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Olivia Rodrigo è cresciuta

“Guts” celebra la penna onesta di Olivia Rodrigo virando verso un inaspettato sound rock per convogliare tutta la tensione e l’insoddisfazione legata alla sua nuova vita da popstar

È il 2002, su MTV viene trasmessa regolarmente Complicated e una giovanissima Avril Lavigne fa capolino sullo schermo, facendo innamorare un’intera generazione di millennials con il suo look da maschiaccio, la sua musica perfettamente riconducibile alle esperienze di un adolescente nei primi anni Duemila, ma soprattutto del suo spirito ribelle, anticonformista e perfettamente rappresentato da un disco antesignano nel pop-punk al femminile: Let Go. Vent’anni dopo la storia si ripete con Olivia Rodrigo: la sua Drivers License si abbatte sul mercato musicale come un tornado battendo una serie infinita di record, mentre il suo debutto con Sour, un disco pop che spazia da energiche canzoni pop-punk a ballate bedroom pop, diventa uno dei progetti di punta dell’anno con tanto di Grammy come Best Pop Vocal Album.

La pressione e le aspettative di realizzare un album qualitativamente superiore a Sour c’erano tutte, ma la cantautrice americana è riuscita a scavare ancora più a fondo nel suo personalissimo vaso di Pandora e con l’aiuto di Daniel Nigro (Kylie Minogue, Caroline Polachek, Conan Gray) ci ha regalato un disco che non delude. Registrato parzialmente nei leggendari Electric Lady Studios di Jimi Hendrix e scritto interamente nell’arco del 2022 nel garage studio di Nigro a Los Angeles, Guts celebra la penna onesta della Rodrigo virando verso un inaspettato sound rock per convogliare tutta la tensione e l’insoddisfazione legata alla sua nuova vita da pop star. Se durante la stesura di Sour l’artista ha voluto raccontare il punto di vista di un’adolescente dal cuore spezzato, piena di illusioni, sogni e incertezze, Guts sperimenta maggiormente sia da un punto di visto lirico, sia da un punto di vista di sonorità.

C’è tanto di Avril, indubbiamente, così come c’è tanto di Hayley Williams e dei suoi Paramore. E poi la grinta politica di Alanis Morissette, la sensibilità di Fiona Apple, la propensione alla catarsi di Lorde ai tempi del suo sophomore album Melodrama. Guts gioca costantemente con dinamiche stilistiche e contrasti melodici per disegnare l’identikit di una giovane ragazza americana (All-american Bitch) che si scopre però essere una caricatura ben lontana dall’identità di Olivia (“Forgive and I forget/I know my age and I act like it/Got what you can’t resist/I’m a perfect all-American”). Ci sono ballad delicate (Lacy) dove il piano padroneggia e toglie il fiato all’ascoltatore (Logical) e finisce per mescolarsi a chitarre elettriche, batterie e sintetizzatori anni Ottanta Vampire). La frenesia pop-rock/indie-rock trova il suo massimo compimento nei singoli Bad Idea Right?, Get Him Back!, The Ballad of a Homeschooled Girl, in cui la cantante si destreggia raccontando l’imbarazzo sociale e la sensazione di sentirsi fuori posto in qualsiasi contesto.

Lavorare su Guts ha permesso ad Olivia Rodrigo di fare i conti con una miriade di sentimenti e sensazioni contrastanti, altalenanti e confusionarie al contempo, ma soprattutto di uscire da quella bolla di disillusione propria dell’adolescenza per scoprire il nucleo della sua essenza come donna e musicista. Un processo ancora in divenire, come conferma nella traccia di chiusura del disco, Teenage Dream – un ponte con la opening track del suo predecessore, Brutal, in cui urlava e si poneva l’agognata domanda “Where’s my fucking teenage dream?”. “Dicono tutti che si migliori/Migliorerà, ma se non lo facessi?”, canta nel presente in cima ad un arrangiamento per pianoforte molto struggente. Chi è veramente Olivia Rodrigo? Quella della stellina del pop che si sta trasformando in rockstar è un volto proteso verso il futuro. È il volto del vero bardo della Gen Z, cantato al tempo di TikTok e calato perfettamente nella società contemporanea.