Crescere non è sempre un’esperienza ordinaria o scontata, anzi, a volte può celare degli aspetti inesplorati che meritano di essere approfonditi. Questo è quello che racconta Alessio (da qui in avanti Lil Kvneki) nel suo primo album da solista. Quando penso a lui, mi vengono in mente una giacca di pelle sgualcita, una sigaretta mezza spenta e un sorriso sincero. Forse perché è così che l’ho visto di sfuggita la prima volta. Il suo percorso musicale, iniziato nel 2019 con il progetto Psicologi, trova oggi una maturità diversa con Crescendo, un album frutto di un’attenta ricerca sonora che affonda le sue radici nell’incontro tra prospettive musicali diverse. L’abbiamo incontrato in vista del suo concerto all’Eur Social Park di Roma con gli American Boyfriends.
Perché Crescendo?
Crescendo ci piaceva perchè aveva un duplice significato per noi. Da una parte mi ricordava il fatto che stavo letteralmente crescendo ma dall’altra aveva un significato più musicale. Adesso sono più affezionato al suo significato musicale: il pezzo Crescendo ha proprio una batteria che cresce e non sembra esplodere mai e sono contento sia l’intro del disco.
Mentre ascoltavo il disco ho avuto l’impressione che questo progetto fosse il risultato di una profonda necessità interiore.
Tutto quello che ho fatto è sempre nato da una necessità interiore e l’obiettivo è sempre stato riuscire a esprimere quello che provo. Tutto ciò succedeva con il progetto Psicologi insieme a Marco (Drast ndr.) e in questo momento continua con gli American Boyfriends, che mi hanno seguito nella stesura del tutto.
Hai trovato un sound tutto tuo, che non solo è molto riconoscibile ma ti sta anche bene addosso. Pensi che te lo terrai stretto anche per progetti futuri?
Nel corso degli anni mi sono sempre ritrovato a sperimentare quindi non so bene come si evolverà il mio sound ma sicuramente continuerà a cambiare. Ascolto moltissime cose che mi influenzano in questo periodo e il fatto di muovermi nella scena così detta indie mi lascia anche libertà di spaziare tra diversi generi senza seguire un solo binario sonoro (uno dei punti di forza di questo disco, infatti, è proprio la sua matrice garage rock: le influenze di gruppi come gli Strokes si mescolano a quelle dell’indie per creare un’atmosfera nuova, che permette a chi ascolta di calarsi in un contesto dove la voce di Lil Kvneki si spoglia dell’autotune per ottenere un gusto decisamente più crudo e malinconico ndr.)
Ci sono canzoni che arrivano addosso come un pugno allo stomaco, come ad esempio Angoscia. Quale pensi che sia la chiave che ti ha permesso di arrivare agli altri in maniera così naturale, senza che abbiano necessariamente vissuto le tue esperienze?
Penso che la chiave per arrivare agli altri sia raccontare in maniera sincera cosa si prova. Non servono mai troppe spiegazioni. Penso che anche quando si raccontano cose molto personali e difficili alla fine, se si è veri, dall’altra parte c’è sempre qualcuno che si può riconoscere (insomma, la verità usata come mezzo di comunicazione, quasi come se fosse lo specchio dell’anima ndr.)
In Regolare canti “Amo il mondo ma voglio bestemmiare”: cosa ti ha fatto innamorare della Terra e cosa, invece, ti fa venire voglia di urlare una bestemmia?
Gli esseri umani mi hanno fatto innamorare della terra ma paradossalmente sono sempre loro che più fanno bestemmiare.
Il brano Lunedì propone sonorità e contenuti completamente diversi rispetto ai progetti passati di Psicologi, eppure ci siete sempre tu e Drast dentro. Con quali intenzioni siete partiti per realizzarlo?
In realtà, come per tutto il disco, l’approccio che ho avuto nello scrivere Lunedì è stato molto naturale. Stare con Marco (Drast ndr.) in studio per me è stata solo un’altra occasione per cercare di evolvere quello che faccio, come ho sempre fatto in passato anche con Psicologi.