Ci sono cose che non smettono mai di parlarci, anche quando crediamo di averle lasciate alle spalle. I vecchi libri, ad esempio, con le loro pagine ingiallite, spesso piene di sottolineature. E non è tanto il desiderio di ritrovare ciò che un tempo mi aveva colpito che mi porta a sfogliarli avidamente, quanto la curiosità di confrontarmi con me stesso cercando di scoprire se quelle stesse parole saprebbero ancora illuminarmi o se invece rivelano un passato che fa persino arrossire per l’ingenuità. Il più delle volte per me così ed è da questo gioco sottile tra memoria e cambiamento che nasce il dialogo con Drast e Lil Kvneki – i due volti degli Psicologi riuniti ancora una volta sotto il segno di una musica che è sia sguardo all’indietro che coraggiosa proiezione verso il futuro. E con DIY, il loro nuovo album-manifesto, vogliono raccontare, ancora una volta, la loro libertà e il loro distacco dall’idea di essere cool.
Una cosa che mi piace fare è riprendere i vecchi libri già letti e sfogliarli alla ricerca di qualche passaggio sottolineato. Non tanto per rileggere le cose che mi erano piaciute, quanto piuttosto per capire se sono cambiato da allora e soprattutto se oggi sottolineerei quegli stessi passaggi. Il più delle volte provo imbarazzo verso ciò che mi suggestionava.
Lil Kvneki: Anche noi riascoltando alcuni nostri vecchi brani abbiamo una sorta di imbarazzo ma in realtà leggiamo il nostro cambiamento come una evoluzione fisiologica e affascinante.
Drast: Lavoriamo per creare musica più eterna che riusciamo ma nel contempo, consapevoli del fatto che cambieremo ancora e ancora, per certi versi speriamo di poterci percepire più maturi il prima possibile guardando indietro.
Che poi questa cosa vale un po’ per tutti noi, anche su sfere professionali diverse…
Drast: Sì, infatti. Ma anche chi rilegge la propria tesi di laurea può provare un po’ di imbarazzo. Cerchiamo di non farci del male con il nostro passato e credo nessuno dovrebbe crucciarsi per ciò che non lo rappresenta più.
La prima domanda che avrei però voluto porvi è però un’altra, soltanto che avevo paura potesse essere sbagliato rompere il ghiaccio in quel modo – le interviste sono una versione accelerata delle relazioni amicali, pensandoci bene, e bruciare le tappe (per giunta in un processo che come detto per sua natura tende a farti correre) non è mai troppo educato né porta buoni frutti. Ci arrivo dunque a questo punto: chi ha chiamato chi per chiedere all’altro di ripartire a pubblicare musica come Psicologi?
Lil Kvneki: Io. È successo molto tempo fa perché sentivo di aver bisogno di lui.
Drast: Come dice Alessio è stata una cosa di tanto tempo fa ma ce la siamo tenuta per noi visto che tendiamo ad allontanare le influenze esterne del nostro lavoro dal nostro ecosistema di vita.
E ci riuscite veramente?
Drast: Non sempre, ma ci impegniamo davvero tanto per rimanere offline.
Che poi a voi non piacciono molto le foto, i riflettori e tutto il resto, giusto?
Drast: È esattamente così. Ma siccome oggigiorno il lato visuale e quello musicale vanno di pari passo, cerchiamo quantomeno di dare un taglio alla nostra immagine che rappresenti questo nostro tratto caratteriale un po’ introverso. Ad esempio abbiamo realizzato una fanzine che stiamo promuovendo in cui le nostre foto sono inserite in un contesto grafico che le rende molto più somiglianti a noi per come riteniamo di essere.
Cosa pensate possa contenere il vostro Spotify Wrapped 2024?
Lil Kvneki: My bloody Valentine e The Strokes sicuramente
Drast: È già quel periodo dell’anno? (ride, ndr.). Credo che la band che ho ascoltato di più nel 2024 siano i Royel Otis, poi a seguire i Fontaines D.C. e A$AP Rocky. Ah, sicuramente anche l’album coi flauti di André 3000, New Blue Sun.
E invece il brano che vi ha cambiato la vita?
Lil Kvneki: Limonata di Calcutta, sicuramente. In quel momento della mia vita è stata veramente importante.
Drast: Cavolo, Ale ha le idee chiare mentre io non so bene. Mi vengono in mente tanti brani ma forse alla fine La leva calcistica del ‘68 di De Gregori e poi voglio dirtene una internazionale: assolutamente Stuck On The Puzzle di Alex Turner (il progetto solista del frontman degli Arctic Monkeys ndr.).
Che poi le canzoni ci salvano dalla noia, ma poi la noia è davvero una cosa da cui bisogna fuggire oppure, come dice Paolo Sorrentino, essa è il motore che genera l’arte?
Drast: La musica, per noi che viviamo in due città grandi, dispersive e caotiche a modo loro, è stata uno strumento per sfuggire alla noia, ma ciò che ha detto Sorrentino lo sottoscrivo in pieno e sono certo si tratti di una risposta comune tra chi fa lavori creativi. Di fatto l’assenza di input è essa stessa un input.
