dark mode light mode Search Menu
Search

La missione impossibile stavolta è salvare “Dead Reckoning”

“Mission: Impossible – Dead Reckoning” risulta essere un grande giocattolo a prova di fan, che se da una parte raggiunge il minimo risultato, dall’altra fallisce

Dopo un’attesa lunga oltre cinque anni è tornato in sala il settimo capitolo del fortunato franchise Mission: Impossible capitanato, dopo il successo planetario di Top Gun: Maverick, dall’inossidabile Tom Cruise – neanche a dirlo, le aspettative su di lui sono altissime, come sempre. E bisogna subito dire che anche in questa circostanza, a sessantuno anni suonati, dona anima e corpo al suo amatissimo pubblico regalandogli e regalandoci alcune sequenze mozzafiato. Ora però, una domanda è lecita: c’è altro oltre questo? Possono bastare alcuni stunt per esaltare a tal punto un film d’azione, nel 2023? Di fatto, siamo di fronte ad un’opera la cui minaccia è rappresentata da una pericolosissima intelligenza artificiale.

Il problema, paradossalmente, è proprio che, a tratti, il film risulti davvero esser stata scritto da un’AI. E non è un bene. È anzi proprio questo il problema di base della pellicola sceneggiata e diretta da Christopher Mcquarrie, che comunque aveva sfoggiato una regia ottima nei due capitoli precedenti (Rogue Nation e Fallout). La prima parte di Mission: Impossible – Dead Reckoning in buona sostanza si rivelerà un classico viaggio confusionario in giro per il mondo, passando da Abu Dhabi alle nostre Roma e Venezia fino ad arrivare alla resa dei conti a bordo di un Orient Express diretto a Innsbruck. Indiscutibilmente il film è tecnicamente valido (i trecento milioni di budget aiutano) ma risulta essere ridondante nelle scene d’azione portate all’estremo da una sceneggiatura grossolana e priva di originalità. I plot twist sono francamente privi di tensione e telefonati mentre i nuovi membri del cast Hayley Atwell (Grace), Pom Klementieff (Paris) ed Esai Morales (Gabriel), seppur in parte non sono aiutati da una scrittura forte alle spalle, faticano a tenere il passo dei volti storici della saga.

Insomma, Mission: Impossible – Dead Reckoning risulta essere un grande giocattolo a prova di fan, che se da una parte raggiunge il minimo risultato, ossia quello d’intrattenere senza infamia e senza lode lo spettatore, dall’altra fallisce nel non regalare al pubblico una storia in grado di coniugare iconici personaggi, epica ed action in maniera sapiente e bilanciata. A questo punto non ci resta che attendere con grande trepidazione la prossima estate per capire se all’uscita dagli spogliatoi Ethan Hunt e compagni sapranno donarci un secondo tempo che sia in grado di chiudere in bellezza quella che resta comunque una delle saghe action più avvincenti degli ultimi trent’anni.