14. Songs of Innocence
Un album che delude le aspettative fatta eccezione per alcuni singoli di oggettivo valore. Troppo poco per entrare nella storia del suo tempo, al contrario di molti dei suoi colleghi sopracitati che invece hanno segnato una svolta per il decennio in cui si sono trovati ad esistere. Emozionante lo storytelling che ha portato Bono a scrivere The Miracle (Of Joey Ramone): il frontman dei Ramones pare stesse ascoltando In a Little While nel momento in cui lasciò questa vita dopo una estenuante lotta contro il cancro.
Miglior brano: Song for Someone
Da riscoprire: The Troubles (feat. Lykke Li)
13. No Line On The Horizon
Un prodotto crossover che non raggiunge vette incredibili pur essendo godibile. Un album fatto di tante cose dunque: dal rock a tratti etnico di Magnificent a quello più classic di Get On Your Boots, dalla psichedelica No Line On The Horizon alla ballad I’ll Go Crazy If I Don’t Go Crazy Tonight (che contiene lo special più bello tra i brani dell’album). Un album che resta comunque rilevante, se non altro per la sua mastodontica trasposizione live (chiedete di The Crawl a chi ha assistito al 360º Tour, il più avveniristico della storia della musica. Il vostro affezionatissimo, presente).
Miglior brano: I’ll Go Crazy If I Don’t Go Crazy Tonight
Da riscoprire: Unknown Caller
12. Pop
Altro album estremamente difficile da digerire per un pubblico mainstream a dispetto del titolo. Sperimentazione assoluta e schizofrenia totalizzante in cui si mescolano i sound partoriti dai club e le chitarre acustiche. Un regalo che la band ha fatto più a sé stessa che al pubblico. Un esperimento sicuramente riuscito ma che per onestà intellettuale si piazza basso nella classifica. A testimonianza della grandezza del gruppo irlandese. Un album da far ascoltare a chi addita gli U2 e li accusa di essere la solita pop band che vive di radio e classifiche. Scrivere un album del genere alle porte del 2000 (con i favori ormai dei più) è un sintomo di grande rispetto per le proprie idee e pulsioni musicali.
11. How To Dismantle An Atomic Bomb
Album nel complesso troppo sottovalutato. Vertigo è un classico pop-rock, Something You Can’t Make It On Your Own e Yahweh sono due brani di un certo valore specifico, Miracle Drug e City Of Blinding Lights sono due dei brani più profondi della band mentre All Because of You è un brano molto Oasis (in particolare il riff di chitarra ricorda Morning Glory).
10. All That You Can Leave Behind
Album molto bello, ricco di pezzi passati alla storia; da Beautiful Day a Elevation, passando per le struggenti Walk On, Stuck in a Moment You Can’t Get Out Of e In a Little While di cui vi sveliamo un retroscena (per chi già non lo conoscesse) tra qualche paragrafo, quando sarà il turno di affrontare Song of Innocence.
9. Songs of Experience
Album estremamente sottovalutato e disconosciuto da alcuni critici. In realtà si tratta di un prodotto di rottura con il contesto storico in cui nasce (al contrario di chi dice sia frutto di una profonda influenza di Bono per Lana Del Rey). Un album pop che ha un’estetica a tratti folk, a tratti light rock alla Velvet Underground. Un album con cui gli U2 si mettono in gioco riportando la propria musica ad una dimensione più suonata, a tratti quasi da live session.
8. October
Uscito a un solo anno da Boy, October è a tutti gli effetti una prosecuzione del disco d’esordio. Inizia a farsi largo un accenno di sound (seppur ancora acerbo) nel pieno stile The Edge. Un album con delle leggere influenze punk ma che anticipa certe idee di musica pop d’autore (la title track ne è un esempio). Ad incorniciare questa ricerca: un basso straordinario di Adam Clayton e la proverbiale ritmica quasi da marcia militare di Larry Mullen Jr.
7. Zooropa
Un album forse leggermente sopravvalutato ma di indubbio valore nella carriera della band. Sperimentazione, poetica crepuscolare ed estetica tardo 1990 pur essendo stato pubblicato agli inizi del decennio. Ma d’altronde Bono e compagni sono sempre stati dei precursori e degli ignari trendsetters. Seguito da un tour che ha insegnato light design ad una generazione di ingegneri e architetti, Zooropa è un album in cui non ci sono vere e proprie hit radiofoniche (anche per via della lunghezza dei brani, che si muovono tra i tre minuti e quarantasei secondi ed i sei minuti e cinquantasette secondi).
