dark mode light mode Search Menu
Search

“Moon Music” dei Coldplay è un brutto déjà vu

Se tra la luna e le sfere la musica è quella pop ultraottimistica da ballare in una tempesta di coriandoli di “Moon Music”, accogliamo volentieri l’invito dei Coldplay, lasciandoci trasportare verso altri pianeti

Gli astri, i pianeti ed i corpi celesti tutti si sono allineati ancora una volta, pronti a fluttuare come gonfiabili negli stadi di tutti i continenti. I Coldplay sono tornati con Moon Music, un sequel a tutti gli effetti di Music of The Spheres, in un barcamenarsi tra il pianeta Terra, la luna e lo spazio, in un pop-issimo e ridondante incedere dell’amore, dell’inclusione, della bellezza della vita in technicolor. Il disco lunare vede la luce delle piattaforme streaming, dei negozi fisici e social a ridosso dell’inaspettata rivelazione di Chris Martin che dichiara imminente la fine della band britannica. Un sospiro di sollievo per molti, un’urgenza all’acquisto di biglietti del tour per altri, dopo aver ipotizzato che Moon Music potesse realmente essere il terzultimo disco dei Coldplay. Martin in una recente intervista, infatti, ha affermato e promesso che il limite massimo di dischi sarà dodici, «perché meno è meglio e per alcuni dei nostri critici, meno sarebbe stato ancora meglio». Sembrerebbe, così, di intravedere la luce in fondo al tunnel della dance e del pop in cui sono rimasti intrappolati da anni. Ma per la fine, quella vera, ahinoi, dobbiamo ancora attendere.

Tra comparsate a sorpresa in un saloon del Wisconsin, travestimenti più che riconoscibili dalla risata a denti stretti al Jimmy Fallon ed una telepromozione di gruppo al canale QVC, i Coldplay di Moon Music sono portatori di un marketing del buonismo, dispensatori di palloncini e felicità su pop ultraottimistico da ballare in una tempesta di coriandoli. Numerosi i nomi su disco, da Jon Hopkins a Brian Eno, dal nostro Davide Rossi a Little Simz, Burna Boy, Elyanna e Tini. Furbone Chris Martin, sempre più fiero e deciso nel proseguire lungo la scia delle sfere, continuando a pescare tra i trend, gli stream e le coloratissime sfumature musicali a disposizione, tra rap, cori gospel, suoni acustici, archi e chi più ne ha più ne metta. Moon Music parte con la traccia omonima che vanta la collaborazione di Jon Hopkins citato come featuring, dopo essere stato per sedici anni al fianco dei Coldplay unicamente in qualità di produttore. La ballad è una piacevole fluttuazione spaziale che lascia, purtroppo, spazio al singolone di lancio feelslikeimfallinginlove (tutto rigorosamente attaccato) che fa da spoiler all’intero disco, invitando chi ascolta  ad esaltarsi per il prossimo live tra gonfiabili o ancora una volta a rassegnarsi. Tra We Pray e GOOD FEELiNGS in un alternarsi tra maiuscole e minuscole, tra una radiofonica preghiera corale e una hit da dancefloor (non nella sua accezione positiva), si incastona una traccia acustica, JUPiTER, che riaccende nei primi fan dei Coldplay una piccola speranza.

Una debole fiammella alimentata dall’arcobaleno di ALiEN HiTS/ALiEN RADiO (con furba campionatura conclusiva della scrittrice Maya Angelou), che viene prontamente spenta dallo stucchevole ottimismo di iAAM (acronomico che sta per “I am a mountain”). Per Chris e soci non c’è pioggia o difficoltà che tenga, siamo forti come una montagna, ci rimettiamo in piedi perché l’amore ci salva sempre, perché la vita è bella e dobbiamo godercela, magari ballando su Aeterna come nei peggiori incubi. Ecco è nel frastuono da dancefloor, proprio in quell’esatto momento che lo senti, il crac del cd di Parachutes o del vinile di A Rush of Blood to the Head che decide di autodistruggersi nella tua libreria musicale. Un suicidio più che giustificato. Moon Music chiude la sua tracklist con All My Love, strizzando l’occhio ai Beatles, pur rimanendo in uno zuccherosissimo limbo di amore e promesse eterne, mentre One World con Brian Eno sembra far pensare, come in apertura, ad una piacevolissima fluttuazione onirica verso luoghi ignoti. Certo, se tra la Luna e le sfere la musica è questa, accogliamo di buon grado l’invito, lasciandoci trasportare volentieri verso altri pianeti.