dark mode light mode Search Menu
Search

A fare il Coez, alla fine, il migliore è sempre Coez

Il nuovo Coez ha un non so che di Fedez, questo è ciò che penso mentre ascolto la strofa di Come nelle canzoni. Sarà quel mix tra pop e rap, sarà la voce baritonale e graffiante che emerge dai pad morbidi e smussati. Non so dirlo con esattezza. Ad ogni modo questo mood in cui l’artista naturalizzato romano si muove da anni si conferma anche quando, nel ritornello, abbiamo lo switch: e allora via le barre, che entrino (per non uscire mai più dalle nostre teste) le melodie “alla Coez”. Fin qui tutto abbastanza prevedibile, verrebbe da pensare. Infatti il brano è buono, ma non troppo sorprendente. Se non altro perché oggi quella zona franca di cui sopra, viene associata, più o meno consciamente, agli artisti senza una vera identità. A quelli cioè a cui piace sembrare un duro, con l’attitudine del rapper fuorilegge ma nel contempo un sex symbol wannabe dall’anima romantica, non so se mi spiego.

In questo scenario però, precisiamolo, non rientra Coez. A lui il pop piaceva anche prima dei dischi di platino. Anche perché troppo spesso ci dimentichiamo che questa che possiamo definire una terra di mezzo, ma senza ombra di dubbio non una terra di nessuno, è frutto di un processo quasi di avanguardia portato in atto anche da Coez (prima di lui ci avevano provato, con discreto successo, Neffa e pochi altri). Perché se questo soft rap è sempre più somigliante ad un Eden discografico inflazionatissimo, è quantomeno doveroso ricordare che l’epiteto di “ritornellaro alla Coez” è stato per lungo tempo abbastanza dispregiativo. Coez l’ha cercato, l’ha forgiato e infine l’ha portato alla sua massima popolarità, salvando i palinsesti radiofonici da decenni di Pausini e Antonacci.

Ma accantoniamo per ora il tema dell’omologazione e torniamo al ritornello di Come nelle canzoni. C’è evidentemente un ritorno alle vibes di È sempre bello, ma badate bene, intendo il singolo, non il disco in toto, perché quello invece aveva molte influenze pop rock Made in Italy anni Ottanta (alla Vasco per intenderci). E poi c’è il testo: una costante per Coez. Perché nella sua semplicità, la poetica con cui Silvano ci racconta amore e dintorni, lascia spazio a pochi dubbi sulla bontà della sua penna. Insomma, pur non sapendo ancora molto sul nuovo disco, dobbiamo essere consapevoli del fatto che una canzone tiratissima e violenta come Wu-Tang ogni tanto vede luce, ma anche che a fare il Coez, alla fine, il migliore è sempre Coez.