dark mode light mode Search Menu
Search

Tutti gli album di David Bowie dal peggiore al migliore

Dai primi passi incerti del debutto del 1967 fino all’intensa e commovente opera finale della sua vita “Blackstar”, ogni album di David Bowie riflette una fase diversa del suo genio


David Bowie è stato un artista camaleontico, capace di reinventarsi continuamente e attraversare decenni di evoluzione musicale con coraggio e creatività. Dai primi passi incerti del debutto del 1967 fino all’intensa e commovente opera finale Blackstar, ogni album riflette una fase diversa del suo genio. Questa lista celebra non solo i suoi trionfi, ma anche le sperimentazioni meno fortunate che hanno contribuito a costruire una carriera senza eguali.

25. David Bowie

Il debutto di Bowie riflette un giovane artista in cerca di identità. Lontano dal glam rock e dall’elettronica che definiranno la sua carriera, questo album si muove tra folk, pop e psichedelia. Pur essendo interessante per comprendere i primi passi dell’artista, David Bowie non ha ancora la forza innovativa dei suoi dischi futuri. È un lavoro che segna l’inizio del cammino, ma risulta acerbo rispetto alla grandezza che seguirà.

24. Never Let Me Down

Never Let Me Down è un album che segna un passo indietro nella carriera di David Bowie. Troppo commerciale e privo della profondità musicale a cui ci aveva abituato. La produzione è datata e molti dei brani suonano forzati, senza l’energia e l’innovazione tipiche dei suoi lavori migliori. Nonostante qualche canzone interessante, l’album non ha il potere di attrarre come i dischi precedenti.

23. Tonight

Un altro esperimento commerciale che non ha il fascino dei dischi precedenti. L’album tenta di mescolare reggae e pop, ma il risultato appare poco autentico e superficiale. Sebbene alcuni brani siano orecchiabili, l’intero album manca di sostanza e originalità, rappresentando un’involuzione rispetto al Bowie degli anni Settanta.

22. Pin Ups

Un album di cover che non riesce a replicare l’innovazione di altri lavori. Sebbene ci siano interpretazioni interessanti, l’album si sente più come un omaggio nostalgico che un nuovo passo nella carriera di David Bowie. Nonostante la qualità delle canzoni scelte, l’album non presenta quella visione artistica che ha definito altri dischi.

21. Black Tie White Noise

Un ritorno che mescola jazz, soul ed elettronica, ma che non riesce a catturare la stessa energia innovativa di David Bowie negli anni Settanta. Nonostante alcune tracce interessanti, l’album appare troppo sterile e non riesce a sorprendere come altri lavori della sua carriera. È più un esperimento che un vero capolavoro.

20. Reality

Reality è un tentativo di tornare alle radici rock, ma l’album non riesce a ripetere la freschezza e l’inventiva che hanno caratterizzato i dischi precedenti di Bowie. Nonostante una produzione solida, l’album manca di una direzione chiara e molte canzoni sembrano ripetitive rispetto al suo passato. È un buon lavoro, ma non eccezionale.

19. Let’s Dance

L’album che ha portato David Bowie al grande pubblico, ma al prezzo di sacrificare gran parte della sua originalità. Sebbene Let’s Dance e China Girl siano diventati classici, l’album è più orientato verso il pop commerciale e ha perso parte dell’intensità sperimentale che aveva caratterizzato i suoi lavori precedenti.

18. Lodger

Il terzo capitolo della “Berlin Trilogy”, ma con meno coesione rispetto a Low e Heroes. L’album mescola rock, jazz e elettronica, ma la sua natura frammentata e la sperimentazione a volte difficile da digerire lo rendono meno memorabile rispetto ad altri lavori di David Bowie. Tuttavia, ci sono alcuni brani davvero forti.

17. Scary Monsters (and Super Creeps) 

Un disco che segna un ritorno al rock più accessibile, ma non raggiunge le vette di Low o Ziggy Stardust. Sebbene alcuni brani siano dei classici, l’album non ha la stessa audacia e innovazione che hanno definito i dischi più iconici di Bowie. Nonostante ciò, contiene alcuni dei momenti più memorabili della sua carriera.

16. Hours…

Un album introspettivo e più melodico rispetto alle sue opere precedenti. Thursday’s Child e The Pretty Things Are Going to Hell sono buone tracce, ma nel complesso l’album manca dell’energia che ha definito i lavori di Bowie negli anni Settanta e Ottanta. Sebbene emozionante in alcuni momenti, non ha lo stesso impatto dei suoi dischi più celebrati.

15. Aladdin Sane

Spesso visto come il seguito di Ziggy Stardust, Aladdin Sane esplora il glam rock con sfumature jazz e blues. Sebbene contenga brani iconici come The Jean Genie e Watch That Man, l’album non ha la stessa coesione narrativa o l’impatto culturale di Ziggy Stardust. Rimane comunque un lavoro importante nella discografia di Bowie.

