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Come suona “Beautiful James”, il nuovo singolo dei Placebo?

In bilico sul cornicione di un palazzo. Brian Molko lo inquadreresti così, con quell’aria irriverente, pronto a sfidare chiunque vi si ritrovi giù di una decina di piani in strada, in total black unghie comprese, a rappresentanza di quello che oggi è il conclamato gender fluid, nell’allora golden age della musica britannica. Erano gli anni Novanta e i Placebo si imponevano a livello internazionale come degni eredi del post grunge, cavalcando l’onda del brit pop, in veste di portatori sani di un glam rock rivisitato. Ebbene, dopo otto dischi sfornati e una pausa di eguale numero di anni, ecco che in un venerdì 17 ritornano Molko e Olsdal con il pezzo che anticiperà la nuova release discografica in arrivo. Attenzione, abbandonate ogni speranza di ritrovarvi col fiato sospeso al decimo piano in procinto di buttarvi giù: Beautiful James è indubbiamente un pop-rock ben confezionato, seppur con nessuna nota innovativa. Sound accomodante e prevedibile, non pervenuta traccia di sperimentazione alcuna della band, che a questo punto viene da pensare non voglia nascondere il piacere di ritornare sulle scene e di farlo rimanendo nella propria comfort zone degli ultimi tempi.

Se Loud Like Love è l’ultima testimonianza che i Placebo di Without You I’m Nothing non ci sono più, Beautiful James sembra voler ribadire il concetto, il che se da un lato porterà all’ennesima delusione, ormai tramutata in rassegnazione dei fan storici, dall’altro riuscirà potenzialmente a conquistare una buona fetta di nuova generazione, la stessa che molto probabilmente al debutto di Molko ancora non era nato. Parliamoci chiaro, la canzone non richiede grandi ascolti, è un easy listening in cuffia senza i suoni massicci di Taste in Men, l’impatto di Pure Morning, né tantomeno le chitarre ipnotiche di Special Needs. Ma l’intenzione, l’imprinting e l’essenza dei Placebo è tutta nella voce, unica, penetrante e pungente, in grado di far presa anche alle orecchie più pigre. E ti pare anche stavolta di vederlo, Molko, dall’atteggiamento sfrontato, dallo stile androgino, sul cornicione di un palazzo. Stavolta però nessuna ansia. Il salto nel vuoto non lo fa.