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The Weeknd ha trasformato per due ore Milano in Gotham City

Il personalissimo Halftime Show che ha portato in scena The Weeknd a Milano è pura perfezione, seppur in una location che non riesce a rendergli completamente giustizia

Una serata così l’abbiamo attesa per anni: The Weeknd conquista Milano rendendola un po’ Gotham, un po’ Sin City, portando all’Ippodromo La Maura per due serate consecutive il suo universo futuristico creato ad hoc dopo l’uscita dell’ultimo Dawn FM, successore di After Hours – il disco che probabilmente più ci ha accompagnati in piena pandemia. Il palco è una città a sé, imponente e con la band accuratamente posizionata tra le impalcature che riproducono i grattacieli di New York. La passerella è immensa e attraversa letteralmente l’intero ippodromo milanese. Al centro, la statua di una donna meccanica rimanda all’immaginario creato da Fritz Lang in Metropolis con a destra una luna piena di un arancione simile proprio a quello della luna che effettivamente mi accorgo esserci lì nel cielo. L’artista canadese entra in scena con Take My Breath, seguita da Sacrifice, ma è con I Can’t Feel My Face che il pubblico balla dalla prima all’ultima fila.

Abel – questo il suo vero nome – indossa una maschera e sul palco non è da solo: costantemente accompagnato e seguito da un corpo di ballo femminile con volti e corpi coperti, si ha l’impressione che nonostante sia lui il re della serata, l’intero evento ruota attorno al concetto di femminilità in sé esattamente come nella sua musica. Il suo show prosegue senza particolari pause: con l’aiuto della band, riesce a mixare perfettamente le sue canzoni, passando dalle più recenti alle più storiche con uno schiocco di dita. Non mancano le cover: Creepin di Metro Boomin, Hurricane di Kanye West che viene accennata in apertura a The Hills, Crew Love di Drake che apre le danze a Starboy, storica collaborazione coi Daft Punk, e Low Life di Future che lascia spazio a Reminder – chissà quanti come me non se l’aspettano così all’improvviso e la cantano nell’immediato con tutto il fiato presente in corpo. Ciliegina sulla torta è l’intervento della band con assolo di chitarra finale.

«È la mia prima volta in Italia, devo tornare più spesso», dice. Cammina lungo tutto il suo palco e resta il più possibile in mezzo al suo pubblico: siamo nel suo personalissimo Halftime Show, il livello di esibizione è esattamente a quel tipo di epicità. «Ora torniamo indietro nel tempo», ed esegue The Hills, Kiss Land e Often una dopo l’altra. Un tuffo al cuore per i fan di vecchia data. Dopo House of Balloons è la volta di Heartless e dopo Party Monster quella di Faith: The Weeknd si mostra davvero al pubblico togliendosi la maschera e per un attimo torna vicino alla sua band. Dal palco si alzano delle fiamme mentre il corpo di ballo gira intorno alla donna meccanica. Mi accorgo che la statua stessa segue il movimento delle ballerine, è così ipnotico da non sembrare vero, sembra un rituale a tutti gli effetti: è uno dei momenti più intimi mai vissuti durante un concerto di queste dimensioni (completamente sold out da tempo immemore). «Il caldo ora non è più un problema, voglio che vi divertiate, voglio sentire quanto sapete cantar bene», urla dal microfono.

Scende nel pubblico durante la combo Out Of Time/I Feel It Coming, canta coi suoi fan, scatta un selfie con qualcuno di loro e accetta gentilmente un mazzo di rose. Dopo una brevissima pausa tira fuori pezzi come I Was Never There, Wicked Games e Call Out My Name tutti d’un fiato. Come fa a scegliere sempre l’ordine perfetto? Ad ogni modo, nessun encore: Save Your Tears, The Morning, Blinding Lights. È il momento disco, tutti ballano e la felicità è un sentimento così altamente condiviso da risultare tangibile. Il finale è con In Your Eyes e Moth To A Flame. «Mi chiamo The Weeknd e vi amo», dice prima di essere trascinato verso il basso dalla sua stessa Gotham. Un concerto perfetto di una popstar perfetta, seppur in una location che non riesce a rendergli completamente giustizia. Nessun’altra critica, ci ha portato nello spazio, ora com’è che si fa a tornare sulla Terra? O se proprio dobbiamo scegliere di rimanere in un posto qui, che sia la sua Gotham.