Enrico Ruggeri, Mistero
Nel 1993, l’ex leader dei Decibel vince il suo primo Festival da solista con il brano Mistero. Va dato atto al fatto che prima della vittoria nella scorsa edizione dei Måneskin, questo fosse l’unico brano rock ad aver trionfato nella storia di Sanremo, ma riascoltata oggi Mistero sembra una scialba imitazione di sonorità tipicamente anglosassini.
Annalisa Minetti, Senza te o con te
Nella prima edizione di Sanremo in cui le nuove proposte potevano anche partecipare alla gara dei big, a trionfare è la giovane Annalisa Minetti. Il brano, riascoltato oggi, sembra la colonna sonora di un film Disney, sfigurando in maniera clamorosa tra le canzoni vincitrici degli ultimi anni del Ventesimo secolo.
Alexia, Per dire di no
Purtroppo gli anni Duemila sono coincisi per il Festival con una serie di vittorie a sorpresa, che nel tempo non hanno lasciato granché alla musica italiana. Alexia, in quegli anni, faceva ballare gli italiani in discoteca grazie a singoli come Uh la la la, ed è per questo che rimane un mistero la sua vittoria con questo brano che sembra una cover di Mariah Carey.
Marco Masini, L’uomo volante
Quella del 2004 fu un edizione davvero povera per quanto riguarda le canzoni in gara. A trionfare, tra l’indignazione generale, fu Marco Masini, ormai sparito dai radar da diversi anni. La canzone suonava vecchia all’ora, figuriamoci adesso.
Povia, Vorrei avere il becco
Povia aveva fatto innamorare gli italiani qualche anno prima con il brano I bambini fanno “ooh…”, ma questo non giustifica la sua vittoria nel 2006 con un brano del genere che, dispiace dirlo, sfiora il cringe. Va bene che Sanremo è Sanremo, ma così è un po’ troppo.
Giò Di Tonno e Lola Ponce, Colpo di fulmine
Spinti dal successo dell’opera teatrale di Riccardo Cocciante, Notre-Dame De Paris, questi due interpreti sconosciuti ai più si presentano al Festival del 2008. E addirittura vincono, con un brano che, onestamente, siamo dovuti andare a riascoltare perché non lo ricordavamo.
Marco Carta, La forza mia
Nel 2009 inizia quella terribile tendenza di trasformare Sanremo in una versione più estesa di Amici di Maria De Filippi. Il primo a fare la doppietta è Marco Carta, che vince con un brano sicuramente carino e orecchiabile, ma che forse era più adatto alla colonna sonora di High School Musical.
Valerio Scanu, Per tutte le volte che…
Dispiace infierire ancora di più su questo ragazzo, ma questa canzone, a parere di molti, è la peggiore che abbia mai vinto il Festival. Ancora oggi la frase “A far l’amore in tutti i modi, in tutti i luoghi in tutti i laghi” è simbolo di ironia e meme su internet.
Il Volo, Grande amore
Amati dalle nonne, odiati dai più, Il Volo vince Sanremo nel 2015. La canzone non è brutta, sia chiaro, ma è il simbolo di una totale scollatura da parte del Festival, nei confronti della realtà musicale che ci circonda. Un brutto scimmiottamento di musica classica, spacciato per hit pop.
Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma
Se la riascoltiamo, ci fa venire ancora voglia di ballare. Gabbani vince con un brano sicuramente divertente e cool, ma parliamoci chiaro, non basta un testo zeppo di parole che vanno di moda e un tizio vestito da scimmia, per gridare al capolavoro.