Lil Kvneki: Vale lo stesso anche per il dolore. La negatività in tutte le sue sfaccettature e declinazioni è sempre una scintilla e se la si riesce ad utilizzare nel modo corretto, come ad esempio canalizzare nell’arte, può essere davvero una risorsa.
Come state vivendo il momento calcistico delle vostre squadre? Il Napoli vola primo in classifica mentre la Roma occupa la dodicesima posizione. Ve lo aspettavate?
Lil Kvneki: Ho la sensazione di conoscere la tua fede calcistica (ride ndr.) ma al di là degli sfottò io ci volo con la Lazio anche se sono un grande tifoso romanista. Non sento molto la rivalità cittadina e rispetto i laziali, a differenza di alcuni miei amici che la accusano di più.
Drast: Io ovviamente sono molto felice per il Napoli, tra l’altro proprio nella partita contro la Roma è stato svelato il brano inedito di Pino Daniele, Again.
E cosa ne pensi?
Drast: Leggevo un commento in cui si diceva che un brano che vale ha bisogno solo di una chitarra. Questo brano è bello come sono belli tutti i pezzi di Pino.
Anche i vostri brani spesso risultano più efficaci quando sembrano quasi delle demo.
Drast: Sono molto d’accordo. Far sembrare che un brano sia una demo è un processo più difficile della produzione stratificata ma se poi si riesce ad arrivare al risultato si hanno buone chance di toccare l’anima delle persone.
Qual è la sfida più importante che dovete superare nel fare musica?
Drast: Quando si cerca di coniugare due mondi diversi come quello mio e di Alessio, per quanto abbiano dei punti in comune, la sfida reale è capire cosa fare con la componente musicale per connettere i diversi punti di vista. Quando si studia musica si tende ad imparare le cose di altri che ci piacciono per poi arrivare a tirar fuori, si spera, un mix personale di tutte quelle suggestioni, ma appunto farlo con due persone è davvero complesso. Quando sentiamo di essere riusciti a far coesistere i nostri ecosistemi interiori, il più delle volte, il brano è quello giusto.
Nel brano Il passo c’è una interpolazione della linea melodica di Bellissima di Annalisa. Come nasce un’idea del genere?
Lil Kvneki: Abbiamo provato a divertirci assecondando il nostro lato da ascoltatore addormentato. Diciamo che Annalisa, tra gli artisti musicalmente più lontani da noi, è quella più vicina. Essendo un brano provocatorio potevamo scegliere di interpolare qualcosa di davvero “becero” ma ci siamo tenuti nell’area degli artisti pop che rispettiamo.
Quindi il concept era quello di fare un pezzo di contestazione ma dissacrante, in qualche modo.
Drast: Ci siamo detti: “Proviamo a fabbricare una canzone con il metodo dell’industria però palesandolo al cento per cento e vedendo cosa viene fuori”. La cosa che mi fa ridere è che i nostri amici che non hanno chissà quali pretese musicali l’hanno ascoltata e hanno subito detto che è una hit pazzesca e che finirà in Top Viral 50. Ad essere sincero non credo succederà e neanche lo spero perché vorrebbe dire che c’è un grosso problema (ride ndr.). Però comunque come ha detto Alessio, troviamo che Annalisa, e nello specifico quel brano, abbia una certa eleganza, soprattutto in quell’accordo del ritornello che mi fa stare bene e infatti lo abbiamo voluto riportare nella nostra struttura armonica.
Quindi in definitiva, cosa volete davvero dire con quel brano?
Drast: Il succo risiede nello special in cui diciamo: “Mi sono risvegliato in un negozio di elettronica/Mi puntavano contro una macchina fotografica/Facevano la fila come in Chiesa la domenica”. È ciò di cui al contempo prendiamo atto ma anche ciò che contestiamo come artisti.
Qual è l’ultima cosa che vi ha emozionato?
Lil Kvneki: Sicuramente i film di Shin’ya Tsukamoto che mi danno sempre una mano e mi fanno emozionare tantissimo. Un altro fatto è che sto rigiocando la saga di Silent Hill. Mi fa sentire delle cose bellissime dentro che mi riportano indietro nel tempo.
Drast: A me ha emozionato invece una cosa che è successa a Napoli. Non so spiegarmi bene ma sono finito in un punto di casa mia in cui non ero mai stato. In pratica nel mio palazzo ci sono sempre state queste scale di dieci metri nascoste e mio fratello un giorno mi ha detto: «Guarda che io ci sono stato». Così una notte mi ci ha portato e ho visto Napoli da una nuova prospettiva, dopo ventiquattro anni mi ha veramente emozionato tantissimo. Credo sia anche un modo sano di vedere le cose vecchie come se fossero nuove a causa del cambio di prospettiva.
Foto: Enrico Rassu
Digital Cover: Jadeite Studio
Coordinamento redazione: Emanuele Camilli
Ufficio stampa: Alessandra Gennaro, Coco District
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