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“Romance” è l’esame di maturità dei Fontaines D.C.

Romance urla a gran voce che i Fontaines D.C. sono arrivati alla maturità piena, alla fase dei consensi, del pubblico che presto migrerà nelle grandi arene, dei neofiti che si affretteranno a munirsi della copia fisica di quel debutto che in realtà si erano persi

Per ogni band, post punk, rock o qualsivoglia sottogenere derivativo gli si voglia attribuire, esiste un’inconsapevole quanto prevedibile evoluzione artistica, in cui a pilotarne gli step, oltre alle velleità sperimentalistiche dei musicisti, ci sono quasi sempre le orecchie che si moltiplicano, i biglietti staccati, i club che diventano palazzetti e che magicamente si trasformano in stadi. I Fontaines D.C. si collocano attualmente al quarto stadio del percorso discografico di cui sopra, quello della completezza e maturità, dopo il valido debutto di Dogrel, confermato da A Hero’s Death, dalla profondità delle liriche e la multiforme sonorità di Skinty Fia. Una fase, la quarta, che posiziona senza dubbio alcuno la band nell’Olimpo odierno della musica internazionale e che rende più rischioso lo step successivo. Romance nasce tra Londra e Parigi dai postumi di un lungo tour mondiale ed ha tutta l’apparenza di essere il vero disco di svolta per una serie di motivi: primo fra tutti Chatten e soci provano con coraggio a staccare il cordone ombelicale con l’Irlanda, la cui identità è stata, dai più disparati punti di vista, protagonista indiscussa dei primi tre dischi.

Secondo: una nuova sfida, quella di affidarsi alle preziose mani del produttore di successo James Ford, coinvolto in gran parte dei capolavori britannici degli ultimi tempi (su tutti Arctic Monkeys e Blur), in grado di  sostenere la coerenza della band, pur illuminandone le sonorità. Terzo: i Fontaines D.C. dismettono la loro cruda irishness musicale, mescolano lo shoegaze, i synth, gli anni Novanta, voci melodiche e morbide su sonorità dilatate ed ampie, in favore di un linguaggio più pop ed universale, nel tentativo di recuperare, seppure in uno scenario apocalittico, tutto ciò che di romantico è rimasto. Romance non a caso è la traccia che apre il disco e sembra quasi atterrare su un pianeta sconosciuto, dove nel muoversi con cautela, con il fantasma di Angelo Badalamenti, ci si chiede se il romanticismo sia un luogo più che un’astratta modalità di vedere le cose. Starburster aveva già fatto da apripista, anticipando un nuovo scenario dalle tinte fluo, dai ritmi serrati e senza fiato dell’hip-hop, mentre Here’s a Thing con un irresistibile riff richiama la decade del grunge e i Nirvana, con tanto di cupa condivisione di sentimenti, lungo la scia della successiva Desire dall’arpeggio ipnotico. Ma l’essenza di Romance è In the Modern World: il mondo è sotto una lente distopica, attraverso la quale le emozioni vengono filtrate fino a diventare vuote. Le voci si rincorrono sormontate da archi che incantano, in un lento vortice uditivo da cui è facile lasciarsi cullare. È la Grande bellezza di Jep Gambardella, il vacuo, il superficiale, in cui alla fine non si sta neppure male.

Ci si risveglia dal sognante apocalittico con le dirompenti chitarre di Bug, per poi affondare nella malinconica psichedelia di Motorcycle Boy. E poi, ricadere nel mondo onirico con Sundowner dal sensuale riff e piombare nel mondo di Joyce, da cui è tratto il titolo della traccia (Horseness Is The Whatness). Ci si chiede, quasi al termine di Romance, quale sia la parola che fa girare il mondo . “You choose or you exist”, conclude Grian. Death Kink è un’energica rincorsa prima della perla finale del disco. Favourite, come afferma Chatten, si colloca in quella malinconia fatta cento per cento felicità e cento per cento tristezza, una ricetta non sconosciuta ai Cure, agli Smiths e ad una scena che sembrava non poter tornare più. E invece. Romance urla a gran voce che i Fontaines D.C. sono arrivati alla maturità piena, alla fase dei consensi, del pubblico che presto migrerà nelle grandi arene, dei neofiti che si affretteranno a munirsi della copia fisica di quel debutto che in realtà si erano persi. Romance oggi sta ad AM degli Arctic Monkeys come Masterplan e Be Here Now agli Oasis, o ancora come Achtung Baby sta agli U2, per rimanere in terra irlandese. Cosa ci sarà dopo non è dato saperlo. Il terreno è scivoloso, ma nello scenario apocalittico della musica attuale, i Fontaines D.C. romanticamente ci salvano la vita.

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