6. Boy
Con i cinque album sopra citati si chiude per me l’essenza degli U2. Se ci chiedessero quale album porteremmo su un’isola deserta, dovremmo mettere di nascosto tutti i 45 giri sopracitati dentro una custodia. Con grande dolore resterebbe a casa Boy, l’album d’esordio discografico dei quattro di Dublino. Boy è comunque un album abbastanza maturo e personale che getta le basi del sound degli U2. I Will Follow e Out Of Control sono i brani che, con una mano di vernice passata ogni tanto sulle parti rovinate, sono rimasti in molte delle scalette (in costante aggiornamento) da quel 1980 ad oggi.
5. War
Se si pensa agli U2, probabilmente, nella maggior parte dei casi, si configura in testa l’immagine del ragazzo della copertina di War (comparso anche su quella di Boy, Three, Early Demos e la raccolta The Best of 1980-1990). Il giovane in questione è Peter Rowen, fratello di un caro amico di Bono. War contiene il brano Sunday Bloody Sunday, il più controverso inno di ribellione scritto dalla band. Nel tracklist anche New Year’s Day e la meno conosciuta, ma altrettanto profonda 40.
4. Rattle And Hum
Album che incredibilmente non finisce in top three malgrado sia superiore alla maggior parte della produzione musicale di quegli anni (che oltretutto sono gli anni d’oro della musica pop). Esistono alcuni casi molto rari in cui un album live diventa cult al pari di uno in studio: l’album dei Nirvana nato dalla performance agli MTV Unplugged è uno di questi. Nella stessa categoria, seppur solo alcuni siano brani live, campeggia Rattle And Hum, una perla incastonata nella discografia di Bono e compagni che sprigiona tutta la grandezza del sound live della band. Gli inediti in studio, tuttavia, sono di caratura transgenerazionale (due su tutti All I Want is You e Angel of Harlem). Masterpiece da pochi ricordato, il brano Van Diemen’s Land di The Edge: una ballata chitarra e voce che testimonia il valore specifico di Evans nel progetto.
3. The Unforgettable Fire
Scritto un anno prima di quella (assurda) esibizione al Live Aid che farà capire a tutti che gli U2 sono arrivati prepotentemente per restare, The Unforgettable Fire è un classico del rock melodico. A proposito di Live Aid, proprio in quel frangente venne eseguita Bad nella versione extended (quasi dodici minuti) che tutti ricordiamo, con snippets di Ruby Tuesday e Sympathy For The Devil degli Stones e Satellite of Love e Walk on the Wild Side di Lou Reed. Sul podio con merito.
2. Achtung Baby
L’album più importante degli U2 sia per la sperimentazione che porta nella scrittura e nel sound che per il valore storico che ha per il mondo della musica e per quello interiore della band. La leggenda narra che gli U2, sull’orlo di una separazione definitiva, avessero preso l’ultimo aereo per Berlino prima che fossero bloccati tutti i voli. Dopo l’iniziale difficoltà nel conciliare le diverse visioni dei membri, negli Hansa Studios (a parer mio la fabbrica sonora più incredibile del pianeta. Madre artistica della trilogia berlinese di Bowie e successivamente dei Depeche Mode, per non parlare di Iggy Pop, dei R.E.M. e di molti altri) gli U2 vivono un pezzo di storia sotto i propri occhi: la caduta del muro di Berlino che coincide con la caduta dei muri individuali che isolavano gli artisti di Dublino. Raramente uno degli album più sperimentali di una band è tra i più rilevanti, motivo bastevole per assegnare un secondo posto a questa pietra miliare.
1. The Joshua Tree
Nel 1987 la band di Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. consegna al mondo un compendio della propria musica. A tutti gli effetti un greatest hits senza tempo che suggella tutti i tratti distintivi del sound degli U2. Come si potrebbe dire di Thriller per Michael Jackson, The Joshua Tree non è forse il più ricercato degli album della band dublinese, ma è di certo la raccolta dei maggiori successi. Senza troppi giri di parole: primo posto.