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Il viaggio della maturità dei Fast Animals and Slow Kids

I Fast Animals and Slow Kids tornano con “Hotel esistenza”, un disco che è un passaggio dalla giovinezza alla vita adulta. «Crescendo, diventa ancora più importante ricordarsi il motivo per cui hai iniziato a fare musica, questa musica», dicono

Dai loro esordi, nel 2011, i Fast Animals and Slow KidsAimone Romizi, Alessandro Guercini, Jacopo Gigliotti e Alessio Mingoli – ne hanno fatta di strada. Una strada che ha condotto sino a qui, a oggi, giorno dell’uscita di Hotel esistenza. A tre anni dal loro ultimo lavoro in studio, il disco rappresenta una tappa significativa nel percorso artistico e personale della band. Hotel esistenza è il frutto di tanta vita vissuta e di una maturazione che si riflette nelle nuove canzoni. Un titolo che porta ad esplorare, brano dopo brano – stanza dopo stanza – temi come il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, il concetto di normalità/anormalità nella società contemporanea, i limiti personali e i complessi ingranaggi dell’amore e delle relazioni umane. Li incontro, con una sorta di effetto “macchina del tempo” che ha riportato alla mente tantissimi momenti accompagnati dalla loro musica. Un viaggio, un passaggio dalla giovinezza alla vita adulta, anche per me.

L’album si apre con Una vita normale. È significativo che all’inizio si senta il rumore del motore di un’auto, come se fosse un semaforo verde per la partenza. Da dove parte il viaggio che conduce a Hotel esistenza?
Aimone
: È stato un viaggio lungo e complesso. Questa volta ci abbiamo messo un po’ di tempo, ma siamo molto soddisfatti. Pensa, siamo arrivati a scrivere quarantadue canzoni… e quando scrivi così tanto, a un certo punto perdi la bussola.

In che senso?
Devi chiederti se i brani si connettono tra loro, se rappresentano ciò che vuoi comunicare e se lo rappresenta ancora, essendo trascorsi tre anni. E, soprattutto, essendo cresciuti, nel frattempo. Dal quesito principale sul chi siamo oggi, abbiamo fatto un grande lavoro di concentrazione, di selezione per arrivare ad un disco che racchiudesse solo pezzi forti, che ci rappresentano. Una vita normale è una prova calzante: è l’ultimo pezzo che abbiamo scritto ed è il primo del disco. Ciò significa che il percorso verso Hotel esistenza va al di là del tempo: entra in risonanza con ciò che sentiamo dentro. Anche se la strada è stata lunga, siamo molto soddisfatti.

Ho visto che hai condiviso (Aimone ndr.) su Instagram questa riflessione: “Tre anni di musica notturna che durano 30 minuti. La creazione è così logorante”. Come è andato il processo creativo del disco?
Aimone: Il processo creativo è sempre logorante. Essendo durato così tanto stavolta, ci capita di fissarci su aspetti tipo: “Ma ascolteranno l’album in cuffia?”, “Coglieranno questo o quel dettaglio?”. Per questo l’aggettivo logorante. Ma tutti devono per forza condividere questa fatica con la musica dei Fast Animals and Slow Kids (ride ndr.). Va bene che ognuno si approcci a noi come preferisce.

E il suono, come ci avete lavorato?
Aimone
: Questa volta siamo stati molto puntigliosi. Di anno in anno cresciamo e conosciamo di più. Al primo disco non sapevamo neanche cosa fosse uno studio; ora entriamo in studio e diciamo: “Ok, usiamo questo, vogliamo fare questo con questo”. Arriviamo con un’idea in testa e sappiamo come ottenerla. Finalmente abbiamo tolto alcuni elementi che ci annebbiavano. Abbiamo fatto un grande lavoro di limatura su tutte le linee, su tutte quelle “wall of sound” interminabili. Non che non ci siano anche in questo disco, ma sono pulite, sono in equilibrio con la voce. Anche la voce, per cui eravamo sempre spaventati se fosse “troppo fuori o troppo dentro”, ora è calibrata in base alla canzone, talvolta più come suono, talvolta più come testo. Siamo forse per la prima volta felici del risultato.

Abbiamo parlato di crescita, come persone e come artisti. Tuttavia, ascoltando l’album ho ritrovato molte ispirazioni e influenze di band che hanno fatto parte del vostro “bagaglio adolescenziale”.
Alessandro
: Questa è un’altra grande questione. E riscoperta. Crescendo, diventa ancora più importante ricordarsi il motivo per cui hai iniziato a fare musica, questa musica. Questo disco ne è l’emblema: ci sono pezzi punk hardcore violentissimi e brani stramorbidi, mega pop. Ed è tutto insieme in un racconto che – almeno a noi – giunge coerente, perché racchiude ciò che siamo. Ad esempio, È solo colpa tua, con questo finale ostinato, rimanda ai Jimmy Eat World, una delle band della nostra vita. E poi ci sono brani come Torna o Riviera crepacuore, che sono cento per cento ballad, perché siamo sempre stati tipi malinconici da ballad. Davvero, da questo punto di vista c’è grande libertà in questo disco, ma è una libertà molto autentica, che rispecchia chi siamo.

