Nelle sue canzoni parla perlopiù di amori finiti, di malinconia. Scrive ispirandosi ai Beatles e agli Oasis, ama alla follia Miley Cyrus ma ai concerti ha la t-shirt degli Iron Maiden. Flavio è un tipo lunatico, sensibile, profondo. Uno la cui ascendente la percepisci anche quando timidamente balbetta prima di risponderti a una domanda. È uno di quelli che ce l’ha fatta perché è vero, uno senza sovrastrutture che, come ha ribadito nella nostra chiacchierata, preferisce di gran lunga portare avanti le canzoni a se stesso. In una scena musicale dove sembra una costante parlare di “sigarette fino alle sette”, caschi con su scritto Welcome to Favelas e giornali con Papa Francesco, lui ha ancora voglia di parlare di amori intangibili, concettuali, fatti di superbattiti e incubi in testa. E mentre Liberato ci parla della sua Napoli, Carl Brave X Franco 126 della loro Roma e i Coma_Cose della Milano che respirano, quella di porta ticinese, lui è più un cittadino dei sentimenti universali.
Gli struzzi mettono la testa sotto la sabbia per timore,
anche tu all’inizio non ti mostravi per lo stesso motivo oppure è stata
una mossa di marketing?
Escluderei la mossa di marketing perché non mi ritengo così intelligente
(ride). In realtà più che un timore era la voglia di attirare
l’attenzione solamente sulla mia musica. È stata una mossa pensata e
fatta all’improvviso per mantenere la mia riservatezza, per dividere la
musica dalla mia persona.
Niccolò Contessa de i Cani è il vero pioniere della scena indie romana: ha lanciato Calcutta e rilanciato Coez col brano Faccio un casino. Gazzelle invece come nasce?
Io non ho avuto un Niccolò Contessa, che oltretutto considerò uno dei più forti di questo panorama. Gazzelle
nasce come cantautore. Il mio è stato un percorso semplice: ho scritto
sempre canzoni fino a quando poi non ho avuto l’esigenza di cantarle. Ho
messo così su una band, ho registrato un disco e l’ho fatto ascoltare a
più persone possibili fino a quando per fortuna è arrivato alle persone
giuste che mi hanno dato una grossa mano.
Il momento quindi più importante è stata la firma con Maciste Dischi?
Si certo, da lì in poi è cambiato tutto. Da solo non avrei avuto né i
mezzi né le energie per fare tutto quello che ho fatto e farò. Io sono
dell’idea che chi canta deve pensare solamente a cantare.
Su YouTube gira un video in cui canti Bella ciao ma,
a prescindere dall’ideologia politica, possiamo dire che Flavio è il
Beppe Grillo dell’itpop, cioè la novità che piace veramente un po’ a
tutti?
Oddio, è un po’ azzardato come abbinamento (ride). Se dovessi scegliere
qualche uomo politico da paragonare al mio iter musicale non sceglierei
di certo lui. Grillo si è fatto strada in maniera populista mandando affanculo tutti mentre io mi sono fatto strada in punta di piedi.
Balena è il mio brano preferito di Superbattito, ma è un po’ criptico e mi sono sempre ripromesso di chiederti a cosa si riferisce.
È nata come tutte le mie canzoni: all’improvviso davanti ad una tastiera. Quel pezzo è un insieme di immagini astratte, sicuramente il più fantasioso che io abbia mai scritto. Lo trovo un pezzo dolce e soprattutto un pezzo dove si mischia l’amore puro che tutti noi sogniamo e l’amore reale.
La maggior parte delle volte parli di storie d’amore finite, mi sembra un po’ il tuo marchio di fabbrica. Giusto?
Per parlare di una storia d’amore bisogna che questa sia finita, perché mentre la stai vivendo la devi appunto vivere.
I fan devono augurarti di non trovare la persona giusta oppure scriverai anche di momenti stabili e sereni?
Le mie canzoni non sono il mio diario sono più delle proiezioni; delle
immagini che ho nella testa. Il novanta percento delle volte derivano da
vita vissuta mentre quel dieci percento parlano della vita che vorrei
vivere o della vita che avrei voluto vivere. Non è tanto quello che mi
succede che finisce nelle canzoni ma è più l’ispirazione che deriva da
quello che mi succede e che mi sprona a scrivere canzoni. È un modo per
terapizzarmi (ride).
Sei quindi un tipo a sangue caldo o a sangue freddo?
Dipende, un po’ tutte e due. Sono una persona molto romantica e
sensibile però nello stesso tempo sono una persona anche cinica. Devo
dire la verità, ancora non mi conosco al cento per cento.
