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I film di Luca Guadagnino dal peggiore al migliore

Luca Guadagnino non è solo un regista, ma un vero e proprio narratore visivo: in attesa di “Queer” e in occasione dell’uscita su Prime Video di “Challengers”, ecco il meglio e il peggio della sua filmografia

Nel cuore vibrante del cinema italiano, la figura di Luca Guadagnino emerge come un faro di originalità e passione artistica. Con una mano ferma e uno sguardo che penetra i veli dell’anima umana, Guadagnino ha tessuto storie che risuonano ben oltre i confini del suo amato paese, conquistando gli schermi e i cuori americani. Celebrato per la sua capacità di trasformare il visibile in poesia cinematografica, Luca non è solo un regista, ma un vero e proprio narratore visivo, capace di immergere gli spettatori in un mondo esteticamente ricco e emotivamente complesso. Nonostante il cammino verso il successo internazionale sia costellato da qualche inevitabile battuta d’arresto, Guadagnino ha continuato a esplorare tematiche audaci con una resilienza che ispira ammirazione. Le sue opere, come specchi delicatamente incorniciati, riflettono le sfumature della vita, dimostrando che la bellezza, a volte, nasce proprio dalla complessità delle imperfezioni.

8. Melissa P.

Melissa P. è universalmente considerato uno dei flop più significativi dell’anno. Il film tenta di adattare il controverso romanzo di Melissa Panarello, ma fallisce miseramente nel trasporre la complessità emotiva e il turbamento dei suoi personaggi. La regia di Guadagnino si perde in una narrazione frammentaria e superficiale, rendendo il tutto poco coinvolgente. Le interpretazioni degli attori sono incredibilmente deboli, privando la storia di qualsiasi verosimiglianza emotiva. Questo adattamento risulta essere un disastroso tentativo di esplorare temi delicati come la sessualità adolescenziale, lasciando gli spettatori non solo delusi, ma anche frustrati dalla mancanza di sostanza e autenticità.

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7. The Protagonists

Il film d’esordio di Luca Guadagnino del 1999 tenta di esplorare il confine tra documentario e fiction con un approccio che lascia trasparire tracce della futura bravura del regista. Tuttavia, il film soffre di una direzione incerta che confonde più che chiarire. Nonostante la presenza magnetica di Tilda Swinton, il film non riesce a definire un percorso chiaro, oscillando tra momenti di brillante introspezione e lunghe sequenze che sembrano perdere di significato. La struttura narrativa si rivela frammentaria e spesso priva di un filo logico, rendendo difficile per gli spettatori comprendere pienamente le intenzioni di Guadagnino. In definitiva, The Protagonists appare come un’opera di un regista ancora alla ricerca del suo stile, mostrando promesse ma lasciando molti dubbi sulla sua coerenza complessiva.

6. Bones and All

Bones and All ha ottenuto il Leone d’argento alla regia alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, consolidando la posizione di Guadagnino come un regista di grande talento. Il film eccelle nelle ambientazioni e nell’atmosfera horror, con una regia che enfatizza con maestria la tensione e il disagio. Tuttavia, il suo punto debole risiede nella narrazione del teen drama amoroso tra i due protagonisti, che ricorda da vicino il tono e la struttura di Twilight. Questo aspetto del film, sebbene voglia esplorare le complessità delle relazioni giovanili, finisce per sembrare una ripetizione di cliché sentimentali già visti, sminuendo l’originalità e la profondità del resto della narrazione. Bones and All mostra quindi una discrepanza notevole tra la qualità della regia e la convenzionalità di alcune sue dinamiche narrative.

