Dopo dodici anni passati a condividere il palco con Martin Doherty e Iain Cook, Lauren Mayberry si è presa una pausa dai Chvrches. E se gli ultimi anni hanno segnato il decimo anniversario dal primo album della band scozzese, The Bones of What You Believe, la collaborazione con Robert Smith e gli show in giro per il mondo con i Coldplay, la cantautrice di Thornhill è già proiettata nel futuro. Con due singoli pubblicati (Are You Awake? e Shame), un album in arrivo e un tour in giro per gli Stati Uniti, Lauren approda in Italia stasera. La incontro virtualmente, la nostra è una conversazione che tocca molteplici argomenti: dal femminismo alle rivalse personali, dalle differenze che caratterizzano la scrittura di una canzone per sé stessi o per una band, al talento innato nel saper osare senza perdere la propria credibilità. «Ho girato tanto con i Chvrches in questi undici anni e affrontare un tour da sola è una nuova esperienza perché sto portando qualcosa di inedito sui palcoscenici e completamente da sola. È strano girare senza aver rilasciato ancora buona parte del proprio lavoro. È una tournée old school, ma è davvero entusiasmate sapere che ci siano così tante persone pronte a vedermi anche solo per scoprire una nuova me». Dall’altro lato dello schermo, Lauren Mayberry non nasconde la sua emozione, ma anche la sua risolutezza e la certezza che tutto sia esattamente come dovrebbe essere.
«Ho pensato che fosse giunto il momento di buttarmi in una nuova avventura a partire da gennaio 2022, quando abbiamo avuto un momento di pausa dopo l’uscita dell’ultimo album dei Chvrches», mi racconta. «Io e Matthew Koma (il suo produttore ndr.) ci siamo messi a scrivere di getto, senza un vero obiettivo. Dedicare anima e corpo alla scrittura dei nuovi brani mi ha permesso di acquisire maggiore sicurezza in me stessa. Ho capito che avrei potuto sostenere questo percorso anche per conto mio ed è stato onestamente un vero esercizio mentale». Le chiedo se questo è un salto nel vuoto. «Ho suonato per la mia prima band a quindici anni, questa volta ho voluto dimostrare di potermela cavare con le mie gambe. Arriva un momento in cui si avverte il naturale bisogno di mettersi in gioco ulteriormente e anche se non dovesse succedere qualcosa di particolare in seguito a questo capitolo della mia vita, andrà bene lo stesso. Si vive una volta sola». Are You Awake? e Shame rappresentano perfettamente lo spirito “you only live once” della sua nuova era. A partire dalla scrittura dei testi e dalle sonorità, Lauren non lascia nulla al caso. «Alcune delle idee che ho sviluppato attraverso la mia musica da solista sono nate negli anni in cui ho suonato con i Chvrches. Ho iniziato ad immaginare come sarebbero state nella pratica alcune idee, alcune mood board, alcune situazioni».
«Ho sempre scritto dando il meglio per la band, però ho anche incominciato a scrivere cose che non rappresentassero necessariamente il pensiero di Iain e Martin. Shame è il pezzo che più rappresenta i contenuti del disco. Aspettatevi dei pezzi più confessionali e teatrali di quelli che avete ascolto fino a questo momento. Ho provato a cercare un equilibrio perfetto tra i momenti di rabbia e quelli di gioia». Sono gli stessi sentimenti che hanno accompagnato gli ultimi dieci anni della sua vita, dal momento in cui il quotidiano britannico The Guardian pubblicò un suo articolo d’opinione per affrontare concretamente la misoginia online che era solita subire. «Avevo ventiquattro anni quando decisi di scrivere quel saggio per The Guardian ed è sempre interessante guardare al passato per vedere quanto le mie esperienze lavorative mi abbiano cambiato in positivo e in negativo». All’epoca avevo un manager che era più grande di me e mi confrontavo quotidianamente con persone più grandi di me. Queste situazioni ebbero un risolto importante sul mio lavoro. Mi sentivo giudicata per il solo fatto di essere una donna, per il mio aspetto fisico e la mia attitudine. Questo è il vero problema con la nostra cultura. Vedere i corpi come delle entità da usare a piacimento. Pensa a PJ Harvey. Se guardi una sua foto ti rendi conto che usa il suo corpo come un canvas, con l’intento di raccontare una storia al suo pubblico. Ho trascorso troppo tempo giudicandomi, cercando di non essere “troppo” agli occhi degli altri».
«Per questo tour e in questo ultimo anno, invece, ho provato ad osare di più, giocando anche con il mio stile nei videoclip o sul palco. Quando mi esibisco riesco a vestirmi in un certo modo. Sicuramente non indosserei mai gli stessi outfit per uscire di casa, ma questo è il mio obiettivo: poter raccontare una storia anche attraverso la mia identità». Un verso di Are You Awake? risuona nella mia mente come un mantra (“Some feelings don’t fade away with space and time”). Le chiedo cosa non sia cambiato sul piano personale, andando oltre il concetto di spazio e tempo – proprio come nel pezzo – per la stessa artista. «Quando avevo ventuno anni pensavo di poter cambiare il mondo perseguendo un’ideale di gentilezza, l’uguaglianza e la giustizia. Credo tutt’ora che si possa cambiare, ma la maturità di noi esseri umani ti fa scontrare con ciò che possiamo fare e cambiare nel concreto, ma anche ciò che non possiamo in alcun modo modificare. Mi sono resa conto che alcune cose non possono cambiare, ma questo non significa che ci si debba arrendere». Lauren Mayberry è pronta a lottare. Per sé stessa, indubbiamente, ma con la volontà di poter essere uno specchio dentro il quale i suoi fan possano rifugiarsi.