dark mode light mode Search Menu
Search

“Inventing Anna”, come truffare mezza New York e farla franca

C’è un detto lombardo che più o meno recita così: mi ha detto, che gli hanno detto, che hanno sentito, che qualcuno ha detto. Questo potrebbe essere il riassunto a grandi linee della storia di Anna Delvey (Julia Garner) protagonista di Inventing Anna, la miniserie prodotta da Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy) per Netflix. Parliamo di una storia realmente accaduta a New York a metà dello scorso decennio e che ha lasciato tutti di stucco per la facilità con la quale una perfetta sconosciuta è riuscita ad inserirsi ai più alti livelli della society della Grande Mela a suon di dissimulazione e falsità. Anna Sorokin, questo è il vero nome della protagonista di questa incredibile storia, è un personaggio complesso, figlio dei nostri tempi, la cui vicenda ha lasciato il segno nell’opinione pubblica statunitense, trovando a lungo spazio nelle pagine dei quotidiani.

Anna è una perfetta sconosciuta proveniente dall’Europa, dal forte accento tedesco e dall’aspetto ordinario, fintasi un’ereditiera beneficiaria di un fondo di circa 60 milioni di dollari. Sosteneva altresì di provenire da una famiglia facoltosa con la quale però intratteneva rapporti burrascosi, che le apriva e chiudeva a piacimento i rubinetti del denaro, ragione per la quale spesso – a suo dire – era solita ritrovarsi con le carte di credito bloccate o bonifici non in grado di coprire le sue stesse spese. Il tutto condito da un carattere sprezzante ed un atteggiamento snob al limite del maleducato: un perfetto camaleonte fra l’élite colta. Abilissima ad entrare in contatto con la gente che conta, ad ingraziarsi il personale dei migliori alberghi – presso i quali soggiornava senza mai versare realmente nemmeno un centesimo – o a far credere l’impossibile ad amici e fidanzati, Anna è riuscita nell’impresa di convincere le maggiori banche di New York a finanziare la sua ADF (Anna Delvey Foundation) con ben 22 milioni di dollari e ad utilizzare conti aperti di persone a lei vicine presso le migliori boutique della città. La sua storia è stata raccontata nei minimi dettagli sia dalla giornalista Jessica Pressler – che nella serie si chiama Vivian Kent (Anna Chlumsky) – che dalla ex amica di Anna, Rachel (Katie Lowes), che su di lei e di come l’avesse truffata per decine di migliaia di euro ha deciso di scrivere un libro.

La storia ha il merito di ghermire lo spettatore con tutti i suoi flashback e le coinvolgenti narrazioni dal punto di vista dei vari personaggi peccando forse di una durata eccessiva: tutti gli episodi durano infatti oltre un’ora. Alcuni aspetti della vicenda sono stati romanzati – stiamo parlando pur sempre di una trasposizione televisiva – ma la gran parte di essi sono stati comprovati anche in fase processuale. Resta comunque incredibile l’empatia che, pur dopo quanto raccontato, molti dei protagonisti di questa storia (amici, avvocati, giornalisti) mantengono tutt’oggi nei confronti di Anna, un qualcosa che appare difficile da sottoscrivere per chi ha avuto modo di guardare la serie.