14. Diamond Dogs

Un album che esplora un mondo distopico, mescolando rock, funk e soul. La produzione e i temi sono affascinanti, ma alcuni brani sembrano meno ispirati rispetto ad altri periodi della carriera di Bowie. Sebbene Rebel Rebel e Diamond Dogs siano diventati iconici, l’album nel suo insieme non ha la stessa energia di altri lavori del periodo.

13. The Man Who Sold the World

Un album che segna il passaggio dal folk rock al suono più pesante e sperimentale di Bowie. Brani come The Width of a Circle e All the Madmen sono straordinari, ma l’album nel suo complesso non ha ancora la perfezione che caratterizzerà i suoi dischi successivi. È comunque un passo importante nella sua evoluzione musicale.

12. 1.Outside

Un album complesso e sperimentale che fonde rock industriale e elettronica. Il concept narrativo è intrigante, ma può risultare difficile da seguire. La sua natura frammentata può sembrare dispersiva, ma ci sono momenti davvero potenti, come The Hearts Filthy Lesson. È un lavoro difficile, ma affascinante e innovativo.

11. Space Oddity

L’album che ha segnato l’inizio della carriera di Bowie. Brani come Unwashed and Somewhat Slightly Dazed e Memory of a Free Festival sono affascinanti e la title track è un classico intramontabile, ma l’album nel suo insieme è ancora alla ricerca di una direzione chiara.

10. Heathen

Heathen è un ritorno a un suono più rock, ma con un tocco di introspezione e matura riflessione. L’album è ben scritto, ma non ha la stessa spinta creativa dei dischi più sperimentali di Bowie. Tracce come Slow Burn e A Better Future mostrano ancora il suo talento, ma non raggiungono le vette dei suoi lavori passati.

9. The Next Day

Dopo un lungo silenzio, Bowie ritorna con un album solido e ricco di energia. Sebbene non sia un capolavoro innovativo, l’album contiene brani come Where Are We Now? e The Next Day che dimostrano che Bowie aveva ancora molto da offrire. La sua maturità musicale emerge in un album ricco di riflessioni e momenti potenti.

8. Hunky Dory

Un classico che fonde folk, glam rock e pop in un lavoro coeso e liricamente ricco. Canzoni come Changes e Life on Mars? sono diventate iconiche e hanno definito Bowie come uno dei più grandi cantautori della storia della musica. Anche se non ha l’influenza di Ziggy Stardust, Hunky Dory è un album essenziale e altamente influente.

7. Low 

Un album rivoluzionario che ha aperto la strada all’elettronica e alla musica ambient. Contiene Sound and Vision e Be My Wife, due brani che hanno definito nuovi orizzonti per il rock, mescolando suoni elettronici e sperimentazioni. È una delle sue opere più influenti, capace di anticipare le tendenze musicali future.

6. Young Americans

Un cambiamento radicale verso il soul e il R&B, Young Americans è un album ricco di groove e sperimentazioni vocali. La title track e Fame sono diventate iconiche, e l’album segna un capitolo fondamentale nella carriera di Bowie, che riesce a mescolare la sua sensibilità rock con nuovi orizzonti sonori.

5. Station to Station

Un’opera ambiziosa che mescola funk, soul e rock progressivo con un’intensa spiritualità. Con brani come Station to Station e Wild Is the Wind, l’album è una delle vette artistiche di Bowie. La sua capacità di fondere generi diversi e trattare temi profondi lo rende un capolavoro della sua carriera.

4. Heroes

Il secondo album della “Berlin Trilogy” prosegue l’esplorazione di sonorità sperimentali mescolando rock ed elettronica. Prodotto con Brian Eno e Tony Visconti, rappresenta un pilastro della carriera di Bowie. La title track è un potente inno di speranza e resistenza. L’album alterna brani rock a composizioni strumentali e ambient, riflettendo la volontà di Bowie di spingersi oltre i confini convenzionali. 

3. Earthling

Un album audace che mescola rock, elettronica e drum and bass. Earthling rappresenta non solo un tributo all’innovazione musicale degli anni Novanta, ma anche una dichiarazione di Bowie sulla sua volontà di rimanere all’avanguardia. L’album è un viaggio sonoro energico e tagliente che dimostra come Bowie non abbia mai smesso di esplorare nuovi orizzonti.

2. The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Un concept album che ha consacrato Bowie come una delle figure più influenti della musica. Con brani come Starman e Suffragette City, The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars ha trasformato Bowie in una leggenda. Sebbene il suo impatto culturale sia enorme, la sua struttura narrativa e il sound sono ancora tra i più audaci e affascinanti mai visti nella musica rock.

1. Blackstar

Il testamento artistico di Bowie, Blackstar è un’opera straordinariamente profonda e innovativa, che fonde jazz, elettronica e rock in un viaggio emotivo e concettuale. Con una produzione audace e brani enigmatici come la title track e Lazarus, l’album esplora temi di morte, eredità e il significato dell’esistenza. L’influenza della sua morte poco dopo l’uscita lo ha trasformato in un’opera ancora più potente, ma anche un addio emotivo. È un album che non solo riflette il suo genio artistico, ma chiude il cerchio della sua carriera in modo sconvolgente e definitivo.