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“Conclave” di Edward Berger è un thriller che seduce ma non converte

“Conclave” di Edward Berger riesce a rappresentare i dubbi di una Chiesa in cambiamento, ma resta superficiale nelle soluzioni, sfiorando il rischio di cadere nel rainbow washing

Conclave, forte di sei candidature ai Golden Globes, si presenta già come uno dei grandi favoriti per la novantasettesima edizione dei premi Oscar. Tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, il film segna il ritorno dietro alla macchina da presa di Edward Berger, consacrato nel 2022 dal pluripremiato Niente di nuovo sul fronte occidentale. Il regista austriaco, per il suo primo film in lingua inglese, ripropone molte delle caratteristiche che avevano garantito il successo dell’opera precedente: Conclave, come Niente di nuovo sul fronte occidentale, è l’adattamento di un romanzo, mostra similitudini con la scrittura seriale e presenta uno stile registico dal forte impatto visivo. Grazie alle sue immagini eleganti e “instagrammabili”, Berger si riconferma un autore in grado di colpire positivamente gli spettatori contemporanei. Il film prende il titolo dall’assemblea di cardinali incaricata di eleggere il nuovo pontefice. Per l’evenienza, i cardinali si chiudono all’interno del palazzo papale, evitando qualsiasi contatto con il mondo esterno fino all’elezione del nuovo Papa. Ralph Fiennes (Schindler’s List e The Grand Budapest Hotel), interpreta il cardinale decano Thomas Lawrence, la figura ecclesiastica incaricata di sovrintendere allo svolgimento del conclave.

A fronteggiarsi per conquistare il titolo di Papa sono Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto), italiano fortemente reazionario, Aldo Bellini (Stanley Tucci), statunitense vicino alle idee liberali di Lawrence e del precedente Papa, Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), nigeriano conservatore, Joseph Tremblay (John Litgow), canadese a sua volta conservatore, e il misterioso Vincent Benitez (Carlos Diehz), missionario messicano che il defunto Papa aveva segretamente nominato arcivescovo di Kabul. Colpito da una personale crisi di fede, il cardinale Lawrence si trova a doversi destreggiare tra un intrigo e l’altro, nel tentativo di garantire alla Chiesa cattolica una guida illuminata e in linea con le esigenze della contemporaneità. Conclave, che trova la propria forza nella capacità di adattare alla vicenda ecclesiastica i codici del thriller, rientra in quello che si potrebbe definire un tentativo di rebranding della Chiesa cattolica. Nonostante le rimostranze di un’ampia fetta di conservatori e reazionari, infatti, la Chiesa cattolica sta dimostrando negli ultimi anni l’intenzione di includere al proprio interno identità storicamente marginalizzate, quando non apertamente discriminate, allineandosi alle politiche della sinistra progressista.

Edward Berger va oltre ed esprime, in Conclave, il desiderio di unire l’apertura della Chiesa cattolica agli obiettivi della lotta transfemminista, decisamente più radicale delle varie istanze progressiste già sdoganate da Papa Francesco. Nonostante la bontà delle intenzioni, risulta poco chiaro a che tipo di posizione politica e religiosa un’opera simile sia rivolta: l’inclusione di istanze tanto radicali all’interno del mondo cattolico non sembra infatti un’urgenza né per i cattolici, né soprattutto per le frange di popolazione rappresentate dal transfemminismo, per le quali un ridimensionamento del potere della Chiesa sarebbe senz’altro più auspicabile dell’inclusione all’interno della Chiesa stessa. Il messaggio di Conclave, efficace nel rappresentare i dubbi di una Chiesa in cambiamento ma abbastanza superficiale nelle soluzioni proposte, non riesce ad allontanarsi troppo dal cosiddetto rainbow washing, ovvero il tentativo di far sembrare inclusive realtà intrinsecamente legate a dinamiche di discriminazione. Il film, nonostante la miopia sociopolitica, può comunque contare su una solida scrittura dell’intreccio, su una regia elegante e sulle ottime interpretazioni del cast.