Affreschi di vite fragili per tenere compagnia alla sigaretta che ti spegni nel caffè a colazione. Forse va ascoltato così Blindness, nuovo urlo esploso in gola ai The Murder Capital, per chi ancora non è sazio del post-punk in salsa gaelica. E se c’è una cosa che impressiona subito è il contrasto: quello tra la densità del suono – sigillo di garanzia sulla qualità la produzione di John Congleton, già al loro fianco in Gigi’s Recovery – e la limpidezza della scrittura, della voce. Chitarre in preda al panico adagiate su confessioni delle tre di notte. «Siamo fatti di punti ciechi», aveva spiegato McGovern a NME presentando l’album lo scorso novembre. Con dedizione imprecisa – che bello, non avere certezze sempre – la band irlandese li va a cercare uno per uno, li fruga; un lavoro senza riconoscenza fatto di «ore divorate sotto soffitti senza amore», come cantano in una delle strofe di Words Lost Meaning.
E mai titolo fu ossimoro migliore, in un susseguirsi di brani dove ogni parola ha il peso di un macigno rotolato sopra l’urgenza del reale. Quattro tracce violente nella loro dolcezza, con echi di Fontaines D.C. e Idles, o quattro battesimi di schiaffi, in apertura. Poi un cuore dolce a cantare la violenza, quella del nazionalismo e del patriottismo – cieco, non a caso – raccontato in Love of Country: “Puoi biasimarmi per aver equivocato il tuo amore per la Patria per odio verso gli uomini?”, frase che a fine dicembre era stata inserita dal gruppo all’interno di un murales esposto a Chatham Row, Dublino centro, a fianco di una bandiera palestinese. Nessun crescendo, nessun decrescendo: tra le tracce di Blindness si può oscillare, ci si riscopre all’improvviso esposti, quasi vulnerabili. Non ci si dice addio con la fame di chi vuole spiccare il volo, ma piuttosto con la pacata acidità di chi trascina le proprie ali (Trailing a Wing), quelle stesse ingombranti ali che svettano nere in una copertina uscita dalla palette di Munch, fuori dalla porta di una festa di cui non si è capito molto – ma poi alla fine che c’era da capire? Bastava sentire, per una volta.
«Ci concentriamo su ogni cosa – racconta ancora McGovern parlando dell’album – e andiamo incontro a ogni persona, obiettivo o canzone con lo spirito più autentico possibile. Ma al tempo stesso è una presa di consapevolezza potente quando ti rendi conto di quanto non puoi vedere». Nel bel mezzo di questa nuova cecità, orbi, i The Murder Capital non deludono le aspettative di chi li attendeva al varco dopo i bei riscontri di Gigi’s Recovery e dimostrano di vederci ancora meglio di prima, vibranti dopo due anni di tour con tanto di bacio in fronte artistico dalle sacre labbra di Nick Cave e già pronti a tornarci – il prossimo 5 maggio l’unica data italiana all’Alcatraz di Milano, prima di volare in Svizzera, Germania, Repubblica Ceca, Belgio, Olanda e Francia. Tra sentimenti che non sempre si lasciano afferrare e ancora meno spesso si possono o si lasciano dire. Suonare, quello sì.