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“Longlegs” è l’inquietante affresco horror di Oz Perkins

Nicolas Cage e Maika Monroe brillano in “Longlegs” che consacra a livello internazionale Oz Perkins: un thriller poliziesco dai toni horror che promette di diventare uno dei più inquietanti dell’anno

Longlegs diretto da Oz Perkins porta dietro decine di commenti d’oltreoceano e Nicolas Cage trascina con sé tutta una schiera di pregiudizi da parte di coloro che l’hanno tramutato negli ultimi anni in una sorta di meme vivente. Prima della proiezione in anteprima decido di non leggere nulla, di essere una tela bianca pronta a farsi imbrattare (spero, di rosso sangue), perché il vero segreto credo risieda nella speranza di trovarsi dinnanzi sempre una pellicola emozionante. Chi si reca in sala con la speranza (spesso e volentieri la certezza, prima ancora d’aver visto) di tener fede ad un ideale – come se il mondo si inserisse sempre e comunque dentro due sole grandi scatole – probabilmente non ama il cinema ma ama sé stesso e l’idea di poter riaffermare il basamento che è matrice del suo pensiero, solido ed intrasformabile. Ma questa è un’altra storia. Che il talento di Oz Perkins – già autore di February e Gretel & Hanselfosse – fosse sotto gli occhi di tutti gli appassionati è sempre stato fuori discussione, ma con questa sua ultima fatica cinematografica firma senza dubbio l’opera della sua definitiva consacrazione internazionale.

Basti pensare che la pellicola a fronte di un budget inferiore ai dieci milioni di dollari, nel momento in cui scrivo, ha già sbancato il botteghino abbattendo il muro dei cento milioni. Ambientato in Oregon a cavallo fra gli anni Settanta e gli anni Novanta Longlegs è un thriller poliziesco con profondissime venature horror, che richiama con forza opere leggendarie quali Manhunter di Michael Mann, Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme fino ad arrivare al cinema del miglior David Fincher. Perkins appare pienamente maturo dietro la macchina da presa, esprimendo tutta la sua espressività autoriale attraverso una grande padronanza di tutti i mezzi cinematografici, a partire da una splendida fotografia (costellata di inquadrature geometricamente studiate al millimetro) e da tempi volutamente dilatati grazie a leggerissimi movimenti di macchina e l’utilizzo sapiente dello zoom ottico, chiaro riferimento al maestro della suspence Alfred Hitchcock. Ironia della sorte, il papà di Oz Perkins è Anthony Perkins – rimasto nella leggenda per il suo intramontabile Norman Bates in quel capolavoro chiamato Psyco. Qui il nostro “psyco” è interpretato da un grandissimo Nicolas Cage che nei panni del satanista “Longlegs” regala una delle sue migliori performance degli ultimi anni.

C’è tutto quell’immaginario che va da Robert Smith a David Bowie, che è in grado di riportarci ad un’epoca in cui certi eclettismi glam potevano guidare le sorti della cultura di massa, pur nascendo ed evolvendosi nella nicchia alternativa. La protagonista femminile è Maika Monroe nel ruolo dell’agente FBI chiaroveggente Lee Harker e, per certi versi, non solo ricalca con linee di matita morbida i tratti di Clarice Starling (ossia la Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti) ma offre una nuova lettura del personaggio femminile giovane e fragile in un contesto pericoloso e apparentemente insormontabile. In ogni caso, ciò che emerge senza diritto di replica è una prova recitativa di buon livello in cui si fa spazio quell’anima glaciale e asettica che è in perfetta antitesi con la follia di Longlegs. Il film uscirà nelle nostre sale a fine mese, segnando un perfetto connubio fra thriller e horror ed entrando di diritto tra le opere più inquietanti e angoscianti dell’intera annata cinematografica.