Spiderman ha i sensi di ragno, Gazzelle ha il superbattito. Ci spieghi come è nata l’idea del titolo dell’album e soprattutto cos’è il superbattito?
L’idea del titolo è venuta all’improvviso. Fino a dieci giorni prima di pubblicarlo volevo chiamarlo Zucchero filato, poi quando ho scritto Meltinpot, che è uno degli ultimi pezzi che ho scritto di quel disco, e mi sono ritrovato nel testo la parola superbattito mi sono detto: «Cazzo, ci voglio chiamare tutto il disco». È in realtà una parola inventata quindi mi piaceva mettere come titolo una parola che fosse solo mia. Quando parlo di superbattito intendo un mix di emozioni forti che è un po’ la sintesi del disco.
La più nota testata di musica in Italia ti ha un po’
stroncato all’uscita del disco. Credi che nella vita se qualcosa vale,
alla fine, prima o poi, arriva anche se te la gufano?
In realtà credo sia stata una vicenda figa. Le critiche, come dice anche
il mio manager, sono importanti quando ti danno il minimo o il massimo,
nel caso di quella testata lì una stella o cinque. Il tempo poi mi ha
dato ragione. Comunque, la critica della stampa non mi interessa, quello
che mi interessa sono i pareri dei fan e su questo sono messo bene
(ride). Anche Vasco Rossi e Rino Gaetano
(i suoi artisti italiani preferiti ndr.) sono stati all’inizio della
carriera stroncati dalla stampa… ma poi sappiamo tutti com’è finita per
loro.
Lo squalo è l’unico animale sulla terra ad aver raggiunto
l’equilibrio evolutivo. In pratica tutti ci adattiamo a ciò che ci
circonda ma lui no. Anche tu stilisticamente hai trovato la quadratura
del cerchio, o sei in continua evoluzione?
Mi piace cercare in continuazione qualcosa di nuovo e sperimentare sulla
scrittura e sul sound. È una libertà che mi godo poiché non faccio un
genere chiuso. Il mio secondo disco sarà diverso dal primo e il terzo
sicuramente diverso dal secondo.
Cosa stai ascoltando in questo momento?
Sono lunatico anche sulla musica che ascolto. Ultimamente però mi sono
chiuso a scrivere nuove canzoni e mi è capitato di cercare ispirazione
ascoltando gli Oasis e la discografia pop dei Beatles.
Sto cercando un sound che si possa avvicinare a quello inglese; molto
suonato e con pochi synth. Insomma, sto cercando l’essenza di quei suoni
eterni.
Dopo l’uscita dei singoli Sayonara, Nero, Meglio così e Martelli sei passato da gazzella a predatore. Cosa c’è nel tuo futuro?
Quelle di venerdì, sabato e domenica saranno le ultime date del tour,
poi mi fermerò per scrivere il nuovo disco. In questo anno ovviamente ho
scritto nuove canzoni che completerò nei prossimi mesi quando entrerò
in studio. La mia idea ora, come ti dicevo, è quella di andare a
scarnificare un po’ il sound per arrivare all’essenza della canzone.
Sicuramente verrà fuori un disco emozionale; non ho nessuna intenzione
di produrre hit o commercializzarmi, anzi voglio andare a cercare
l’eternità delle canzoni. Ecco: voglio scrivere canzoni che durino per
sempre.
Che alla fine è un po’ l’obiettivo di tutti gli artisti.
Si esatto. Al momento non sono proiettato a cercare di fare musica spudoratamente mainstream e pop. Voglio semplicemente scrivere canzoni belle e arrangiarle nel migliore dei modi possibili.
All’Atlantico e all’Alcatraz saliranno sul palco degli ospiti
per te molto importati. Perché proprio Gabry Ponte, Zero Assoluto e
Luca Carboni?
La scelta è ricaduta su di loro perché c’è un legame affettivo. Gli Zero Assoluto
mi sono venuti in mente subito perché sono stati la colonna sonora
della mia adolescenza. Ho voluto fare un’operazione nostalgica senza una
logica di marketing, anche perché li ho annunciati quando le date erano
già sold out. Se ci pensi è tutta musica anni novanta. Quella musica
che ascolti da bambino e ti resta addosso quindi per me sarà una grande
figata insieme a loro.
In una delle tue canzoni canti che non vai più in discoteca ma alla fine hai invitato Gabry Ponte al tuo concerto.
Infatti canto “Non ci vado più in discoteca” non che non ci
sono mai andato (ride). In realtà ci sono stato così tanto che ad un
certo punto ho sentito l’esigenza di non andarci più… che comunque è una
scelta estrema.
Quindi con Gabry Ponte ricreerai una discoteca sui palchi di Roma e Milano?
Con Gabry penso proprio che si ballerà.