Duecentocinquanta milioni di stream, un album di debutto al numero uno nel 2021, date sold out in giro per il globo ed un terzo album fresco di stampa. Gli Inhaler chiudono il 2024 ed aprono il nuovo anno a suon di singoli, degne anticipazioni di Open Wide, terzo disco all’attivo che suonerà presto in arene e club in un lungo tour già annunciato. Accolti al debutto dalla legittima curiosità e malizia di chi legge Inhaler come “la band figlia di”, gli irlandesi, poco più che ventenni, hanno aperto concertoni di Pearl Jam, Arctic Monkeys e Kings of Leon, costruendo a suon di chitarre, diffidenze e stream un marchio di fabbrica, come testimonia la ® che campeggia in copertina di Open Wide. Curati i tagli e i lividi del secondo disco (Cuts and Bruises), dopo lunghi viaggi notturni in auto, gli Inhaler abbandonano la fredda e grigia Irlanda per risvegliarsi in una assolatissima Los Angeles a bordo di una decappottabile. Alla guida, il saggio Kid Harpoon (già produttore di Harry Styles, Florence + The Machine) accompagna gli irlandesi in un luminoso ed ottimistico viaggio verso il pop.
Open Wide, nomen omen, è infatti un’apertura al nuovo, un’audace mossa costruita su quel marchio registrato fatto pur sempre di chitarre, ma con riff più catchy e radiofonici, in cui ti pare di vedere Elijah Hewson scambiarsi sguardi di intesa con Harry Styles, a cui tra l’altro ha fatto da opening act in passato. “It Won’t always be like this”: lo dicevano gli stessi Inhaler. E questo suona oggi come un’incredibile profezia avverata. Eddy in the Darkness apre il disco con una freschezza che preannuncia il mood dell’intero progetto discografico. Non viene difficile immaginarlo come anthem da apertura concerti in arene. Billy (Yeah Yeah Yeah) sfornato come nuovo singolo della band, dopo un primo ascolto, riesce a far ondeggiare anche il più scettico, con sonorità morbide ed aperte che si trascinano fino ai due singoli già noti, Your House e A Question of You, dai riff che ti si appicciano alle orecchie. Contro il pop da facile orecchiabilità, che apre ad altrettanto facili pregiudizi, vi si rintraccia una maggiore maturità nei testi, testimonianza di una consapevolezza e leggerezza ritrovate dalla band. Nessuna ansia o pressione per il nuovo disco, ma voglia di sperimentare, di mescolare i diversi ascolti e background sotto le sapienti mani del produttore Harpoon, all’ombra di una palma sotto il caldo sole di Los Angeles.
E così Again ha quel groove irresistibile di basso che ti riporta all’ondeggiamento di cui sopra, mentre Open Wide conduce in un tunnel ipnotico di house e shoegaze in un riuscitissimo condensato di reference. Versi come “I’ll stay with you when you are cruel to the violent thoughs in your head” valgono tutta la title track e l’intero disco. Se The Charms si addentra in un’atmosfera più riflessiva, in Still Young percepiamo lontane reminiscenze alla Springsteen, mentre X-Ray ci ricorda (o fa rimpiangere?) i vecchi Inhaler. Il disco chiude le sue larghe braccia su Concrete e Little Things, collezionando le più disparate ispirazioni, dal revival anni Ottanta, ai Talking Heads, passando per i T-Rex, fino ad un balzo temporale al pop anni Duemila. Che il terzo disco rappresenti la resa dei conti di una band è indubbio. Sta ora scegliere se premiare il coraggio degli Inhaler di non cullarsi nella zona di comfort o banalmente demonizzare una legittima virata all’attraente pop da arene.