Voi quando succedono cose belle riuscite a dormire? Davide no, ma perché non vede l’ora di portare il disco in giro, dal vivo, in mezzo alle sue persone. È tutto nuovo, tutto si lascia sbirciare sotto una Nuova forma. Ed è forse proprio il nome dell’album (che inizialmente sarebbe dovuto essere Fuori fuoco) – e anche della title track – che trascina a sé stimoli e ci mostra come le cose cambino, si trasformino di continuo e ci permettano di capire chi siamo veramente. Sì, proprio noi dall’altra parte delle cuffie, o della transenna. Perché ciò che siamo emerge sempre nel momento in cui smettiamo di dare valore a quel che ci capita ed iniziamo a soffermarci su come reagiamo alla vita. Quando Neo parla con l’Oracolo, sulla panchina, le dice: «Tu sai già cosa farò, vero?», e lei risponde: «Se non lo sapessi bell’oracolo sarei. La scelta l’hai già fatta, sei qui per conoscere le ragioni per cui l’hai fatta». Ed è proprio in questo stralcio di dialogo delle Wachowski che raccogliamo tutto il senso degli ultimi anni di vita Shorty e di genesi del suo splendido disco. Dopo l’incendio che ha trasformato il suo studio in cenere è iniziato il processo di ricostruzione, ma non di un edificio fatto di mattoni, bensì di una struttura fatta di anima e tessuto intellettuale. Perché rimettersi in gioco, trovare speranza e coraggio nell’andare avanti nonostante tutto in certi momenti della vita può essere un vero super potere. «A volte la resistenza più grande è proprio non opporre resistenza».
Imparare ad osservare e riconoscere le proprie emozioni. Imparare a stare nel qui e ora. In equilibrio. La spiritualità è un tema caro a Davide Shorty. Parliamo di energia, di morte, di rinascita, di meditazione. La vita è un cambiamento costante. E Davide lo sa bene. In un mondo pieno di carne e di fisico il rischio è di dimenticare l’importanza di ciò che si può solo sentire (ma nell’accezione di to feel, non di to hear). Qual è il luogo che gli dà più ispirazione? Ci dice subito che è stato il mare. Il mare è un luogo “sospeso”, che però collega tutti i posti a lui cari, come Londra, New York, Milano, Roma, solo per citarne alcuni. Tra i featuring dell’album troviamo due vincitori di X Factor: Giò Sada e Casadilego. «La musica tocca chi deve toccare e dovrebbe vincere sempre». A Davide la competizione non appartiene, non è roba sua. Le collaborazioni nell’album sono nate tutte in maniera spontanea, con persone con cui c’è un’affinità e un rapporto, e questa cosa si percepisce. Il beat di Blablabla per esempio era destinato a Daniele Silvestri, che ha scritto la prima strofa poco dopo aver ricevuto la traccia, e ha preso forma anche grazie alla compagna di Davide (anche lei cantante) che le ha suggerito il titolo stesso della traccia e ha prestato la voce per i cori. Per Giò Sada il pezzo c’era già, un beat dalle corde decisamente più rock, con cui si sposa alla grande. Lo scambio tra artisti è importante e porta sempre a qualcosa di magico.

L’ultima cosa che hai fatto consapevole dell’essere nel qui ed ora senza pensieri intrusivi?
Durante la performance in Rai di Nuova forma mi sentivo davvero presente a me stesso, anche se non ero totalmente a mio agio perché fisicamente la stanchezza si faceva sentire. Ma nonostante i limiti ero lì. La differenza la fa come affronti un ostacolo. Bisogna imparare a non giudicarsi, a reagire in maniera costruttiva agli errori, ad agire nonostante tutto, senza restare fermi.
Pensi che la musica abbia un ruolo educativo?
Penso che la musica abbia un potere estremo, è lo specchio della realtà. Non credo però che spetti soltanto agli artisti educare a determinati valori e ideali. Noi non condanniamo un pittore che sceglie di rappresentare la guerra. Un artista sceglie cosa rappresentare e lo fa. Interpretare e filtrare ciò che vediamo ed ascoltiamo in maniera intelligente spetta a noi e alle Istituzioni che nascono appunto con uno scopo educativo, come la famiglia o la scuola. Gli artisti possono dire ciò che vogliono.
Cosa ti aspetti dal nuovo tour?
Voglio divertirmi senza farmi troppe aspettative, voglio che sia bello. Per alcuni fan questo è l’album migliore che abbia fatto finora.
E se, come giustamente ci ricorda Davide, ogni album è una fotografia di un periodo, questa ora è senz’altro la sua bellissima nuova istantanea. Noi ne abbiamo preso parte alla prima data nella Capitale, e abbiamo provato a metterci in posa con scarsissimi risultati. Sì perché ai live di Davide Shorty è impossibile rimanere fermi. Ci si lascia trasportare dal groove, dal sound maturo e consapevole di una band coesa che la musica la fa con la tecnica e con il cuore. La band è formata da Joe Allotta alla batteria e ai cori, Mavi Benigni al basso e ai cori, Roberto Iadanza alla direzione musicale e alle tastiere e Christopher Padilla Billa alla chitarra. E se per distinguere le sostanze basiche da quelle acide è necessaria una cartina al tornasole, beh, per distinguere un buon progetto da un grande progetto, la cartina al tornasole è senz’altro il live. E lo show romano ha confermato ancora una volta che la nuova forma di Shorty mantiene tutta la magia del passato, anzi la amplifica.