Noel Gallagher è felice e in splendida forma. Parola di Noel stesso. E io gli credo. Questa è la netta sensazione che mi ha lasciato a valle dell’affollatissima conferenza stampa di presentazione del nuovo disco tenutasi in uno degli hotel più lussuosi del capoluogo lombardo. Occhiali da sole e giubbetto di pelle, compagni inseparabili ed eccolo arrivare. Who Built the Moon? (per la cronaca, è il titolo di un libro che parla di teorie strane sul sistema solare non particolarmente convincenti ma tant’è, il titolo ci piace) è sicuramente pregno dell’influenza di David Holmes, produttore nordirlandese: pare che ogni pezzo sia stato scritto con lui. Vietatissimo comporre qualcosa che ricordasse il passato (e questo alla fine ha dato i suoi frutti). La porta dello studio è stata lasciata aperta per Paul Weller ma anche per Johnny Marr, che ha suonato la chitarra e l’armonica in If Love Is The Law. Due collaborazioni ideate non solo per dare testimonianza ma soprattutto per lasciare il segno di un momento decisivo nella carriera del più grande dei Gallagher.
Ma com’è questo disco? La definizione «cosmic pop» è quella usata da Noel. È il suo disco più rock & roll (o almeno quello che sente tale): «Perché il vero senso del rock è la libertà e la speranza». Who Built the Moon? è anche un prodotto che per l’ex Oasis dovrebbe funzionare come antidoto per le brutture del mondo, brutture che «con una chitarra in mano è facile cantare. Ma c’è troppa noia nel mondo, nel rock, nella politica. Troppe rock band (Green Day, Queens of the Stone Age e Foo Fighters ndr.) scrivono e cantano le notizie ed è noioso: Donald Trump è noioso, la politica è noiosa, il tizio basso e grasso in Corea del Nord è buffo d’aspetto, ma è fottutamente noioso. Ora la vera rivoluzione è essere portatori di speranza e io sono un rivoluzionario». E parlando di musica, i suoi artisti preferiti sono gli U2 e i Kasabian (così, per fare due nomi che nessuno conosce) mentre il suo disco preferito degli ultimi tre anni è dei Jungle (una gruppo soul londinese).
Poteva mancare il calcio? Sia mai, siamo in Italia. «Guardiola? Un Messia. Il Messia meglio vestito del mondo del calcio, mi dispiace per il Napoli», dice Noel senza pensarci troppo. Essendo prossimo ai cinquanta, carinamente qualcuno dei presenti lo fa notare. Ma lui invecchia con grazia (o almeno così dice) e soprattutto è felice, in particolar modo di aver scoperto un lato avventuroso del suo carattere scrivendo questo disco, condito da un senso di gioia e speranza. Non poteva ovviamente mancare l’argomento Liam e il suo nuovo disco (uscito ad ottobre 2017), ma la risposta arriva secca: «Who cares?». Le gioie della famiglia! Certo, l’uscita praticamente in contemporanea dei due lavori è bizzarra. A proposito delle polemiche, in cui il fratello pare particolarmente arrabbiato con lui ci giunge accorata una richiesta: «Fatemi sapere perché. Forse ha bisogno di uno psichiatra».