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Cosa funziona e cosa no in “Atomic City” degli U2

“Atomic City” degli U2 non riesce ad avere il fascino della citazione alta, né la secchionaggine del sample inserito bene

Il nuovo singolo degli U2 è uscito in concomitanza con la loro avventura da milionari (loro e chi li ascolta) a Las Vegas – e questo potrebbe già far storcere il naso. Ma mettiamo a tacere quei piccoli Marx e San Francesco che ci occupano l’anima e a volte obnubilano la mente, per cercare di darne una lettura schiettamente musicale. Cosa funziona in Atomic City? Sicuramente l’arrangiamento ed il suono sono eccellenti. Superata la fase della produzione autonoma che ha caratterizzato lo spiazzante (in ogni caso non brutto) quadruplo lavoro pubblicato nella stagione scorsa, si torna alle produzioni belle e costose, ma finalmente del tutto godibili e da (ri)sentire.

Poi funziona la voce di Bono. Certo, in studio si fanno miracoli, ma in questo singolo è davvero bella. Poi funziona il testo ed il significato anche vagamente dissacrante per la stessa Vegas e la sua storia “atomica”. È poi bello rivedere Larry, che invece nei concerti non c’è, per ragioni di salute. Il drumming, comunque, sembra il suo. Cosa invece non funziona? Fondamentalmente il ritornello, fotocopiato da Call Me dei Blondie. Nei credits è riconosciuta la paternità del ritornello – come fecero anche gli Stones con Anybody Seen My Baby, riconosciuta giustamente anche a Kathryn Dawn Lang dopo che la figlia di Keef se ne accorse sentendo il provino – ma ciò non cambierebbe la questione.

Se un brano può prendere un’altra piega, perché fargli prendere quella di un’altra canzone, peraltro bellissima, famosissima e conosciutissima? Anche perché i due membri degli U2 che sono autori (Bono e The Edge) non hanno mai avuto difficoltà coi ritornelli. Il risultato non riesce ad avere il fascino della citazione alta, né la secchionaggine del sample inserito bene – cosa meravigliosamente trendy soprattutto nei Novanta, con esempi, anche nostrani di tutto rispetto (ricordate Frankie Hi NRG?). Insomma, uno strano uovo fuori dalla cavagna che non riesce purtroppo a sfiorare la bellezza e stimola invece un sottile fastidio.