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Perché dovreste ascoltare “Bad Cameo” di James Blake e Lil Yachty

“Bad Cameo”, il joint album di James Blake e Lil Yachty, è un disco quasi terapeutico, ai limiti del trascendentale, che regala a chi lo incrocia sulla propria via dell’ascolto una dimensione onirica, sicura, incontaminata

Le galassie di James Blake e Lil Yachty si sono incontrate e fuse insieme, dando vita a un disco di ottima fattura e ben bilanciato tra le parti. Bad Cameo è un disco quasi terapeutico, ai limiti del trascendentale, che regala a chi lo ascolta una dimensione onirica, sicura, incontaminata. Ecco tre motivi per ascoltarlo subito (se non l’aveste ancora fatto).

“Tu mi fai girar come fossi una bambola”

Comincia con un po’ di sano citazionismo a prezzo scontato questo fugace tentativo di descrivere il turbinio di sensazioni che ci ha regalato Bad Cameo. Sarà questo il nostro guilty pleasure del giorno. Perché ficcarci in mezzo Patty Pravo per descrivere il joint album di James Blake e Lil Yachty? Molto probabilmente perché chi scrive non è riuscito a spiegare con parole che non fossero prese in prestito da chi ne ha pronunciate di sopraffine il proprio stato d’animo. In parole povere, che povere non dovrebbero essere, paragonate all’ottima fattura di questo album: James Blake e Lil Yachty ci hanno fatto girar, inteso come l’atto più vicino al fluttuare in volo, e ci hanno riportato giù con la stessa delicatezza. Bad Cameo è un disco quasi terapeutico, ai limiti del trascendentale, che regala a chi lo incrocia sulla propria via dell’ascolto una dimensione onirica, sicura, incontaminata.

A lezione di suono da James Blake

Se esistesse una serie intitolata Paragoni pretenziosi e alquanto azzardati, quello che segue sarebbe l’episodio pilota, senza alcun dubbio. Di fatti, paragonare la cura dei dettagli e la minuziosità con cui James Blake dipinge il suono di Bad Cameo alla maestria con cui il Bernini modella la coscia di Proserpina che cede sotto la pressione delle dita di Plutone, si, è decisamente troppo. Ma ci siamo già dimostrati in vena di guilty pleasures, quindi, perché no? Deliri e blasfemie a parte, il lavoro che James Blake fa sul suono ci riporta all’essenza più arcaica della figura del produttore, quella che lo raffigura come artigiano intento a plasmare la sua materia prima. Se l’idea originale delle sonorità di Bad Cameo era un gran bel blocco di marmo, il risultato finale è una delle opere maestre del proprio autore. Se il viaggio è l’obiettivo, i chorus e i riverberi di questo disco sono il mezzo. Il suono è denso e avvolgente, elettronico e sperimentale. Malinconico e puro, con richiami tribali, che guarda al concetto di ascensione con estrema sensualità.

Blake e Lil Yachty sono quei due che non ti aspetti

Che non sia un film di Gene Saks ne siamo quasi sicuri, ma Bad Cameo racchiude tutti gli ingredienti necessari per definire il binomio che gli ha dato i natali La strana coppia. Difficile immaginarsi come due mondi così variegati possano fondersi in uno. È un sorriso a metà quello che ci strappano James Blake e Lil Yachty: entrano in sintonia per quasi tutti i solchi del disco, il rapper di Atlanta si eclissa per poi ricomparire fulgido, si fonde allo stile Blake a tal punto da diventarne interprete e poco protagonista. Il binomio è riuscito, senza ombra di dubbio, con qualche ma e qualche però. Se le previsioni non erano delle più rassicuranti, l’epilogo è sorprendente. Due galassie si sono incontrate senza generare strani buchi spazio temporali, ma dando vita a un album ben costruito, ben interpretato e ben bilanciato tra le parti.