Dopo oltre un decennio di carriera Pietro Miano e Federico Vaccari, aka 2nd Roof, hanno deciso di muovere un importante passo avanti nella loro carriera, riunendo 25 artisti – italiani ed internazionali – su 19 differenti beat, per la realizzazione di un mixtape (s’intitola Roof Top Mixtape Vol. I) che spazia tra i suoni più classici dell’hip hop, passa per la trap wave del 2015/2016 e arriva alla musica da club degli anni Novanta. Il risultato è un lavoro poliedrico, complesso e vario, esattamente come ci si può aspettare da un disco dei 2nd Roof, che nel corso degli anni hanno contribuito alla crescita dei principali progetti della scena rap italiana, da Gué a Emis Killa, ma anche Jake La Furia, Sfera Ebbasta, Paky e Salmo (la loro Il cielo nella stanza ha ottenuto cinque dischi di platino in tre anni).
Quando è nata l’idea di Roof Top Mixtape Vol. I?
Pietro: Un anno e mezzo fa a Milano, stavamo sistemando un po’ tutte le nostre questioni di SIAE ed era chiaro ad entrambi che era arrivato il momento di fare un sodalizio tra noi due. Abbiamo fondato questa società che si chiama Roomop e in quel momento ci è venuta voglia di provare a sperimentare, di fare qualcosa che legasse il nostro nome.
Dopo 10 anni di carriera, meglio tardi che mai.
Pietro: In realtà già dieci anni fa c’era l’idea di fare un mixtape, si sarebbe dovuto intitolare Brainstorming. Avevamo registrato il primo singolo (Quale strada prendere ndr.) con Gué ed Entics, ed eravamo usciti da indipendenti con un video girato al Sempione (potete recuperarlo su YouTube ndr.). Un’idea iniziale era nata lì, poi con l’uscita de Il ragazzo d’oro abbiamo iniziato la nostra carriera da producer e abbiamo messo in stand by l’idea dei mixtape. Ai tempi non avevamo il nome per riuscire a chiudere un progetto intero.
Quindi non è un caso che il primo singolo estratto da Roof Top Mixtape (Infame) sia stato proprio quello con Gué.
Federico: Ci sembrava la cosa giusta per la nostra carriera fare il primo singolo con Gué, proprio perché è il primo artista ad aver creduto in noi. Contemporaneamente volevamo includere una nuova leva ed una di quelle che ci piaceva di più era J Lord; non vedevamo l’ora di utilizzare questa sonorità, un po’ golden age, con questo campione simile alle colonne sonore italiane degli anni Settanta.
Il disco si apre con Berlusconi, Soldi in Black, Tadan, Lost e Ready Battle Fight che fanno immergere completamente in un clima di hip-hop puro, spezzato solo dalla presenza di Nstasia e Arslissa.
Federico: Berlusconi è nata da un provino che avevamo con un altro rapper, che alla fine non è riuscito ad essere nel disco ed è stata una co-produzione tra noi e Kermit. Tadan, invece, è nata in studio da noi a Milano: abbiamo fatto ascoltare dei beat a Dani Faiv, che successivamente ha mandato la sua strofa insieme a due prove di ritornelli di cui ne abbiamo scelto uno e abbiamo poi mandato il tutto a Ketama, il quale in un’unica sera ha registrato la sua parte.
E Soldi in Black?
Federico: È nata da una co-produzione con Lax, un ragazzo che stiamo spingendo: abbiamo fatto questo beat che inizialmente dovevamo dare ad Emis Killa per un suo progetto, alla fine però non è riuscito ad includerla, ma ci sembrava uno spreco non utilizzarlo.
I brani più dance, che ricordano la musica club anni Novanta, sono molti. L’idea era quella di non avere un disco esclusivamente hip hop e accontentare ampiamente la vostra fanbase o tutto ciò nasce da una vostra esigenza?
Federico: Ci siamo fatti influenzare solamente dai sound che più ci piacciono o che ci hanno formato. Per esempio, la dance a cassa dritta la ascoltiamo dai tempi di Hit Mania Dance, quando eravamo alle elementari. Lo stesso vale per quanto riguarda le sonorità hip hop, che hanno sempre fatto parte della musica che abbiamo ascoltato di più. Abbiamo cercato di essere i più genuini possibili.
Con quali criteri avete scelto gli artisti da mettere sui beat?
Pietro: Abbiamo deciso un po’ per genere e un po’ a orecchio. Per esempio, Ready Battle Fight è nata mandando una cartella con più o meno quelle sonorità a Gemitaiz e lui ha scelto quel banger lì.
Qual è stato il brano più difficile da portare a termine?
Federico: Berlusconi perché inizialmente era stato affidato ad un altro artista che a sua volta aveva fatto un featuring con un altro artista internazionale, ma purtroppo ci sono state delle dinamiche per cui non sono riusciti ad essere sulla traccia. Su questo beat hanno registrato sei persone diverse, ma alla fine abbiamo scelto solo Jake, Speranza e Nitro.
Qual è il processo creativo che seguite per produrre i brani?
Pietro: Vivendo in due paesi diversi, ultimamente il processo creativo tra me e Fede è tutto a distanza. Dropbox e tutte le piattaforme digital per produrre aiutano molto il nostro processo. Noi, generalmente, siamo molto versatili, quindi facciamo beat di tanti generi diversi che variano dal pop, al rap anni Novanta, alla trap francese o alla cassa dritta. Questo nostro essere versatili ci dà modo di spaziare tra tanti artisti diversi.
Quanto questa doppia sede di cui parli (Federico a Milano e Pietro a Los Angeles) ha influenzato la creazione del disco?
Pietro: Per certi versi è stata la chiave del progetto. La quarantena ci ha bloccati in due Paesi diversi costringendoci a questa “relazione a distanza” che ci ha influenzato molto. Quando io ero a Los Angeles scrivevo brani con autori americani, mentre Fede era più focus a Milano. In un secondo momento abbiamo miscelato i brani, tra una città e l’altra. Questo processo creativo, influenzato dal fuso orario di 9 ore, è una forza che ci mantiene operativi 24/7.
Quali brani sono stati pensati e prodotti a Milano e quali invece a Los Angeles?
Pietro: Il pezzo di Arlissa e Gemitaiz è stato elaborato in tre città diverse: Los Angeles, Roma e Milano. Io ero a Los Angeles con Arlissa, mentre i ragazzi erano qui in Italia. Lost invece è nata durante una session che abbiamo fatto in studio tutti insieme: eravamo io, Fede e Nstasia, abbiamo registrato la top line che abbiamo poi mandato a J-Ax.
Quale brano identifica meglio Roof Top Mixtape Vol. I?
Pietro: Va molto a periodi, alcuni giorni ti risponderei il pezzo con Kilimoney perché mi dà spinta, mentre altre volte mi sento in una vibe più newyorkése e allora mi ascolto il pezzo con Vettosi. Alla fine, però, quello che identifica meglio il progetto è Ready Battle Fight, secondo me è il pezzo più forte del disco.
Immagino ci sia qualche artista che vi ha detto di no.
Federico: Ovviamente c’erano tanti artisti italiani che avremmo voluto nel disco o con cui magari abbiamo già dei pezzi che però non siamo riusciti ad includere. Non è detto che non ci saranno in un altro episodio del mixtape.