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Nessuno è più libero di Post Malone

“F-1 Trillion”, la sesta fatica in studio dell’artista newyorkese, è il nuovo capitolo del braccio di ferro tra Post Malone ed il music business. Un disco country che sfida le leggi del pop

Hemingway lo avrebbe descritto come un ragazzone barbuto che indossa un paio di Crocs come fossero gioielli – un tipo che possiede il superpotere di abbinare quelle ciabatte in gomma ad un completo d’alta moda con la stessa naturalezza disarmante con cui un marlin emerge dal pelo dell’acqua. I fratelli Cohen, per svelarlo in una loro storia, sarebbero passati da un piano (rigorosamente americano) ad un close up sui suoi tatuaggi, intricati e vistosi, mostrando all’osservatore la mappa di esperienze e racconti personali che sembrano voler uscire dai suoi vestiti per farsi notare e per affermare la propria presenza. Bukowski non avrebbe scritto un bel niente. Sarebbe semplicemente andato con lui a prendersi una Bud fresca al pub. Post Malone è per tutti il profeta della contraddizione e al contempo della verità, eppure ciò che lo rende un’icona, (e ce lo torna a ribadire con F-1 Trillion, la sua sesta fatica in studio) è proprio quella assurda capacità di inglobare e far coesistere con estrema credibilità ogni sua scelta, ogni suo dettaglio.

Come un pittore che usa colori audaci e tecniche disparate, Post Malone compone la sua immagine e la sua musica senza mai scivolare nell’artificiale. È un camaleonte, certo, ma non nel senso di chi si mimetizza per sopravvivere. Piuttosto, è un artista che si reinventa ad ogni passo, senza paura di sbagliare, di osare, di essere sè stesso in un modo nuovo. Ed è proprio con questa stessa audacia che Malone si avventura nel mondo del country con F-1 Trillion. Una mossa che potrebbe sembrare il capriccio di chi vuole dimostrare di poter fare tutto. È, invece, l’espressione di una curiosità insaziabile di un desiderio sincero di esplorare e di immergersi in un nuovo universo sonoro e culturale, senza perdere mai di vista la propria essenza. Questo disco è un viaggio in pick-up (nella cover troviamo un F150 di casa Ford poggiato verticalmente su uno specchio d’acqua, reinterpretando ogni legge della fisica). È anche una lunga ora di musica attraverso tutti quegli Stati in cui una chitarra classica, benché scordata, non manca mai.

È infine un tour collettivo dell’America rurale che incarna perfettamente l’estetica disordinata e al contempo elegantissima di Post Malone. Mi piace pensare che un album del genere, se fatto da una star globale come lui, possa persino mettere i riflettori del mainstream addosso a questo equilibrio precario tra il casual e il sofisticato, ma realisticamente non so se brani come California Sober o Finer Things possano entrare nelle orecchie dei teenager di tutto il mondo (che resti tra noi: chi se ne frega). Facendo un po’ d’ordine, siamo di fronte ad un disco che conta diciotto pezzi ognuno dei quali, ad eccezione di What Don’t Belong To Me, Right About You e Yours è accompagnato da un featuring. Non saltate però a facili conclusioni: basta leggere i nomi tra le parentesi per scoprire che non vi sono nomi altisonanti del panorama pop, bensì esponenti della scena country. Sì, lo so a cosa state pensando, è successo anche a me: da una superstar del pop che ha dominato le classifiche con hit intrise di trap, rock e punk, un’incursione nel country rischia di apparire come un’appropriazione superficiale, lo capisco bene.

Potrebbe sembrare azzardato, persino incoerente, vedere Post Malone addentrarsi in un genere così radicato nella tradizione a stelle e strisce, ma è proprio qui che risiede il suo talento: nella capacità di indossare il country pur mantenendo i suoi inconfondibili tratti distintivi, sfidando le aspettative e svelando un lato della sua arte che è tanto genuino quanto sorprendente. Insomma, siamo di fronte ad un disco di genere ma comunque particolarmente credibile, che mette in chiaro, se fosse ancora necessario, che Post Malone non segue le logiche del mercato ma anzi vuole fare un campionato a parte. Portare così tanti artisti (ma soprattutto quella tipologia di artisti) con sé in questa grande storia americana testimonia che Malone ha fegato da vendere e che il suo nuovo sport preferito è sfidare lo status quo con scelte anti-mercato. F-1 Trillion è un nuovo importante spartiacque, staremo a vedere chi resterà sul carro di Posty ancora una volta.

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