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Il centro di gravità permanente di Cicco Sanchez

Non vorrei essere catastrofico, ma se guardiamo in faccia i protagonisti dell’attuale scena mainstream italiana ciò che vediamo è un mix di velocità ed effimero. Queste componenti, che ci piaccia o meno (a me, nello specifico, non piace affatto) sembrano governare in modo preoccupante le sorti e le mosse degli addetti ai lavori e di riflesso quelle degli artisti. Eppure, in questo oceano di inconsistenza, Cicco Sanchez emerge come un cantautore capace di fermare il tempo, con brani che sono frammenti di vita, racconti intimi che oscillano tra la luce e l’ombra, sul cui sfondo alberga un universo sonoro che risuona di verità e vulnerabilità. Negli opposti, insomma, Cicco Sanchez cerca il suo centro di gravità permanente.

Il tuo ultimo album, Disincanto, esplora la perdita di senso e significato. Puoi parlarci del processo creativo dietro questo progetto? Quali esperienze personali ti hanno ispirato e come hai trasformato quel disincanto in musica?
Con Freeso e Filippo Pizzigoni la scorsa estate siamo stati ogni giorno in studio. Abbiamo girato il Nord Europa in macchina e ci siamo lasciati ispirare da tutti quei discorsi che si fanno alle due di notte, dai paesaggi, dalle persone e anche dal caldo di Torino. Ho attraversato un brutto periodo dovuto ad un lutto e il processo creativo stesso mi ha aiutato ad affrontarlo.

La tua musica è caratterizzata da una fusione di urban pop e testi poetici. Mantenere un equilibrio tra l’accessibilità del pop e la profondità della scrittura introspettiva è qualcosa che rende la genesi dei brani più lunga e ragionata?
Mantenere questo tipo di equilibrio è il mio obiettivo. I tempi sul processo creativo variano, sicuramente sono l’istinto e il cuore a predominare e non la ragione.

A tal proposito, come nasce un tuo pezzo? Prendi appunti sparsi, mescoli materiale vecchio e nuovo oppure è frutto di session di scrittura programmate?
Scrivo in studio quasi sempre. Mi capita di partire da zero o da qualche appunto segnato sulle note. Spesso scrivo su giri di piano o chitarra, ma capita anche di scrivere (come per Disincanto) mentre in contemporanea Freeso produce. Si crea una sorta di sintonia magica e ogni volta usciamo dallo studio con il pezzo abbozzato o addirittura finito.

Suonare in Puglia, la tua terra d’origine, sarà sicuramente un evento emozionante. Quali sono le tue aspettative per il concerto all’Oversound Music Festival e quali ricordi o legami con la Puglia speri di condividere con il tuo pubblico?
Sono figlio di un immigrato pugliese e torno per suonare in uno dei festival più belli d’Italia, non vedo l’ora di salire sul palco e godermi il momento. È come se in un certo senso si fosse chiuso un piccolo cerchio con dentro i sacrifici di una generazione.

Pur essendo, appunto, di origini pugliesi, sei a tutti gli effetti un cantautore di Torino. Cosa ne pensi della scena della tua città, che da decenni è tra le più qualitative d’Italia? C’è qualche artista di Torino con cui vorresti collaborare?
A breve verrà annunciata una collaborazione con due artisti Torinesi, purtroppo non posso dirti di più. In generale mi piacerebbe se la scena fosse più unita.

Il concetto di Happysad è al centro del tuo lavoro. Come è nato questo mondo immaginario e come rappresenta il tuo modo di percepire le emozioni e le esperienze della vita?
Mi è stato disegnato questo smile :(: sulla mano e da lì nella mia testa si è aperto un mondo. Faccio fatica a riconoscermi in un genere musicale preciso, è piú una questione di energia e di sensazioni ed happysad rispecchia questo a pieno. Un luogo immaginario in cui perdersi e poi ritrovarsi. Ognuno di noi ha una parte felice ed una triste ed ogni giorno scegliamo quale usare.

La tua musica tocca molte persone che attraversano momenti difficili. Qual è la risposta più significativa che hai ricevuto da un fan riguardo a come la tua musica ha influenzato la sua vita?
Spesso mi viene scritto “mi hai salvat*” ed io penso che sia il contrario, sono loro che salvano me. Trovare riscontro con le mie canzoni mi ha aiutato tanto a credere di più in me stesso.

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