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Sotto il segno di Roma, Venditti

«È una serata bellissima ma ho rischiato di non esserci. Ieri sera stavo per morire con un pezzo di carne non scendeva giù», dice Venditti subito dopo aver cantato Raggio di Luna, la canzone che apre il secondo show romano al Palalottomatica. Nonostante il recente episodio e la febbre alta dichiarata nel corso della serata, Antonello non si risparmi neanche per un secondo. Immancabili i celebri occhiali a lente scura senza cui sarebbe strano vederlo. Promette di replicare una serata indimenticabile come quella che è riuscito a realizzare ventiquattro ore prime, l’8 marzo, data che ha marcato il compimento dei suoi settanta anni.

La scelta dei brani è molto coinvolgente: da Giulio Cesare, a Piero e Cinzia, fino a Stella, le note sono familiari a tutti. La musica s’interrompe soltanto nei momenti in cui Antonello vuole raccontare di sé, introducendo i brani con delle speech da cui emerge non soltanto la sua personalità spontanea e totalmente a suo agio davanti al Palalottomatica completamente pieno ma soprattutto ciò che ha segnato la sua esistenza e le sue idee, diligentemente illustrate con i testi che trascinano il pubblico in un viaggio musicale attraverso la duratura carriera del cantautore. Dopo un discorso sulla droga è la volta di Lilly, più tagliente di quanto non lo sia mai stata (“Lilly/Quattro buchi nella pelle/Carta di giornale/Nuda e senza scarpe”, canta). Perché Antonello Venditti non è solo un cantante, ma un pensatore contemporaneo.

Tante le canzoni e le parole che dedica alle donne, tenendo a precisare l’importanza di queste ogni giorno, non soltanto nella ricorrenza annuale che cade lo stesso giorno del suo compleanno. Dopo una serie di brani dai toni più malinconici, i diecimila di Roma si scaldano con Notte prima degli esami, Sara e Sotto il segno dei pesci, suonata con la sua band storica. Arriva poi anche Giulia, fuori dalla scaletta del giorno precedente. Non mancano gli ospiti: sul palco per suonare il suo singolo più recente Fateme cantà – nel videoclip appare lo stesso Venditti a dargli una simbolica pacca sulla spalla – entra Ultimo.

Si è sempre di più nel vivo della serata con i tormentoni dolorosamente autobiografici come Dimmelo tu cos’è e Dalla pelle al cuore. Ad introduzione di quest’ultima un sondaggio rivolto alle donne: curioso di sapere in quante fossero ad aver perdonato il tradimento del loro uomo, invita entusiasta sul palco una coppia che è rimasta salda anche dopo aver vissuto questa consapevolezza, superandola insieme. Le almeno tre generazioni che riempiono il palazzetto vengono coinvolte tutte, con l’aiuto di una scaletta che oscilla tra le hit che hanno dominato le classifiche negli anni più recenti come Unica e Che fantastica storia è la vita, per rifare un tuffo indietro nel tempo a quella che il cantautore ha definito essere la sua sola canzone d’amore: Alta marea.

Spiacevole ai più, la del tutto inaspettata, ma rapidissima, partecipazione di Baby K, che, con un look total white super attillato, ha tenuto il beat durante la performance di In questo mondo di ladri. A coronamento del concerto ritorna Ultimo che duetta con il protagonista della serata le immancabili Roma capoccia e Grazie Roma.Dopo tre ore e mezza fatte di musica, ospiti ed emozioni siamo certi che Venditti, che è e rimarrà per sempre una colonna portante della scena musicale romana ed italiana, è riuscito a rendere indimenticabile ancora una volta un’ennesima data nella sua amata città natale.