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HSO, Punk Never Dies

Ascoltare gli HSO è un po’ come leggere Raymond Carver, sarebbero stati una punk rock band anche se avessero usato fisarmoniche balcaniche e bongos nordafricani

Sto leggendo Raymond Carver in questo periodo. Di cosa parliamo quando parliamo d’amore – una raccolta di racconti brevi che, se dovessi provare a verbalizzarne l’unicità, definirei geniale nella sua tremenda semplicità. Perché nei racconti di Carver il punto d’inizio o di fine di una storia sembra quasi randomico, per nulla contestualizzato o conclusivo. È semplicemente un pezzo di vita in cui non ci sono quasi mai fuochi d’artificio, ma in cui c’è sempre la vita vera. Questo credo sia il punk: non certo una mera accozzaglia di stilemi sonori o trucchetti da ripetere ogni sera davanti al pubblico come un illusionista che ripropone il numero di magia. Ecco perché ascoltare gli HSO è un po’ come leggere Carver. Ecco perché gli HSO sarebbero stati una punk rock band anche se avessero usato fisarmoniche balcaniche e bongos nordafricani.

Dite di vivere in un limbo tra emotività e razionalità. Intanto che capite come equilibrare queste due anime, mi dite ad oggi come sono composti gli HSO?
Diciamo che viviamo un po’ per questo limbo. Siamo quattro personalità molto diverse tra loro, ed ognuno di noi ha visioni completamente differenti su tutto. C’è chi sembra molto razionale ma in realtà sotto sotto è tutto il contrario e viceversa, non c’è proprio una formula standard, quanto più cambia di giorno in giorno secondo la situazione che abbiamo davanti. Adoriamo però ciò che siamo: un bel mix. 

A proposito di emotività, siete i tipici rocker che si svegliano tardi e vivono una vita sregolata oppure riuscite a mettere in stand by l’attitudine punk quando si chiude la porta dello studio?
Per adesso, mentre lavoriamo per vincere Sanremo e diventare delle star, ognuno di noi ha delle vite che vanno al di là della musica, e che quindi non ci permettono di dormire più di tanto. C’è chi studia in conservatorio, chi studia comunicazione e chi frequenta l’accademia. Quindi siamo i tipici rocker che fanno serata ma si devono comunque alzare di prima mattina per andare a lezione con i postumi. 

Il pop punk, specie quello statunitense, è stato spesso associato al cinema. Se aveste la possibilità di utilizzare un vostro pezzo come colonna sonora di un film cult, quale sarebbe il brano e quale il film?
Questa non è una domanda semplice: non siamo appassionati di film cult in realtà. Ci piacciono più le commedie o i film che parlano di musica e musicisti. Un film che ci rappresenta tanto per quello che siamo e per quello che facciamo al di fuori della vita musicale è Amici miei saremmo capaci di fare tutto quello che fanno loro nel film e forse anche cose peggiori. Loro non hanno vent’anni ma lo spirito che li unisce è la spensieratezza e la voglia di divertirsi che abbiamo alla nostra età. E quindi perché no? 20ANNI colonna sonora di Amici miei. Anche se siamo fermamente convinti che il miglior film da girare e da vedere sarebbe quello sulla nostra vita.

Parlando con Diego Naska – che è un artista che come voi fa pop punk – è emerso che alla base dei suoi ascolti e delle sue ispirazioni, oltre ai prevedibili Sum41, Blink-182 e Green Day, ci sono anche rock band dai connotati più ruvidi, come ad esempio i Pixies o i Nirvana. Cosa ha costruito il vostro background e cosa c’è nella vostra libreria dei preferiti di Spotify?
Anche sul lato musicale abbiamo gusti diversi che spaziano dal pop più pop a suoni grezzi e più rock. La cosa divertente che un nostro ascoltatore probabilmente non si immaginerebbe è che alcuni di noi si allenano con Maledetta primavera e Perdere l’amore in cuffia. Ma tutto ci influenza e ci rende ciò che siamo. 

Manuel Agnelli raccontava di una fan degli Afterhours che li seguiva in ogni data in giro per l’Italia. Voi avete già le vostre groupie?
Se siete le nostre ragazze, l’intervista è finita qui. Altrimenti, la risposta è: si.
La cosa ci fa un sacco piacere e, più che groupie, vediamo come amici ed amiche che vogliono fare casino assieme a noi, sostenendoci.

In tal senso, come concepite il tema del successo? E qualcosa che inseguite o cercate di allontanarlo per essere puri nella vostra musica?
Per noi l’obbiettivo è avere sempre più gente sottopalco, preferibilmente gasata e che canti i nostri brani. Se questo è il successo, allora sì, lo ricerchiamo.