A Lucio Corsi basta poco per essere felice. I suoi strumenti musicali – pianoforte e chitarra (e possibilmente infiliamoci pure l’armonica) – la possibilità di fuggire dal caos di Milano per rifugiarsi nella quiete della sua amata Maremma, vivere la vita per poi metterla nero su bianco su un pezzo di carta, in uno studio di registrazione in cui sognare di essere un duro, ma capire al contempo di essere soltanto Lucio e sì: va benissimo così. Di Corsi si apprezza la gentilezza, la sua natura mite, posata e persino schietta, senza troppi giri di parole. Il suo merito è quello di essere diventato gradualmente (e forse anche un po’ inconsapevolmente) il cantautore che meglio incarna lo spirito del presente, in cui chiunque può rivedersi e sentirsi rappresentato: dal dodicenne vittima di bullismo alla ragazza trentenne che cerca il suo posto nel mondo e sembra non darsi pace per questo. Lucio sa dipingere affreschi di vita quotidiana con pennellate di poesia. Volevo essere un duro, il suo quarto album in studio, è anche il suo quadro perfettamente riuscito. «Questo disco è un viaggio nel tempo, un’esplorazione dei ricordi, veri o immaginari che siano», esordisce l’artista.
«Ho voluto raccontare storie di persone, di luoghi, di emozioni, cercando di dare voce a quei sentimenti che spesso rimangono inespressi». Le parole di Corsi dipingono indubbiamente un quadro vivido del progetto – al pari delle copertine che accompagnano la narrazione di tutta la sua produzione artistica – un mosaico di personaggi e situazioni che si intrecciano in un racconto universale. «C’è Francis Delacroix, l’amico fotografo, un manipolatore di immagini e di storie e poi Rocco, il bullo e compagno di scuola, un concentrato di energia primordiale».«Volevo essere un duro, ma ho scoperto che la fragilità è una forza. Questo disco è un inno alla vulnerabilità, alla capacità di accettare le proprie debolezze e di trasformarle in qualcosa di prezioso. Parla di noi, delle nostre paure e delle nostre speranze. È anche un viaggio emozionante che ci invita a riscoprire la bellezza della vita». A maggio sarà il turno dell’Eurovision, un’altra tappa importante nel percorso del cantautore maremmano. «Rappresentare l’Italia è una grande responsabilità – dice – ma sono fiducioso che la mia musica possa arrivare al cuore delle persone, al di là delle barriere linguistiche e culturali. Sul palco di Basilea non ci saranno grandi cambiamenti o sovrastrutture, sarà un’esibizione molto simile a quella di Sanremo. Però, porterò anche l’armonica». Lucio si lascia poi in un’esibizione dal vivo, Nel corso della conferenza stampa, Corsi ha presentato dal vivo con cui present nella sua quasi interezza l’LP scritto e composto interamente in collaborazione con Tommaso Ottomano, che ne ha anche curato la produzione insieme ad Antonio “Cuper” Cupertino.

Un’anteprima che conferma la potenza evocativa della sua musica. Si spazia dai brani più introspettivi, in cui l’artista si mette a nudo (Tu sei il mattino, Sigarette, Volevo essere un duro) alla parentesi all’insegna del talking blues con pezzi come Francis Delacroix e Let There Be Rock. C’è il tragicomico di Situazione complicata, in cui Corsi fa i conti con la complessità dei sentimenti umani attraverso un’ironia amara; e la sgangheratezza da dandy decadente de Il Re del rave. E ancora, il duello interiore tra il sé fisico e metafisico (Questa vita), ma soprattutto il valore dell’amicizia (Nel cuore della notte) – quelle profonde, indissolubili, destinate ad appiccicarsi sulla pelle per il resto dei nostri giorni. In un mondo ossessionato dalla ricerca della perfezione, dai featuring e delle collaborazioni di una certa caratura, dalle produzioni ultra ricercate e dalla ricerca dell’occhio di bue puntato su di sé H24, Lucio Corsi e i suoi testi, così ricchi di metafore e giochi di parole pronti a rincorrersi, è ciò che avremmo voluto sentire in cuffia fin dalla nostra adolescenza, l’antieroe che ci fa sentire meno incompresi, soli o in difetto.