A volte basta davvero poco per realizzare un grande film: una stanza, un padre e una figlia. Quel padre – bisogna però convenire – non è certo il più comune dei personaggi. The Whale è l’interpretazione della vita (e da Oscar?) di Brendan Fraser – attore conosciuto fino ad oggi per il suo ruolo nella trilogia colossal La mummia – che veste i panni di un uomo trasfigurato nell’anima prima ancora che nel corpo; un fisico che ormai assume forme e dimensioni incompatibili anche con le più elementari attività della vita quotidiana. Un uomo che, dopo aver abbandonato moglie e figlia, non ha più niente per cui vivere dopo che il suo studente Alan, con il quale ha intrattenuto una passionale storia d’amore, ha deciso di togliersi la vita.
Charlie è ormai l’ombra di un uomo, una creatura mostruosa, nascosta – quasi fosse un moderno Quasimodo – agli occhi del mondo se non fosse per le amorevoli cure di Liz (Hong Chau), infermiera, amica e sorella di Alan. Il protagonista finisce per assumere i tratti della grande balena bianca protagonista del celebre romanzo Moby Dick che tanto ossessiona il protagonista, spesso intento a leggere e rileggere una riflessione molto sincera e personale del libro di Herman Melville. Quasi fosse un’opera teatrale divisa in atti, ecco che altri personaggi, uno alla volta, cominciano ad affacciarsi nel buio e lugubre appartamento di Charlie. Il giovane predicatore Thomas, il fattorino delle pizze, l’ex moglie Mary ma soprattutto la figlia Ellie (Sadie Sink, la Max di Stranger Things): ragazza problematica e nella quale il protagonista intravede la possibilità di fare finalmente qualcosa di buono della propria vita.
The Whale è sicuramente un film di finzione, ma anche brutalmente autobiografico. La vita di Charlie si annoda infatti in diversi punti a quella di Samuel D. Hunter, autore del dramma teatrale nonché sceneggiatore del film. La pellicola segna anche l’ennesimo successo di pubblico e di critica per il non convenzionale studio di produzione A24, alla prima collaborazione con il regista Darren Aronofsky (già noto per lavori come Requiem For A Dream, The Wrestler e Il cigno nero). Un raggio di luce nel già vivace panorama cinematografico moderno, come quello che avvolge nell’ultima scena della pellicola l’enorme, ma forse per la prima volta finalmente leggerissimo, Charlie.