«Ma che cosa bisogna fare per avere un po’ di dolcezza in questa famiglia?», chiede Carlo (Josh O’Connor) alla sorella Anna (Erin Doherty) durante un confronto a proposito della sua complicata situazione matrimoniale. Carlo e Anna però non sono due fratelli qualsiasi, sono i figli di Elisabetta II (Olivia Colman), Regina del Regno Unito. Ed è intorno a questa domanda – tra anaffettività e senso del dovere – che si dipana tutto lo sviluppo della quarta stagione di The Crown, da oggi disponibile su Netflix. Che lo vogliamo o no, la storia dei Windsor ci accompagna da sempre. Una famiglia difficilissima in cui la Corona viene prima di qualsiasi altra cosa. Tutto è sacrificabile in nome della successione, dello stato e dell’equilibrio istituzionale. Anche in questa stagione – e di conseguenza parimenti nella loro vita reale – tutti ne pagano il prezzo. E sebbene non sempre le storyline sono sviluppate in maniera sufficientemente completa, il senso soffocante dell’ineluttabilità della Corona è sempre in primo piano.
Ne fa le spese l’indomita sorella di Elisabetta, Margaret (Helena Bonham Carter), che per sfuggire alle sue rinunce imposte, cerca rifugio nella vita mondana sino all’ultimo. Ne fanno le spese i quattro figli della Regina, ritratti come infelici, gelosi, rancorosi e che la madre riceve a turno per cercare di capire più qualcosa di sé stessa che di loro. Ne fanno le spese i celeberrimi Carlo e Diana (Emma Corrin), che vengono raccontati come indotti al matrimonio per i motivi sbagliati e per i quali le insicurezze personali mettono la pietra tombale sul loro matrimonio. E poi c’è la Nazione su cui regnare. C’è l’ascesa di Margaret Thatcher, interpretata magistralmente da Gillian Anderson: un personaggio incredibilmente severo e con un’empatia che era prossima allo zero ma che credeva fermamente nell’impegno e nella perseveranza nel raggiungere gli obiettivi.
Due donne al potere, una Regina e Capo di Stato, l’altra Primo Ministro. Eppure, la narrazione ci consegna un rapporto tra le due in cui la mancanza di empatia ed il peso delle responsabilità la fa da padrone. Non basta andare a caccia a Balmoral, abitare a Buckingham Palace e villeggiare a Windsor per essere felici dunque. Anzi, i palazzi diventano spesso delle prigioni, il protocollo una camicia di forza, le riunioni di famiglia dei consessi soffocanti ed i viaggi di stato un motivo per contendersi le attenzioni dei giornali e del popolo. Un gioco lento, crudele e immutabile nel tempo che distrugge tutto e tutti. Questo sino alla fine della narrazione di questa quarta stagione che, fosse anche solo per lo sguardo impietoso e non sempre riverente sui personaggi, merita di essere guardata. Ma arriverà la quinta e lì, come la storia recente ci ha insegnato, i Windsor imploderanno e molte cose cambieranno. Ma per ora quello che ci consegnano questi nuovi episodi di sicuro non è il racconto di una favola.