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Slim Shady è morto, lunga vita a Eminem

“The Death of Slim Shady” è proprio il ritorno che ci si aspettava, senza sussulti o sorprese di alcun genere. Una cosa è certa: se Slim Shady è morto, Eminem è più vivo che mai e rappa ancora da Dio

È uno sputo il prologo di questo oscuro epitaffio. L’ambientazione è chiara, di ispirazione gotica: pioggia a notte fonda. Viene fuori dalla bocca di Marshall la saliva, stiamo immaginando, e si spiaccica violenta, mischiandosi al fango che ricopre una fossa. A mangiare quel fango c’è il corpo esanime di Slim Shady, che non la meritava una degna sepoltura. Il crudo necrologio recita così: “La sua vita complessa e tormentata è giunta al termine. Un’esistenza che non poteva che finire in modo orrendo. Che possa trovare nell’aldilà la pace che non è riuscito a trovare sulla Terra”. Ora annunciatelo al mondo intero: Slim Shady è morto e non tornerà mai più. La storia della musica si accompagna da sempre di alter ego.

Se potessimo, chiederemmo al Duca Bianco da quale parte del cervello di Bowie sia stato partorito e soprattutto per quale motivo. Una vaga idea ce la siamo già fatta in precedenza: l’alter ego può tutto quello che la persona reale non può, non deve chiedere, non deve pensare alle conseguenze. È forse proprio questo uno dei motivi che costituiscono la genesi di Slim Shady: Marshall Mathers, per i più Eminem, ripone in questa strana maschera la sua parte più folle, isterica, controversa, è in questo scrigno che racchiude la sua pazzia. Non c’è niente di bello in Slim Shady, ma c’è verità e dissenso. Ora l’epilogo: è ingombrante, il suo ego pesa troppo, deve essere eliminato. L’ultimo atto di questa tragica commedia è racchiuso tutto in The Death of Slim Shady. Nelle liriche del disco c’è tutta la potenza che aveva già mostrato nei lavori precedenti. C’è tutta l’irriverenza del personaggio portata all’estremo. È il suo ultimo urlo prima che la sua fossa venga riempita di fango. Le produzioni lo fomentano e lo ridimensionano: dalle atmosfere dark e angoscianti fino alle vibes giocose ed esagitate.

Il disco affanna, ne viene fuori la parte più selvaggia di un artista come Eminem, che ci permette ancora una volta di scegliere quale versione di sé ascoltare. Non è una morte dolce quella di Slim Shady, l’avevamo inteso dalle anticipazioni. Poca introspezione, tanta ironia e provocazione. Nessuno si aspettava un addio malinconico e nessuno rimarrà deluso dai toni. Lo stile è quello di casa Mathers, gli incastri da manuale e gli extrabeat sono la consueta firma. The Death of Slim Shady è proprio il ritorno che ci si aspettava, senza sussulti o sorprese di alcun genere. Una cosa è certa: se Slim Shady è morto, Eminem è più vivo che mai e rappa ancora da Dio.