5. A Bigger Splash

A Bigger Splash parte della “trilogia del desiderio” del regista, segue il successo di Io sono l’amore, ma non raggiunge gli stessi picchi artistici. Il film vanta un cast stellare, con Tilda Swinton e Ralph Fiennes che offrono performance magnetiche, eppure la trama non riesce a sorprendere tanto quanto ci si aspetterebbe. Ambientato in un idilliaco scenario isolano, Guadagnino utilizza il suo caratteristico stile visivo per creare un’atmosfera densa di tensione e desiderio, ma la narrazione si perde a tratti in una trama noir che, sebbene intrattenga, manca di quel tocco innovativo e sorprendente che si potrebbe anticipare da un regista del suo calibro. In definitiva, A Bigger Splash è un’opera visivamente affascinante e ben recitata, ma la sua storia si svolge senza molti colpi di scena, risultando in un’esperienza piacevole ma non memorabile.

4. Chiamami col tuo nome

Probabilmente il film più celebre e apprezzato di Guadagnino, soprattutto per come ha lanciato Timothée Chalamet nel panorama cinematografico internazionale. Il film è tecnicamente impeccabile, con una fotografia che cattura la luce estiva del nord Italia e una colonna sonora che accarezza delicatamente le scene, contribuendo a creare un’atmosfera di intima nostalgia. Guadagnino tratta il tema LGBT con una sensibilità e delicatezza notevoli, riuscendo a raccontare una storia di formazione e scoperta di sé con grande rispetto e autenticità. Nonostante questi pregi indiscutibili, mentre molti spettatori si sono trovati commossi e profondamente toccati, a chi scrive il film ha lasciato una sensazione di incompletezza emotiva, come se ci fosse stata una certa distanza emotiva che ha impedito un coinvolgimento più profondo.

3. Challengers

L’ultimo film di Guadagnino segna una svolta nel suo percorso registico, lasciando da parte il tono più autoriale per dedicarsi a un dinamico triangolo amoroso ambientato nel mondo del tennis. Il film è caratterizzato da un ritmo serrato e una regia frenetica che cattura l’energia e l’intensità degli incontri sportivi, mentre la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross si distingue per la sua capacità di amplificare le emozioni delle scene. Tuttavia, nonostante queste qualità indiscutibili, il film presenta alcune criticità. La rappresentazione delle dinamiche tennistiche si allontana spesso dalla realtà, risultando poco credibile per gli appassionati dello sport, e il product placement è talmente invasivo da distogliere l’attenzione dallo sviluppo della trama e dei personaggi.

2. Suspiria

Il remake di Guadagnino si distacca dal capolavoro originale di Dario Argento, non tanto imitandolo, quanto reinterpretandolo con uno stile molto più curato e dettagliato. Guadagnino opta per una visione più pulita e precisa, sacrificando forse quell’atmosfera “sporca” e caotica che caratterizzava il film del 1977, elemento che molti consideravano essenziale per l’aura perturbante dell’originale. Nonostante questa scelta, il film di Guadagnino riesce a convincere grazie a una regia glaciale e incisiva che si adatta perfettamente alla tensione crescente della narrazione. Il cast, prevalentemente femminile, offre prestazioni eccezionali, contribuendo a un’atmosfera complessivamente inquietante. Suspiria funziona come un omaggio rispettoso ma decisamente personale, che riesce a trovare una sua identità unica pur rimanendo fedele allo spirito dell’originale.

1. Io sono l’amore

Al primo postto di questa classifica troviamo Io sono l’amore, un’opera che riflette una maturità artistica notevole. Il film esplora le dinamiche dell’alta borghesia attraverso gli occhi di Emma, magistralmente interpretata da Tilda Swinton, la cui performance cattura il sentimento di inadeguatezza e il desiderio di evasione da un mondo opprimente. La regia di Guadagnino è precisa e intensa, svelando la profondità emotiva e i conflitti interni dei personaggi con una sensibilità affascinante. In particolare, il film brilla nelle sue rappresentazioni di passione carnale, evidenziata da una delle scene di sesso più evocative e artisticamente raffinate degli ultimi anni. Questa scena non solo serve a esaltare la tensione erotica tra i personaggi ma funge anche da catalizzatore per la trasformazione interiore di Emma. Io sono l’amore è un film che combina eleganza visiva, profondità tematica e una regia che riesce a essere sia delicata che potente.

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