Claver Gold è esattamente come te lo immagini quando ascolti la sua musica, riflessivo ma incisivo, discreto ma deciso, gentile ma non ingenuo. Considera ogni domanda che gli faccio con l’attenzione di chi è abituato a riflettere su sé stesso e sul mondo che lo circonda e con la consapevolezza di chi conosce il peso delle parole e ci tiene a dire sempre quelle giuste, per quanto sia evidente che il linguaggio con cui si trova più a suo agio è e rimane il rap. «Mi piacerebbe essere un artista invisibile che pubblica dischi a manetta e fa poco la parte social», mi confessa sorridendo nelle battute iniziali della nostra chiacchierata. Questo non è un cane/Domo è la deluxe dell’omonimo disco uscito nel 2022 ed è arricchito non solo di due nuovi pezzi, I miei cani e Con i miei brothers, ma anche delle strofe inedite di alcuni dei principali nomi della scena rap underground. Da Danno a Kaos One, passando per Murubutu, Moder, Dutch Nazari, Il Turco e Mattak, in questa riedizione convivono tantissimi stili diversi che rivisitano i pezzi del disco originale senza mai dare l’impressione di volerli sostituire o migliorare ma semplicemente di volerli arricchire portando una prospettiva nuova.
«Ho cercato di dare una nuova vita a un disco che aveva già avuto una vita propria dando nuove prospettive. Ho voluto creare un po’ di unione tra i tanti reparti di rap underground». Delle tante collaborazioni, spicca senza dubbio quella in Nak Su Kao con Danno e Kaos One, due assolute leggende del rap italiano. Una collaborazione talmente sentita da Claver Gold che è l’unica per cui ha voluto riscrivere la sua strofa. «Ci tenevo a fare una cosa specifica per loro due» mi racconta. «Con Danno già eravamo in contatto, mentre con Kaos meno. Poi però ci siamo visti a Milano e gli ho proposto questa cosa. Per me è un onore averli entrambi». Tanto il disco originale quanto questa riedizione ruotano intorno a questo concetto di prospettiva, a partire proprio dal titolo. «Il titolo prende ispirazione dalla pipa di René Magritte (artista surrealista belga di inizio Novecento, ndr). Lui raffigurò una pipa e scrisse sotto “questa non è una pipa”, lasciando intendere quella non era una pipa ma solo il ritratto di una pipa». «Allo stesso modo, questo non è un cane ma soltanto il ritratto di un cane. Quella che porto nel disco è solo la mia idea, la mia versione di fatti, la mia visione degli avvenimenti».
Proprio per indurlo a dirmi qualcosa di più su questa sua versione dei fatti senza essere io a limitarlo con domande specifiche, faccio un esperimento per cui credo la sua musica si presti particolarmente. Estrapolo alcune frasi rappresentative del disco, gliele dico e gli chiedo di dirmi la prima cosa che gli viene in mente. Dalle sue riflessioni escono fuori tante sfaccettature della sua persona e del suo modo di vedere il mondo, che confermano la mia impressione iniziale di avere di fronte una persona per cui ogni barra scritta, ogni storia raccontata, ogni pensiero espresso in rima sia figlio di riflessioni elaborate e osservazioni puntuali del mondo. Quando cito “Mi hanno detto che non ci sarebbero stati più abusi di potere” (che è tra l’altro la frase con cui comincia il disco), fa una riflessione più sociale: «C’è una convinzione forte di potersi sentire liberi come popolo un giorno. Invece purtroppo la situazione sta peggiorando. Ci sono due grandi guerre in atto che conosciamo tutti e tante piccole guerre in atto che non conosce nessuno. Ci sono ancora il machismo, il sessismo, il razzismo. Andiamo avanti ma molto lentamente».
«Quando cito “Senza mani mami guarda come nuoto” (da Horror Vacui), il discorso si fa più personale: «Ho sempre avuto un rapporto non del tutto definito con mia madre. Ho provato odio, distacco, ricongiungimento. Non credo di averlo ancora capito». La riflessione più incisiva, però, arriva quando cito “Ho nuovi mostri da affrontare/Ho bisogno di eroi” (da Quelli come noi): «Crescendo si affrontano diverse paure. In ogni fase c’è bisogno di un eroe personale. Adesso che ho una certa età, per esempio, io avrei bisogno di un eroe politico ma non lo vedo. Il nostro eroe però alla fine siamo noi». Con Questo non è un cane Claver Gold inaugura una nuova fase del suo percorso, in cui lui si definisce più consapevole e sereno. «Non so dove mi porterà ma so che avrà diverse sfaccettature e sarà sempre un percorso pieno di rap, di rime, di racconti».