artisti che hai coinvolto ho avuto il piacere di intervistarli. Ad esempio con Madame feci una bella chiacchierata…
Madame è sensazionale e in Amore Lo-Fi si è trasformata in una “black Pulcinella” e ha rappato, perché lei può fare tutto. Che siano barre o linee melodiche, Francesca è sempre nella comfort zone. Infatti rappa meglio di molti pseudo-rapper. L’ho conosciuta attraverso i social, all’inizio, poi quando è entrata in Big Picture (il roaster di Paola Zukar, che è anche la sua manager ndr.) siamo diventati amici. Ha aperto i miei live a Padova e Napoli. È un’artista di un altro pianeta.
Il 90 è la paura. Hai già parlato di dipendenza da droghe in molte interviste. Le sostanze erano per te un modo per affrontare le tue paure?
Dico sempre che l’unica persona di cui ho paura, sono proprio io. Solo Clemente può distruggere Clementino, e solo Clementino può distruggere Clemente. Io cerco di difendere entrambi. Li tutelo, li coccolo, anche perché non si può distruggere l’uomo per avere il grande artista. Bisogna stare attenti a non perdere l’equilibrio.
Baratteresti la tua grande sensibilità artistica per avere una vita più serena e leggera?
(Ci pensa solo un paio di secondi ndr.) Sì, la serenità è la cosa più importante, baratterei tutto per essere sempre in pace con me stesso.