Le carriere di Salmo e Noyz Narcos collidono per la prima volta nel 2013. Sulla strumentale di Shablo Rob Zombie resta un brano pieno di punchline, che pesca a piene mani dall’immaginario horrorcore che i due artisti si portavano dietro. Sinistramente, rimettendolo in play dieci anni dopo, alcune barre risuonano attualissime, come se fossero trascorsi solo pochi giorni. Invece mi ritrovo in un caldo pomeriggio di ottobre a chiacchierare con Emanuele e Maurizio in vista del loro primo joint album, CVLT. E nonostante sia passato parecchio tempo, alcuni tratti distintivi li ritroviamo ancora oggi. Il font con cui è scritto il titolo dell’album, ad esempio, sembra grondare sangue più lo si guarda. Ed a proposito di sangue, il celebre billboard bianco installato in centro a Milano ha preso vita grazie a della vernice rossa, che ha poi richiamato appunto il titolo del disco. Ma ancora prima i due hanno rilasciato un corto su Prime Video che prende il titolo dal disco – piccola chicca che ci ha introdotto al mood del disco (ed ha dissipato i dubbi sulla ricetta della carbonara, nota non meno importante). Potremmo infatti chiederci perché tornare alle tinte grandguignolesche che avevano caratterizzato gli inizi di carriera di entrambi. «La voglia di horror è figlia dell’epoca in cui siamo cresciuti entrambi», dice Noyz Narcos.
Poi continua Salmo: «Io mi ricordo che restavo alzato fino a tardi ad aspettare Notte Horror su Italia 1 in estate. Le nuove generazioni non sono più attratte da questo genere, non è l’immaginario a cui puntano i giovani». Non ci sorprende allora come i due si siano affacciati al rap con due dischi diventati ormai leggendari, uno con Verano Zombie (ma anche il precedente Non dormire) e l’altro con The Island Chainsaw Massacre. Dischi che al loro interno contengono tantissimi riferimenti a questa cultura. Da ciò nasce anche la volontà di avere Dario Argento come parte integrante del progetto. Il regista di Profondo rosso ha diretto il corto pubblicato su Prime Video. «Non potevamo che chiamare lui. È un king del genere, è un’eccellenza italiana ed abbiamo voluto usare un prodotto della nostra cultura, senza per una volta scimmiottare l’immaginario americano. E Dario si è dimostrato incuriosito sin da subito, ci ha costruito questa sequenza adattandola ai nostri personaggi». Il disco si apre con Anthem, un paio di minuti di rime sparate a raffica, in cui i due rapper si rendono omaggio a vicenda. Come? L’uno riprendendo alcune barre iconiche dell’altro, rivisitandole ma anche citandole, rievocando pezzi diventati culto per le fanbase di entrambi.
Farà sicuramente strano, al primo ascolto, sentire Noyz rappare sull’entrata di La prima volta o di 1984, o viceversa Salmo che cita Attica. «Questa cosa di scambiarsi le barre non l’ha mai fatto nessuno prima, peraltro nasce da una serata di molti anni fa, in cui eravamo entrambi headliner ad un evento. Avevamo entrambi lo stesso peso e per non fare il classico live dove suono prima io e poi te, eravamo saliti sul palco assieme, facendo un po’ di live per uno, mischiando i pezzi e la scaletta». Naturalezza che abbiamo già avuto modo di apprezzare al Marrageddon a Milano, momento in cui i due si sono ritrovati a rappare sulla strumentale di Breathe dei Prodigy. Il brano spoilerato in quell’occasione è Respira ed ospita uno dei quattro featuring del progetto, Marracash. Gli altri sono Frah Quintale e Coez a suggellare la seconda parte dell’iconica My Love Song e Kid Yugi in CVLT. L’ennesima investitura per il ragazzo pugliese, che nel giro di pochi mesi sta mettendo d’accordo i fan ma anche gli stessi colleghi. «Kid Yugi ha ‘sta cosa di saper fare rap alla maniera nostra pur essendo nato vent’anni dopo. Parla un linguaggio molto simile al nostro ed ha una capacità di costruire il brano molto differente dai ragazzi della sua generazione».
«Ci ha colpito entrambi – aggiunge Salmo – inoltre credo che, se con un disco simile, un disco importante per la scena, tu abbia la possibilità di dare visibilità ad un ragazzo che se lo merita, tu lo debba fare. Vedetelo come un passaggio di testimone, un po’ come Marra fece con me ai tempi di King del rap (in cui Salmo è presente in ben due brani, Né cura né luogo e Marrageddon, ndr.)». Il lato produzioni unisce le anime ambivalenti dei due: Noyz si porta il fidato Sine, mentre Salmo assolda per l’occasione ancora Lucienn, che ha spesso collaborato con lui in tempi recenti. Tra citazioni a Tarantino, filastrocche da Incubi ed omaggi ai Blues Brothers (l’intro di Nightcrawlers vi dice niente?), CVLT si dipana attraverso quindici pezzi, quasi un’ora di rap nudo e crudo, in cui i due artisti si spalleggiano a vicenda, passandosi il mic come meglio sanno fare. Non aggiungono nulla al loro repertorio, ma anzi tornano al loro primo amore, a ciò che li ha resi noti ormai. Non aspettatevi null’altro da questo album, se non delle mattonate rap che avremo anche modo di apprezzare live 2024: si vocifera di due mega eventi a Milano e Roma fissati per il prossimo giugno. Che sia la volta di debuttare – o di ritornare, nel caso di Salmo – a San Siro per Noyz? Per il momento loro non parlano.