10. Adele, 30
30 è l’ennesima bandiera piazzata sul pianeta Adele, a rivendicare ogni volta la sua esistenza con insindacabile bravura; ogni traccia è un racconto drammatico, una colonna sonora perfetta per un personaggio nostalgico e tremendamente elegante come il suo. Nonostante tutte le tracce abbiano un sentore di pop trito e ritrito, melodie orecchiabili fino all’inverosimile che gridano ai più malinconici cliché, le cose fatte bene saranno sempre una spanna sopra il resto e nonostante ci rendiamo conto che è sempre la solita Adele, noi della bravura non ne avremo mai abbastanza.
9. Olivia Rodrigo, Sour
Delicato, irriverente, sfacciato: il debutto di Olivia Rodrigo è questo e tanto altro. Senza escludere l’evidente influenza di Billie Eilish, Sour si presenta come un lavoro pieno di spunti interessanti e di mirabili scelte stilistiche, con un infallibile fiuto per la hit da classifica. Da tenere d’occhio.
8. Damon Albarn, The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows
A ben sette anni di distanza dal precedente Everyday Robots, il famoso frontman dei Blur è tornato con un disco descritto come un lavoro capace di rinnovare la sua fiducia in un’alquanto vaga «sorgente pura». E tutto questo immaginario si sente parecchio: l’opera è un ritratto sofferto e fedele del periodo piuttosto buio attraversato con coraggio dal cantante inglese negli ultimi anni; un’impeccabile sintesi di nascita, morte, rinascita, fragilità e perdita. In una parola: imperdibile.
7. Silk Sonic, An Evening with Silk Sonic
An Evening with Silk Sonic risulta tutt’altro che una mera riproduzione nostalgica o un labor limae di stile. Le nove tracce – per una durata che tende alla perfezione di 31 minuti – fluiscono in refrains pop, melodie accattivanti, testi melliflui, allusivi ed ironici e grazie alla cura straordinaria di ogni dettaglio, evita la trappola della nostalgia stucchevole mirando ad una contemporanea freschezza, ad una sorta di atemporalità.
6. Tyler, The Creator, Call Me If You Get Lost
Dopo i violenti colpi in salsa soul ed R&B inferti dall’acclamato IGOR, quest’anno è stato il turno di Call Me If You Get Lost. Il sesto album in studio del talentuoso artista californiano segna un deciso ritorno tra le braccia dell’hip hop: una sorta di piccolo compendio dell’artista, capace di riassumerne l’intero percorso musicale.
5. Little Simz, Sometimes I Might Be Introvert
Una delle rivelazioni dell’anno, consigliataci già qualche anno fa nientepopodimeno che da Kendrick Lamar in persona. L’attitudine sfoderata dalla rapper britannica non solo è disarmante sotto tutti i punti di vista, ma è anche in grado di sorprendere l’ascoltatore più navigato. Il titolo di regina indiscussa dell’hip hop britannico – almeno per quest’anno – è tutto suo.
4. The Killers, Pressure Machine
Il 2021 ha fatto in modo che i Killers ci regalassero il loro settimo album in studio: un concept album solenne e particolarmente sentito in cui Flowers decide di mettersi a nudo, basando l’intera composizione sulla sua infanzia. Un progetto coraggioso, che non lascerà certo insoddisfatti i palati più fini.
3. Kanye West, Donda
Donda è una conversazione intima, tra un figlio e la sua defunta madre, alla quale assistono trenta differenti ospiti senza risultare invadenti o inopportuni, gli invitati alla messa hanno una funzione di cornice, testimonianza e interpretazione delle emozioni ed i messaggi che scaturiscono dal dialogo tra Kanye West e Donda West. Questo album non lo si sente, né lo si ascolta, a questo album si assiste come ad un evento astronomico su cui si possono fare commenti tecnici e a cui si possono dare spiegazioni scientifiche, ma poi l’aspetto più emozionante rimane l’alone di mistero che avvolge l’accadimento.
2. Lil Nas X, MONTERO
Il suo debutto era attesissimo: dopo l’instant classic Old Town Road e la pubblicazione del controverso videoclip di MONTERO (Call Me By Your Name), Lil Nas X non delude le aspettative e da solo scardina quel machismo tipico dell’universo hip hop, flirtando con più generi contemporaneamente. Mica male per colui che era già stato condannato allo scomodissimo titolo di one-hit wonder.
1. Billie Eilish, Happier Than Ever
Happier Than Ever è nato in maniera spontanea, senza una selezione tra decine di brani registrati, ma i sedici che abbiamo modo di ascoltare sono gli unici su cui i fratelli O’Connell hanno lavorato: un prodotto che travolge l’ascoltatore con un racconto a tratti ironico, ma consapevole, della realtà in cui ora vive Eilish. La regina dell’alternative-pop si muove consapevolmente tra la narrazione degli abusi subiti e la presa di coscienza di ciò che è diventata e del suo ruolo.