Come in un hotel, anche nell’album ci sono vari “piani”, soprattutto a livello tematico. Qual è il piano dell’amore?
Aimone
: L’amore è uno dei temi che esiste, resiste e si declina in vari modi, al di là di alcuni momenti molto diretti. Faccio un esempio: Torna è sicuramente una canzone d’amore, ma che nasconde al suo interno un dramma profondissimo. Non diciamo “torna” una volta, lo cantiamo venti, quaranta volte. Quando ripeti quaranta volte una cosa, vuol dire che la vuoi davvero. È la differenza tra un desiderio e un’esigenza profonda, che supera qualsiasi cliché o banalità. L’amore, poi, si declina in tanti altri modi. Quasi l’universo è un inno al grande principio per cui la completezza si raggiunge nell’insieme, e l’amore può essere uno di questi percorsi. Da soli siamo “quasi un universo”: per essere tutto l’universo, dobbiamo entrare in relazione con gli altri, attraverso emozioni, sentimenti. E l’amore che cos’è, se non questo?

A dicembre partirà il tour. Che festa sarà?
Aimone
: Il prossimo tour è un casino, davvero (ridono tutti ndr.). Ci sono varie novità, a partire dal tema delle scenografie che abbiamo assorbito proprio dalle date nei teatri. È un modo diverso di approcciarci al concerto, considerando che arriviamo da una concezione molto istintiva secondo cui quattro persone su un palco bastano per fare un concerto. Facendo esperienza di luoghi come i teatri, scopri che il luogo stesso alimenta parte del racconto del live. E deve esserci. Quindi il Festa Tour ha delle sfaccettature anche visive, il concerto si trasforma anche un po’ in spettacolo, a livello scenografico. Faremo casino come sempre, sennò non ci divertiamo. Poi, dal punto di vista dei suoni, stiamo facendo un lavoro faticosissimo in modo tale che siano esattamente come li vogliamo.
Jacopo: Sperimentiamo sugli amplificatori, lavoriamo per ore sulle sfumature di una chitarra. Abbiamo impiegato tanto tempo e tanto impegno per questo disco e vorremmo che questo lavoro di limatura emergesse anche dal vivo.
Alessio: Ovviamente, nei live, non mancherà l’energia. Saranno concerti carichi, perché siamo carichi.

Dicevamo che l’album si apre con Una vita normale e termina con Dimmi solo se verrai all’inferno. Nonostante le dimensioni apparentemente opposte, come sono collegate come raccordo di significati?
Aimone
: Anche noi abbiamo la mania di trovare un raccordo nei nostri dischi, perché ogni volta è un percorso di vita. Se ci fai caso, in Una vita normale c’è un verso che dice “Dentro di me c’è l’inferno”. È l’ultima frase che abbiamo scritto per tutto il disco, proprio la chiusura della chiusura. Dall’altra parte, in Dimmi solo se verrai all’inferno, diciamo proprio questo: “Dimmi solo se verrai all’inferno con me”, ed è la prima frase che abbiamo scritto per tutto. Vedi, queste cose ci fanno volare. Certe volte non so nemmeno se dichiararlo perché sembra sempre un po’ esagerato, cervellotico, ma significativo.

La vostra musica è sempre molto immaginifica: si immaginano contesti, scene, luoghi, spazi naturali. Se fosse un vero hotel, Hotel esistenza sarebbe un hotel al mare, in montagna, in una capitale europea, in una cittadina sperduta, nello spazio?
Alessandro
: Io lo immagino in una città piccola, un po’ dimenticata da tutti.
Aimone: A me invece rimanda agli Hotel Miramare, quelli della riviera: tre stelle, la stessa famiglia da cinquant’anni, la signora Marisa che ti aspetta nella hall. Quei posti che d’inverno sembrano spettrali e poi, boom, d’estate si animano, diventano magici.
Alessio: Anche io sono più per l’hotel della città di mare.
Jacopo: Io lo vedo anche come hotel di una città dimenticata, in realtà. O una città di mare dimenticata.
Aimone: A posto, vedi, ce le abbiamo tutte. Quattro idee che poi, in qualche modo, si incontrano, si scontrano, si incontrano di nuovo. E sai una cosa, è esattamente questo il percorso con cui noi scriviamo.