Utilizzare espressioni generiche come “eclettico” o “outsider” per riassumere appieno le sfaccettature del personaggio che Marilyn Manson è riuscito a costruirsi e a proiettare nella cultura popolare nel corso della sua pluridecennale carriera risulta tanto riduttivo quanto scontato. Tuttavia, ciò che appare sempre più evidente col passare degli anni è che dietro alle polemiche che hanno da sempre accompagnato le sue scelte stilistiche e musicali, dietro alla controversia che viene naturalmente associata alla sua figura, dietro agli inquietanti riferimenti al satanismo e al nichilismo, si nasconde una capacità di comunicare il proprio immaginario personale, sociale e politico al pubblico che è superiore alla media. Dietro alle celebri maschere si nasconde un artista completo, capace di stupire o quantomeno di non lasciare mai indifferenti. Certo, l’abilità nell’incuriosire e talvolta turbare l’ascoltatore è sempre stata una delle caratteristiche più evidenti di Manson, ma mai come in WE ARE CHAOS, questa capacità è stata utilizzata in maniera tanto matura, introspettiva, personale e musicalmente accattivante.
Con WE ARE CHAOS, Marilyn Manson si allontana dalla fase più emo che aveva caratterizzato i suoi ultimi lavori per mettere insieme un progetto di una caratura musicale notevole attraverso una combinazione singolare ma coerente di generi e di tematiche. Il filo conduttore che tiene insieme l’intero progetto è l’introspezione, ovvero la capacità di individuare sé stessi e il proprio ruolo all’interno di una collettività che si sta avviando, in preda a un caos incontrollabile, verso la deriva: “We are sick/We can’t be cured”, canta nella title track; “It doesn’t matter/There is no tomorrow”, reitera nell’aggressiva Don’t Chase the Dead, come a sottolineare che sia troppo tardi per salvarci. E poi ci sono le riflessioni riguardo al proprio inguaribile dolore personale; “I’m not special/I’m just broken and/I don’t want to be fixed”, canta insieme alle chitarra di Solve Coagula; “Half-way and one step forward/Past the point of no” return, dice invece in Halfway & One Step Forward, canzone che per spessore e completezza si colloca indubbiamente tra i pezzi meglio riusciti dell’intero progetto insieme a Broken Needle.
Non mancano poi i riferimenti alla morte, argomento che ossessiona particolarmente Manson e che è spesso stato trattato all’interno delle sue canzoni; qui, è associato sia alla natura effimera della vita (“You’re dead longer than you’re alive”) che a una dimensione più soprannaturale (“Don’t chase the dead or they’ll end up chasing you”). Da un punto di vista musicale, il progetto è estremamente vario e completo, con influenze che vanno dal metal al rock e al grunge. Le atmosfere create dalle combinazioni di pianoforti, chitarre, sintetizzatori, batterie e organi creano un tappeto musicale su cui la voce di Manson può esprimersi senza alcun limite. WE ARE CHAOS è dunque un progetto completo – degno di un Marilyn Manson che è cresciuto ma non ha rinunciato al cinismo nel descrivere il mondo che lo circonda – con quella componente di follia che ha reso continua a rendere Manson un’icona assoluta della cultura popolare occidentale.