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Francesca Michielin, tra “2640” e il Vicenza in Serie B: «È stata una tragedia»

Sta per arrivare il nuovo disco della dolce (anche se a volte s’incazza anche lei) Francesca Michielin. Forte di due singoli di successo (Vulcano e Io non abito al mare) 2640 – questo il titolo dell’album – racconterà della crescita di Francesca, delle sue esperienze e della sua visione del mondo. «2640 è composto da tre anime distinte, rappresentate da tre triangoli colorati che compaio sulla copertina del disco», spiega Francesca. «Il primo triangolo rappresenta un vulcano rosso, come le parole più crude da comunicare. Il secondo è un mare, blu e caotico, da imparare a ascoltare. E il terzo è una montagna, alta, dove si arriva sulla cima solo per provare a immaginare. Sono cose contrastanti tra di loro, ma con questo disco, usando questi tre temi, sono riuscita a dire tutto quello che volevo».

Un disco nato in collaborazione con i più importanti cantautori della nuova generazione, da Tommaso Paradiso, leader dei Thegiornalisti, a Calcutta, con cui ha firmato ben tre pezzi: «Undici canzoni su tredici sono state scritte da me con un processo molto impulsivo e viscerale e vulcanico. Diverso invece è stato per quelle scritte in collaborazione per le quali è stata dominante la voglia di divertirsi e di mangiare tanti falafel (un piatto tipico del Sud Italia ndr.) insieme». In 2640 si parla molto anche di sport, una passione quasi maniacale per Francesca. La Formula 1, San Siro, la Curva Nord e La serie B, brano scritto con Calcutta e ispirato alla retrocessione del Vicenza in Serie B (e poi in Lega Pro) come metafora di una grande delusione d’amore: «A casa mia è stata una tragedia. Siamo tutti supertifosi. Ho pianto. Ma la Serie B è anche uno stimolo per ripartire, per lottare e riconquistare ciò che si è perduto a testa alta». Altro argomento che ritorna spesso durante la lunga chiacchierata con Francesca è quella della comunicazione, argomento ripreso anche nella prima canzone del disco (un brano-manifesto programmatico che valorizza lo scambio e l’incontro).

«Stiamo andando molto veloci, possiamo andare ovunque in un attimo a prezzi bassissimi. Possiamo parlare con chiunque, ma lo facciamo troppo velocemente, forse ci stiamo perdendo dei pezzi, manca qualcosa. Ed è troppo facile fraintendere. Quindi, cosa ci stiamo perdendo? La comunicazione non è soltanto parlarsi, è anche sentirsi, essere in connessione». Unico brano in inglese è Lava ed è anche il più violento e vulcanico del disco sia per il testo, sia per la scelta di impiegare suoni di pancia, dinamiche tribali ed effetti acidi. E proprio parlando del brano la cantautrice spiega come, dal suo punto di vista, le donne siano ancora considerate meno degli uomini: «Cosa che è allucinante, ma ancora ben radicata nelle generazioni più anziane». Finale invece dedicato alle nuove leve della musica (cantautorale) italiana su cui la Michielin non ha dubbi: «I Måneskin? Sono fighissimi. Cosmo e Calcutta? Sono praticamente dei parenti».